sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 1 marzo 2023

In 7 paesi dell’Unione europea il numero di detenuti supera la capienza. Per affrontare un fenomeno così complesso si devono adottare soluzioni differenti, perché troppi detenuti incidono sulle possibilità della struttura di garantire adeguate condizioni di vita. Questo e altro ancora emerge da una ricerca attraverso l’elaborazione dei dati, condotta da Open-Polis in collaborazione con gli altri membri dello european data journalism network (Edjnet).

In premessa viene ricordato che il periodo della pandemia ha avuto ripercussioni in vari ambiti della vita quotidiana. Per arginare l’emergenza sono state necessarie delle misure di distanziamento per ridurre i contatti. Questo non è stato possibile in tutti gli ambienti e le carceri sono uno di questi. Si tratta di uno dei potenziali risvolti negativi del sovraffollamento delle strutture detentive. OpenPolis sottolinea che di certo, la sovrappopolazione delle carceri è un problema che riguarda anche alcuni stati dell’Unione europea. Emerge che in 7 paesi dell’Unione Europea i detenuti superano i posti disponibili. Infatti, secondo i dati resi noti da OpenPolis, i paesi in cui il rapporto tra detenuti e posti disponibili è maggiore sono Cipro (145,67 detenuti ogni 100 posti), Romania (123,47) e Francia (114,32). Sono sette gli stati in cui è maggiore il numero di carcerati rispetto allo spazio disponibile. Tra questi figura l’Italia (106,49). I tre paesi che invece registrano un dato minore sono Spagna (73,71), Estonia (66,53) e Lettonia (65,72).

Lo studio mette in risalto le soluzioni da adottare per ridurre il sovraffollamento carcerario. Viene sottolineato che su questa tematica si è espresso l’ufficio delle Nazioni unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc). “Una delle questioni sollevate è legata a un corretto reinserimento nella società attraverso soluzioni come percorsi di formazione professionale - ricorda OpenPolis -. È infatti fondamentale per evitare ulteriori condanne e nuovi periodi di detenzione. Inoltre, è auspicabile in alcuni contesti rivedere le pene e valutare per quali è strettamente necessario il carcere e ridurre la detenzione preventiva”. Inoltre - prosegue - “sono da considerare anche la gestione delle risorse e degli spazi a disposizione, oltre al coordinamento più efficace all’interno delle strutture. È necessario per arginare determinate dinamiche sociali che possono esacerbare in un clima di sovrappopolazione carceraria. Si puntualizza ad esempio la necessità di tutelare la salute fisica e mentale dei detenuti e agire per limitare i fenomeni di corruzione”.

La conseguenza è che la sovrappopolazione nelle strutture detentive incide direttamente sulla possibilità di garantire adeguate condizioni di vita ai detenuti. “Ad esempio - si afferma OpenPolis -, un eccessivo popolamento delle carceri impatta sul lavoro di chi si occupa del funzionamento delle strutture. Anche l’organizzazione dei lavoratori è un tema da considerare in questo scenario”. Non tutto il personale che lavora all’interno delle strutture detentive si occupa direttamente della custodia dei detenuti. Sono ad esempio assunti anche lavoratori occupati nel settore amministrativo e persone che gestiscono le attività di refezione. “Per l’analisi, ci siamo concentrati solo su chi si occupa della sorveglianza diretta dei carcerati”, precisa sempre OpenPolis. Il paese che registra più detenuti per membro del personale è la Lettonia. Si tratta di 26,7 carcerati per ogni lavoratore. Seguono Grecia (7,1), Romania (6,5) e Estonia (5,5). In fondo Italia (1,6), Paesi Bassi (1,6) e Irlanda (1,4). Ricordiamo che la detenzione è già di per sé una condizione problematica e drammatica per le persone che la vivono, sia per ciò che possono subire nelle carceri, a livello mentale e fisico, sia per le gravi difficoltà di reinserimento nella società una volta usciti, che spesso portano a recidive. Il sovraffollamento in questo senso forza i detenuti a condividere uno spazio più ristretto, aggravandone ulteriormente la qualità della vita. In questo senso, il comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti ha dichiara che ogni detenuto deve avere a disposizione uno spazio vitale di almeno 4 metri quadri. Lo scorso Aprile, il comitato stesso ha infatti lanciato una raccomandazione verso gli Stati membri: ovvero quello di affrontare il problema con determinazione, fissando un numero massimo di detenuti da accogliere in ogni istituto penitenziario, da rispettare scupolosamente. Ha esortato quindi i governi a collaborare con legislatori, giudici, pubblici ministeri e dirigenti carcerari per affrontare il sovraffollamento penitenziario con un’azione concertata.