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di Francesco Grignetti

La Stampa, 1 maggio 2023

Dodici anni fa la battaglia per conservare la sede, ora competente sull’Umbria centrale. Ma il ministero ha sbagliato del tutto i conti e non ha previsto forze adeguate ai compiti. Non sempre piccolo è bello. Nel caso dei tribunalini, ad esempio, gli indici dicono che le performance sono deludenti. E non è certo colpa di chi ci lavora, ma del sovrano disinteresse che li circonda. Si prenda il caso di Spoleto.

Dodici anni fa, ai tempi del governo Monti, la sorte di questo ufficio di giustizia divenne un caso. Il taglio degli uffici minori sembrava condannarlo alla chiusura; così volevano il ministero e l’Associazione nazionale magistrati. L’idea era di concentrare gli uffici giudiziari nei capoluoghi di provincia e chiudere tutto il resto. Ma ci fu un parlamentare di qui, l’avvocato Domenico Benedetti Valentini, di Alleanza nazionale, che fece il diavolo a quattro e alla fine quaranta piccole sedi sopravvissero. Spoleto assorbì le competenze di Todi e Foligno, diventando il tribunale dell’Umbria centrale. Da 80mila a 217mila cittadini serviti.

Peccato che contestualmente non abbiano adeguato le piante organiche, però. Chi lavorava a Todi e Foligno fu spostato a Perugia. “Per di più - racconta il presidente dell’Ordine degli avvocati, Pierino Morichelli - a fronte di una pianta organica sbagliata in partenza, sono subentrati gravissimi vuoti tra il personale amministrativo. Per molti anni chi è andato in pensione non è stato sostituito”. E così ormai la sede di Spoleto annaspa in un arretrato crescente.

Merita di essere raccontata, la parabola di Spoleto, sopratutto ora che la maggioranza di destra-centro vuole rimettere mano alla geografia giudiziaria. Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, ascoltatissimo dalla premier, lo teorizza: “C’è una chiara volontà del Governo di rivedere la scellerata ed infausta riforma della geografia giudiziaria”. Conferma il ministro Carlo Nordio, perplesso “sull’esito dell’operazione di “spending review” che ha portato alla riduzione degli uffici giudiziari sul territorio e che vorrei paragonare a quella negativa di alcune Regioni quando, in tema di sanità, si è privilegiata l’eccellenza di alcune strutture trascurando la medicina di prossimità”.

Parliamone con chi è nella prima linea di questa giustizia di prossimità, allora. Si è accolti da una sede splendida, l’antico palazzo cinquecentesco Martorelli Orsini. Un fiore all’occhiello. Restauro da urlo. Ma bellezza architettonica non necessariamente fa rima con efficienza degli spazi. E poi mancano le forze. Anche se i magistrati ci sono, e anzi sono arrivati i rinforzi nelle ultime settimane, la macchina non può camminare alla velocità necessaria perché non c’è chi fa le fotocopie, controlla l’agenda, scartabella negli archivi, tiene in ordine la cancelleria, conteggia le liquidazioni, compila le schede, scarica dal sistema i provvedimenti, lancia gli applicativi.

Su 19 assistenti previsti in pianta organica, ce ne sono 8 in servizio. Su 7 ausiliari previsti, sono appena in due. Racconta un pm che viene da una sede molto più grande: “Nel vecchio ufficio, ognuno di noi aveva una piccola squadra a disposizione. Qui facciamo noi magistrati il loro lavoro, per dare una mano”.

Mancano i cancellieri, ed è un vero guaio perché per legge è indispensabile che nelle udienze penali il cancelliere sia presente in aula. Così il calendario delle udienze penali è scandito dalle presenze dei cancellieri, con buona pace della celerità della giustizia. “È tutto clamorosamente fermo - denuncia Felicia Russo, che coordina l’area giustizia per la Cgil. Le assunzioni dei nuovi cancellieri e direttori sono ancora bloccate. Ci dicono che si è in attesa di un Dpcm della Funzione pubblica”.

Siccome poi i magistrati sono troppo pochi, a Spoleto si va avanti ancora con le sezioni promiscue. A seconda dei giorni, gli stessi giudici fanno il civile o il penale. Alla faccia della specializzazione. Si accumulano ritardi nel trasferimento dei fascicoli dal primo grado all’Appello. Il problema è perfino banale da raccontare: mancano le braccia. Commenta amaro il presidente degli avvocati, Morichelli: “Se si fanno le riforme e poi non si prevedono gli investimenti, è tutto inutile”. Eppure gli avvocati difendono le ragioni che hanno tenuto in vita Spoleto: “I colleghi delle città vicine, che all’inizio avevano visto in maniera non positiva questo tribunale dell’Umbria centrale, magari fanno un po’ più di strada, ma stanno apprezzando un tribunale a dimensione umana”.

Se si scorre l’ultima relazione del procuratore generale dell’Umbria, Sergio Sottani, ogni volta che si tocca Spoleto è un pianto. “Mentre la Procura di Perugia nell’ultimo anno ha ridotto le pendenze nella fase delle indagini, una tendenza inversa si nota a Terni e più accentuato a Spoleto”. “Ufficio Gip: appare notevole l’aumento di pendenze dell’ufficio a Spoleto”. “Tribunale Collegiale: grave la situazione del Tribunale di Spoleto, dove l’aumento di pendenze si è maturato nell’anno 2020/2021 e, soprattutto, nell’ultimo anno”. “La durata dei processi nei tribunali di Spoleto e Perugia seguita a rimanere inquietante”.

Ha annotato il procuratore uscente, Alessandro Cannevale a proposito della durata dei dibattimenti: “Può essere stata alimentata dalla gravissima carenza nell’organico dei Vice Procuratori Onorari (3 unità per 6 magistrati togati), e dai conseguenti, serratissimi ritmi di lavoro, che rendono difficile assicurare un approfondito contributo tecnico dell’ufficio requirente nella selezione dei temi e dei mezzi di prova rilevanti nel processo”. Un vero disastro di prossimità.