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di Giovanna Branca

Il Manifesto, 16 dicembre 2023

Ad Atlanta, Georgia, rischia l’ergastolo Young Thug: la procura si serve dei testi delle sue canzoni per “dimostrare” che il rapper sarebbe a capo di una gang criminale. “I never killed anybody but I got something to do with that body/ Ready for war like I’m Russia/ I get all types of cash - I’m a general”. (Non ho mai ucciso nessuno ma ho qualcosa a che fare con quel cadavere/ Pronto alla Guerra come fossi la Russia/ Faccio soldi di tutti i tipi - sono un generale).

Il testo di Anybody di Young Thug (insieme a Nicki Minaj) non ha niente di troppo sconvolgente letto all’interno del genere a cui appartiene, tranne forse la qualità lungimirante della battuta sulla Russia. Ma la canzone del 2018 del rapper di Atlanta è fra quelle su cui punta il dito la procura di Fulton County, Georgia, nel processo che si è aperto il 27 novembre contro Young Thug (al secolo Jeffery Lamar Williams) e altri 28 membri della sua etichetta musicale, YSL - Young Stoner Life Records - fra cui l’amico, collaboratore e rapper lui stesso Gunna (Sergio Kitchens). Un vero maxiprocesso in stile antimafia: le incriminazioni contro Williams e i suoi coimputati sono state infatti portate ai sensi dello statuto noto come Rico (Racketeer Influenced and Corrupt Organizations Act), emanato negli anni ‘70 proprio per combattere le associazioni di stampo mafioso. La teoria della procura è che YSL sia in realtà una gang criminale - Young Slime Life - affiliata a quella nazionale dei “celebri” Bloods, e che la sua faida con una gang rivale, YFL, abbia riversato negli ultimi anni su Atlanta una serie interminabile di crimini violenti. Il più grave: l’omicidio di Donovan Thomas, figura legata alla scena rap della capitale della Georgia e anche al gruppo YFL, nel 2015.

In base al Rico, non tutti gli imputati devono aver “cospirato” per compiere i crimini più gravi, basta aver in qualche modo partecipato al perseguimento delle attività criminali - così come basta dimostrare che colui che è accusato di essere al vertice del gruppo, Young Thug, fosse appunto alla guida della gang che le ha commesse, e non che le abbia personalmente compiute o ordinate tutte. Lo statuto favorisce inoltre il patteggiamento dei pesci piccoli, “inverando” un altro topos del rap: la figura dello snitch (se si cerca in inglese “Ha Gunna” nella barra di Google, l’autocomplete suggerirà per primo il risultato: “fatto la spia su Young Thug?”). È come “arrotolare un tappeto”, ha spiegato al New York Times l’ex procuratore della Georgia Chris Timmons: “Dal basso verso l’alto”.

Se l’impianto accusatorio e il nome della procuratrice distrettuale che ha incriminato Young Thug e la YSL - Fani Willis - suonano familiari è perché in questo momento in Georgia è in corso un processo analogo, fondato sul Rico e condotto dalla medesima procura: quello contro Donald Trump, Rudy Giuliani, Sydney Powell, Mark Meadows e il resto della “criminal enterprise” che nel 2020 ha cercato di ribaltare il risultato delle elezioni nello stato. Anche se nel caso del processo contro la cospirazione antidemocratica di Trump probabilmente non si verificheranno episodi in cui qualcuno cerca di introdurre della droga in tribunale, o in cui i procedimenti vengono sospesi a causa dall’accoltellamento di un imputato in carcere - è successo il 12 dicembre a Shannon Stillwell - alcuni commentatori americani leggono in controluce nel processo a Young Thug molto di ciò che potrebbe verificarsi in quello contro l’ex presidente degli Stati uniti. Non solo il caos di ricorsi, già cominciati - ad esempio per vedere stralciata la propria posizione dal processo principale - ma anche e soprattutto l’impiego nella difesa delle garanzie del primo emendamento. Nel caso di Trump per quanto riguarda i tweet dell’ex presidente con cui Willis intende dimostrare l’intenzionalità del piano golpista. Nel caso di Jeffery Williams, la difesa sostiene l’inammissibilità del fatto che un’espressione artistica - le canzoni - possa essere impiegata come prova di un’attività criminale. “Un consiglio legale: - ha detto Willis durante una conferenza stampa - non confessate dei crimini in un testo rap se non volete che vengano usati. O perlomeno fatelo fuori dalla mia contea”. Un appello degli avvocati della difesa è stato rigettato dal giudice che presiede il processo: le canzoni - una dozzina - potranno essere usate dall’accusa per “dimostrare” che Young Thug e gli altri imputati sono in effetti parte di una gang criminale.

Non è la prima volta: nel 2012, fra i tanti casi, un testo di Lil’Boosie era stato usato nel processo per omicidio al rapper (poi assolto) e in quello del 2018 a New York contro i Nine Trey Gangsters sedeva sul banco degli imputati anche il musicista Tekashi 6x9ine, che ha pericolosamente rivendicato la sovrapponibilità di testi e effettive attività criminali, per poi collaborare con la pubblica accusa. Né è un fenomeno limitato agli Stati uniti: in Nigeria nel 2019 sono stati arrestati Naira Marley e Zlatan per il brano Am I a Yahoo Boy, in cui cantano sostanzialmente di fare truffe su internet.

“I rapper sono cantastorie, creatori di interi mondi popolati da personaggi complessi che possono recitare la parte dell’eroe come del cattivo. Ma più di ogni altra forma d’arte, i testi rap stanno venendo essenzialmente impiegati come confessioni in un tentativo di criminalizzare l’arte e la creatività nera”, si legge in un appello - Protect Black Art - firmato da decine di musicisti e accademici statunitensi, e che si scaglia contro la strumentalizzazione, “nei tribunali di tutta l’America”, dell’espressione artistica, proprio a partire dal processo a Young Thug.

La California in questo senso è all’avanguardia: nel settembre 2022 il governatore Gavin Newsom ha firmato una legge - The Decriminalizing Artistic Expression Act - che impedisce di usare i testi delle canzoni rap come prove in tribunale. Una legge simile è in attesa della firma della governatrice Kathy Hochul nello stato di New York, sponsorizzata da nomi come Jay Z e Meek Mill. Nel Congresso degli Stati uniti - a luglio 2022, a ridosso dell’arresto di Young Thug - è stata introdotta la proposta di legge Rap Act (Restoring Artistic Protection Act), con il medesimo scopo di decriminalizzare i testi hip hop. A sponsorizzare la legge i deputati democratici Hank Johnson (Georgia) e Jamaal Bowman (New York). “Il rap è una forma d’arte. È espressione, è letteratura, è poesia, ma al suo cuore è libertà d’espressione”, ha detto Bowman a Politico. “I rapper sono i giornalisti delle loro comunità”. “Che un genere venga preso di mira in questo modo - ha aggiunto - è una questione di giustizia razziale”.

Young Thug è in custodia cautelare da maggio 2022 - il suo terzo album, Business is Business, è uscito quest’anno mentre lui era in prigione - solo la selezione della giuria è durata quasi un anno e il processo ha una durata prevista di 5-9 mesi. Fra i suoi oltre 10 capi d’accusa non rientra l’omicidio di Thomas, che secondo la procura Young Thug avrebbe solo facilitato, ma fra possesso di armi, droga ecc. il rapper rischia fino a 120 anni di carcere.

Nato a Jonesboro South, zona povera di Atlanta, decimo di undici figli, Young Thug ha un impeccabile pedigree da “gangster rapper” in una scena musicale dove, come spiega il critico musicale Joe Coscarelli - autore di Atlanta: The Rap Capital - l’autenticità è la moneta più preziosa: “L’autenticità, un concetto da sempre scivoloso ma fondativo dell’hip hop, ha assunto un significato ancora più importante nell’era di internet. In posti come Atlanta è un punto di forza cruciale nella variante dell’hip hop nota come trap, costruita a partire dal gangster rap e incentrata sul commercio di droga”.

Ma Young Thug è considerato anche un innovatore “psichedelico” del genere, specialmente del suo distintivo tratto ipermachista: nella copertina del mixtape del 2016 Jeffery indossa un lungo abito femminile a balze - anche se più tardi rapperà ironicamente che gli serviva per nascondere lo “stick”, slang per fucile d’assalto. Ironica, forse involontariamente, anche la scelta dei suoi avvocati di sostenere che Thug sia l’acronimo di Truly Humble Under God - sinceramente umile di fronte al signore - e già i suoi fan su Reddit lo reclamano come il titolo del suo prossimo album. Più concreta l’affermazione del suo team legale per cui l’uso probatorio dei testi costituisca una forma di diffamazione per instillare un pregiudizio nella giuria: “Ne verrà avvelenata”. Drew Findling, avvocato che nel 2015 aveva rappresentato un altro rapper di Atlanta, Offset, ha dichiarato a Vulture che l’accusa di far parte di una gang, e l’uso di Rico, non siano in fondo che “la più recente manifestazione del razzismo sistemico del sistema penale”.