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di Alessandra Muglia

Corriere della Sera, 20 giugno 2023

Barry Jones, meccanico dell’Arizona, è stato liberato dopo che un giudice ha annullato la condanna del 1994 per aggressione sessuale e morte di una bambina di 4 anni: era la figlia della sua fidanzata. Ha trascorso quasi metà della sua vita nel braccio della morte, in attesa dell’iniezione letale. E sotto il peso di accuse infamanti: nel 1994 era stato condannato per l’aggressione sessuale e l’omicidio di una bambina di 4 anni, figlia della sua fidanzata.

Barry Jones era finito dietro le sbarre in Arizona che aveva 35 anni e ne è uscito ora, a 64 compiuti. Una “prova terribile”, l’ha definita. La libertà per lui ha avuto subito il sapore degli affetti ritrovati: “È una sensazione incredibile poter riabbracciare la mia famiglia dopo 29 anni” sono state le sue prime parole una volta fuori, mentre si faceva fotografare circondato da figli e nipoti, addosso una maglietta azzurra con la scritta Free bird, come il celebre grido di libertà dei Lynyrd Skynyrd.

Un traguardo raggiunto dopo anni di umiliazioni e battaglie legali: perché Jones, un meccanico, ha sempre negato la sua colpevolezza. La sua odissea giudiziaria è iniziata nel maggio 1994 quando la fidanzata Angela Rene Gray di ritorno dal lavoro trovò sua figlia Rachel come svenuta. Jones le accompagnò in auto all’ospedale, dove la bimba fu dichiarata morta per una lacerazione dell’intestino. Il giorno prima Rachel era stata accudita da Jones, e l’uomo fu subito accusato per quella ferita mortale. Fu condannato in Arizona dopo pochi mesi e nel luglio 1995 con la pena capitale.

Il suo destino sembrava segnato. Ma nel 2018, quando il caso approdò a una corte federale, i nuovi difensori scoprirono “con l’aiuto di un medico legale - che le ferite erano state inferte alla bambina prima delle ore passate da sola con Jones. E divenne chiaro anche che gli investigatori e i suoi precedenti avvocati non avevano condotto indagini adeguate.

Così due sentenze del tribunale federale, nel 2018 e nel 2019, hanno stabilito che l’imputato dovesse essere scarcerato o riprocessato. Decisioni confermate in appello ma impugnate dallo stato dell’Arizona ha fatto ricorso.

Il caso è arrivato alla Corte Suprema che l’anno scorso si è pronunciata per ridurre la capacità dei detenuti di impugnare le loro condanne presso il tribunale federale per inefficace assistenza legale nei procedimenti giudiziari statali. L’unica via d’uscita per Jones e i suoi legali è stata quella di un patteggiamento. In base all’accordo, una volta annullata la condanna a morte, Jones si è dichiarato colpevole di omicidio di secondo grado per non essere stato in grado di cercare tempestivamente cure mediche per la bambina. È stato condannato a 25 anni di carcere, già ampiamente scontati. È il 12esimo detenuto dal 1970 a uscire dal braccio della morte in Arizona - secondo Equal Justice Initiative - dove restano però ancora 110 condannati.