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di Anna Lombardi

La Repubblica, 1 febbraio 2024

Portland in Oregon dichiara lo stato d’emergenza. Nel 2023 i morti in città per overdose dal farmaco sono stati oltre mille. Il centro è invaso dai tossici e molte aziende e cittadini si sono trasferiti altrove. Ma il problema riguarda tutti gli Stati Uniti. Il Fentanyl assassino costringe Portland - la città più popolata dell’Oregon, celebre per la sua animatissima scena artistica - a dichiarare 90 giorni di stato d’emergenza. L’annuncio è parte di uno sforzo per contrastare l’uso della droga che negli Stati Uniti, ormai da 30 anni, rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica. Tanto da aver contribuito ad abbassare a 78 anni l’aspettativa di vita nel Paese.

Oppioide sintetizzato per la prima volta negli anni Sessanta ma diffusosi negli anni Novanta come analgesico da utilizzare in alcune terapie cliniche per curare il dolore cronico, secondo gli esperti è 50 volte più potente dell’eroina e 100 volte più forte della morfina. Capace di dare dipendenza, insomma. A renderne estremamente popolare l’uso è il fatto che costa pochissimo: una dose si ottiene con 10 dollari in farmacia se si è in possesso di una ricetta medica o con circa 60 da uno spacciatore. Purtroppo, all’inizio è per vie legali che se ne è diffuso l’uso: grazie all’enorme spinta pubblicitaria architettata da Purdue Pharma della potente famiglia Sackler, produttrice dell’oppioide Oxycontin. La stessa che negli anni 90 condusse una campagna di marketing molto aggressiva per convincere i medici a prescriverlo come sollievo per il dolore cronico, sostenendo che potesse essere usato senza dare problemi di dipendenza; pur sapendo che non era così. Approfittando pure delle lacune di un sistema sanitario privato che rendeva molto costose terapie pur più adatte a curare determinati mali.

Da allora è strage: si calcola che dal 1999 almeno 1 milione e 700mila persone sono morte negli Stati Uniti per cause legate all’uso di farmaci basati sul potente oppioide, mediamente fra i 70mila e i 100mila l’anno. E se Purdue Pharma ha certo avuto un ruolo centrale nella diffusione del suo farmaco (come ben raccontato nel libro inchiesta di Patrick Radden Keefe Empire of Pain: The Secret History of the Sackler Dynasty poi trasformato da Netflix nella serie di successo “Painkiller”) anche altre case farmaceutiche hanno speculato e avuto un ruolo attivo nella crisi americana. Se ora nuove leggi sono riuscite in qualche modo a regolarne il mercato legale, il Fentanyl è diventato l’ultima frontiera dai cartelli della droga messicani, che ne acquistano la materia prima in Cina a circa 3.500 dollari al chilo e poi, trattandolo con altre sostanze, lo tagliano fino ad avere circa 25 chili di prodotto: con un profitto finale che si aggira attorno ai 2 milioni di dollari a partita.

Se l’emergenza riguarda tutti gli Stati americani, in Oregon l’aumento del suo consumo è coinciso con la decisione di depenalizzare il possesso di numerose droghe nel 2020, Fentanyl compreso. Questo ha però portato a un balzo in avanti del numero di morti legato al suo consumo: addirittura del 533 per cento tra 2018 e 2022. Nella sola città, l’anno scorso i morti per overdose del farmaco sono stati oltre mille (in tutti gli Stati Uniti, 110mila). Ecco perché la governatrice democratica Tina Kotek, nell’annunciare lo stato di emergenza, ha sostenuto che Portland sta subendo “danni economici e di reputazione” a causa della crisi in corso. Negli ultimi anni, infatti, la città ha fronteggiato un aumento esponenziale di senzatetto legata proprio all’uso di quella droga che prima di uccidere trasforma le persone in zombie. Tanto che diverse aziende importanti e molti residenti hanno preferito trasferirsi altrove.

L’azione d’emergenza consiste nell’istituire un “centro di comando” temporaneo dove i dipendenti di Stato, Contea e Comune si riuniranno per coordinare le strategie e gli sforzi di risposta. Nel frattempo, il dipartimento sanitario statale lancerà una campagna su cartelloni pubblicitari, trasporti pubblici e online che promuova la prevenzione e il trattamento della droga. Si chiede inoltre una maggiore sensibilizzazione e risorse per i tossicodipendenti, e la repressione dello spaccio da parte della polizia. Nelle intenzioni di Kotek, insomma, i prossimi 90 giorni produrranno una collaborazione senza precedenti e risorse mirate per combattere la piaga Fentanyl

Quel che accade a Portland non è isolato: il Dipartimento della salute di New York ha certificato che l’81 per cento dei decessi per overdose nella città è causato appunto dall’uso di Fentanyl, su del 12 per cento rispetto all’anno prima. A consumarlo e a morirne non sono i giovani: ma adulti fra i 55 e i 64 anni, dicono le statistiche.

A prendere misure è anche il dipartimento di Giustizia: il 3 ottobre scorso ha infatti annunciato sanzioni contro 25 aziende cinesi. Da lì le sostanze necessarie alla produzione sono spedite in Messico, dove vengono raffinate in laboratori clandestini gestiti dai narcotrafficanti e introdotte negli Stati Uniti spedendole a indirizzi inesistenti con etichette contraffatte per evitare che siano intercettati dalla polizia di frontiera. Ora Messico, Canada e Stati Uniti hanno avviato una collaborazione mirata a frenarne il traffico. Ma il lavoro da fare è immenso: serve prevenzione, controllo e più informazione.