sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Andrea Valdambrini

 

Il Fatto Quotidiano, 3 gennaio 2015

 

Cinque prigionieri saranno trasferiti dal carcere cubano, ma rischiano un trattamento peggiore. Il Pentagono ha annunciato che cinque prigionieri del carcere di Guantánamo Bay verranno trasferiti in Kazakistan.

Si tratta di tre yemeniti e due tunisini catturati in Pakistan e accusati di essere militanti di Al Qaeda, che secondo le autorità americane non possono essere rispediti in patria a causa dell'instabilità politica dei loro rispettivi Paesi. Con i 5 nuovi congedi sale a 28 il numero dei liberati da Guantánamo nel 2014.

Obama ha fretta di mantenere una delle sue promesse elettorali più impegnative, quella di chiudere per sempre il carcere che da oltre 10 anni è simbolo della lotta al terrorismo islamico, più nel male che nel bene, visto il recente rapporto del Senato Usa sulla tortura. Dalla Casa Bianca fanno sapere che in questo 2015 lo sforzo per trasferire i rimanenti 127 detenuti di Guantánamo sarà massimo.

Ma su quale criterio alcuni di loro sono già stati ricollocati in Paesi dove gli standard carcerari non sono certo eccellenti (Algeria, Afghanistan, Arabia Saudita)? E soprattutto, come risolvere la questione dei diritti umani, spesso calpestati, in Kazakistan mentre Washington pretende di assicurare "trasferimenti in linea con misure umane di trattamento", come si legge in una documento del Pentagono?

Nell'ex repubblica sovietica, il potere è concentrato nelle mani del presidente-satrapo Nursultan Nazarbayev, uomo di stampo staliniano ma al tempo stesso amico di molti leader occidentali, a partire da Silvio Berlusconi. Nazarbayev non fa sconti ai suoi oppositori, come è accaduto tra gli altri all'uomo d'affari e dissidente kazako Muxtar Ablyazov, accusato di frode fiscale e ricercato in tutta Europa per conto del Kazakistan.

Come per sua moglie Alma Shalabayeva, prelevata dalla autorità italiane assieme alla figlia di sei anni nell'estate 2013 e rispedita a forza da Nazarbayev con una procedura che le Nazioni Unite hanno giudicato senza mezzi termini "illegale". Secondo il rapporto Human Rights Watch 2014, il rispetto dei diritti umani nel Paese ha visto negli ultimi anni un continuo deterioramento, mentre "la tortura rimane una pratica comune nei luoghi di detenzione". Come dire, gli ex detenuti di Guantánamo finiranno dalla padella alla brace.