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di Montana Bell*

L’Unità, 27 novembre 2023

Ho tentato il suicidio il primo giorno di isolamento facendo un cappio con la maglietta e legandolo a una presa d’aria della cella. Quando ho informato le guardie delle mie idee suicide, hanno detto: “Vai avanti e ucciditi”. Ho provato altre tre volte quella notte. Ero stato messo in questa unità di isolamento in una prigione di una remota città della Pennsylvania insieme ad altri 40 uomini. Siamo rimasti chiusi nelle nostre celle, da soli, per 22-24 ore al giorno, sotto luci che non venivano mai spente, con le guardie che bussavano alle pareti per assicurarsi che non potessimo dormire. La privazione del sonno è stata condannata dalle Nazioni Unite, che hanno invitato gli Stati Uniti a vietare questa pratica. Il Dipartimento penitenziario afferma che l’unità è destinata a ospitare membri di bande, ma io non ero un membro di una banda. Era solo per isolarci, abusare di noi e controllarci con il pretesto di sicurezza per un periodo di tempo indefinito.

Gli esperti di salute mentale hanno dimostrato che l’isolamento ha effetti dannosi e di lunga durata, tra cui tassi più elevati di suicidio, depressione e ansia. L’isolamento può essere una condanna a morte: uno studio del 2019 ha dimostrato che un periodo di tempo trascorso in isolamento aumenta il rischio di morte del 24% entro un anno dall’uscita, soprattutto per suicidio.

Ho 31 anni, sono in carcere dal 2013 e ho già trascorso in isolamento un terzo della mia vita. Quando sono entrato, mi sono stati diagnosticati ansia, disturbo antisociale di personalità, depressione e disturbo da stress post-traumatico. Avevo bisogno di un trattamento di salute mentale competente, invece, appena arrivato alla prigione di Fayette, sono stato messo in isolamento nella Security Threat Group Management Unit dove i miei problemi mentali sono peggiorati in modo esponenziale. Ho iniziato a comportarmi come le vittime di tortura: restavo sveglio per due o tre giorni, sperimentando deliri e allucinazioni. Ho sbattuto la testa contro le pareti della cella e mi sono tagliato il polso e le caviglie.

L’Unità di gestione dei gruppi di minaccia alla sicurezza era così riservata che persino gli altri detenuti nel carcere non sapevano come venivamo trattati, tanto meno il mondo esterno. Con altri prigionieri - Ronnie Johnson, Kareem Mazyck, Angel Maldonado, Xavier Pagan e altri - abbiamo iniziato a provare a comunicare gridando di cella in cella. Poi, abbiamo deciso di intentare una causa per contestare la punizione crudele e inusuale che abbiamo dovuto affrontare nell’Unità. Facevamo a turno, sfruttando il nostro tempo limitato fuori dall’isolamento, andando alla biblioteca giuridica della prigione, spesso perdendo la nostra unica opportunità di vedere la luce del sole, per leggere la giurisprudenza. Nel frattempo, molti di noi hanno tentato il suicidio. Abbiamo cercato di incoraggiarci a vicenda.

Lottando contro l’insonnia e le allucinazioni, ho completato la bozza della nostra istanza, scrivendola scrupolosamente a mano fino ad arrivare a 23 pagine. Con le nostre prove legali, l’intera causa era lunga 300 pagine. Abbiamo affermato che la tortura e gli abusi da parte dell’Unità nei confronti di persone con gravi malattie mentali costituiscono una punizione crudele e inusuale, una violazione dell’Ottavo Emendamento della Costituzione americana.

Abbiamo spedito la nostra argomentazione legale scritta a mano fuori dal carcere a un amico, Tyree Little, un ex detenuto che l’ha presentata al tribunale nell’ottobre 2022. Da quando abbiamo intentato la nostra causa, il Dipartimento penitenziario ha ridotto l’Unità di gestione dei gruppi di minaccia alla sicurezza a meno di 10 persone, ma ci sono ancora più di 1.000 detenuti nelle carceri della Pennsylvania che soffrono in altre unità di isolamento. Io, ad esempio, anche se a maggio sono stato trasferito dal carcere di Fayette, mi trovo in isolamento in un’altra prigione statale. Il luogo può cambiare, ma la tortura e l’abuso dell’isolamento indefinito rimangono gli stessi.

Il Dipartimento penitenziario della Pennsylvania può porre fine a questa tortura oggi stesso, risparmiando denaro, quasi 75 milioni di dollari all’anno se chiudono l’Unità di isolamento. Possono seguire le regole “Nelson Mandela” delle Nazioni Unite sul trattamento dei prigionieri, che vietano più di 15 giorni consecutivi in isolamento. New York, New Jersey e Connecticut hanno preso l’iniziativa di limitarlo ed è stato introdotto un disegno di legge federale per vietarne la pratica nelle carceri federali di tutta la nazione.

Abbiamo intentato questa causa per porre fine alla tortura che stavamo subendo. Abbiamo lottato per la nostra libertà. Dall’interno di queste mura carcerarie, esortiamo la Pennsylvania a cessare gli abusi, le torture e le violenze sulle migliaia di detenuti in isolamento.

*Montana Bell ha trascorso 12 anni in prigione, da 10 anni è in isolamento ed è il primo firmatario della causa contro il Department of Corrections della Pennsylvania (pubblicato il 15 novembre 2023 su The Inquire)