sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Roberto Gramola

La Voce e il Tempo, 16 febbraio 2024

Sono ancora centinaia le persone condannate all’ergastolo senza condizionale per crimini commessi da bambini. Solo nel 2005 la Corte suprema degli Stati Uniti ha dichiarato incostituzionale la pena di morte per imputati minorenni al tempo del reato. La Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia è stata approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre del 1989 a New York ed è entrata in vigore il 2 settembre del 1990. L’Italia ha ratificato il documento il 27 maggio 1991 con la legge n° 176 e ne fanno parte 193 Stati. La Convenzione, all’art. 37 prevede che “né la pena capitale né l’imprigionamento a vita senza possibilità di rilascio devono essere decretati per reati commessi da persone di età inferiore a 18 anni”.

Il 1° marzo 2005, la Corte suprema degli Stati Uniti ha dichiarato, nel caso Roper contro Simmons, l’incostituzionalità della pena di morte per gli imputati minorenni al tempo del reato. Nei vent’anni precedenti erano state eseguite 22 sentenze di imputati minorenni al tempo del reato, 13 nel Texas. L’effetto della decisione fu la commutazione in ergastolo della pena per 72 condannati minorenni ristretti nei bracci della morte dei 19 Stati nei quali la pena di morte era ancora permessa. La sentenza Roper completa la sentenza Atkins v. Virginia, con la quale la Corte Suprema era giunta alla medesima conclusione nei confronti delle persone mentally retarded (con un ritardato mentale) e costituisce il punto di origine per ulteriori sviluppi in materia di pene applicate ai minori.

In particolare, in Atkins v. Virginia (2002), la Corte Suprema ha statuito che gli infermi di mente non possiedono l’insieme di capacità neurocognitive, stabilite nella sentenza Furman (1972), necessarie per raggiungere la soglia di colpevolezza richiesta per la comprensione, piena e cosciente, di atti criminosi. Di conseguenza, la pena di morte rientrerebbe tra le “pene crudeli e inusitate”, per cui anche per i disabili mentali la maggioranza della Corte suprema ha sostenuto la contrarietà di questa pratica con l’ottavo emendamento della Costituzione americana. Gli Usa sono l’unico Paese al mondo a imporre condanne all’ergastolo senza possibilità di rilascio sulla parola. Questa pena può essere inflitta automaticamente nei confronti di imputati minorenni, senza prendere in considerazione circostante attenuanti, come un passato di traumi e abusi, la condizioni di salute mentale o la propensione alla riabilitazione.

Nel maggio del 2010 con Graham v. Florida, la Corte suprema ha stabilito che l’ergastolo senza possibilità di rilascio sulla parola è “una pena particolarmente severa nei confronti di un minorenne e se ne riconosce l’incostituzionalità se applicata ai minori condannati per non homicide crimes (reati diversi dall’omicidio)”. Il ragionamento è analogo a quello elaborato nella sentenza Roper, perchè il life without parole (ergastolo senza condizionale) viene assimilato alla death penalty (pena di morte). “Negli Usa chi ha meno di 16 anni non può votare, acquistare alcolici e biglietti della lotteria o dare il consenso alla maggior parte delle cure mediche. Può però essere condannato a morire in prigione a causa delle sue azioni e questo deve cambiare” (Natache Mension Campaigner di Amnesty International Usa, 29 novembre 2011).

Nel giugno del 2012 la Corte suprema ha dichiarato, con una ristretta maggioranza (5 voti contro 4), l’illegittimità costituzionale della pena obbligatoria dell’ergastolo senza possibilità di liberazione condizionale (life imprisonment without parole) per i minori di 18 anni condannati per omicidio. Nei casi riuniti Miller v. Alabama e Jackson v. Hobbs - concernenti minori imputati di omicidi commessi all’età di soli 14 anni, per di più in presenza di significative circostanze attenuanti - la maggioranza della Corte ha ritenuto che l’applicazione automatica di tale pena sia contraria all’VIII emendamento. Gli Usa sono ancora sulla lista dei Paesi che, nel mondo, praticano la pena capitale, anche se numerosi Stati hanno deciso di abolirla. La maggior parte dei minori giustiziati aveva vissuto un’infanzia di privazioni materiali ed emotive, alcuni di loro erano drogati o alcolizzati e con un quoziente di intelligenza molto basso. Alcuni avevano danni cerebrali, altri erano stati difesi da avvocati inesperti o senza fondi sufficienti.

Infine, con la Montgomery v. Luisiana nel 2016, la Corte sancisce l’applicazione retroattiva di questa nuova “regola costituzionale” consentendo quindi ai condannati, anche con sentenza definitiva al momento della pronuncia della sentenza “Miller”, di accedere alla rideterminazione della pena. Il 22 aprile 2021, la Corte suprema, nel caso Jones v. Mississippi (US 18-1259), contraddicendo precedenti sentenze, ha stabilito che un minorenne può essere condannato all’ergastolo anche senza che i giudici di merito abbiano accertato e decretato l’impossibilità della sua rieducazione mediante la pena. Il giudice Brett M. Kavanaugh, nell’opinione di maggioranza (6 contro 3), ha affermato che è sufficiente che il giudice dichiari di aver valutato il caso ed esercitato la propria discrezionalità prima di decidere per una condanna all’ergastolo senza condizionale (Euramerica, Voci dall’America, Gianfranco Pascazio, 2 maggio 2021).

Nel caso portato alla Corte venne confermata la condanna all’ergastolo di Brett Jones, che aveva appena compiuto 15 anni nel 2004, per omicidio. È più che mai evidente che la Corte Suprema composta da 9 giudici, di cui sei di area repubblicana e 3 di area democratica, sia stata di pensiero conservatore e di aver arrestato il proprio percorso evolutivo in materia di pene applicabili ai minori. “Circa 430 mila ragazzi sono stati arrestati nel 2020; i tribunali minorili di tutto il Paese esaminano circa 800 mila casi ogni anno. I ragazzi possono essere interrogati dai poliziotti senza avvocato, dichiararsi colpevoli senza valutare appieno le conseguenze di quello che dicono o rinunciare a importanti diritti processuali in violazione della Costituzione.

Potrebbero apparire in tribunale senza essere rappresentati e trovarsi gravati da precedenti che causano ostacoli a lungo termine mentre cercano di continuare la loro istruzione o lavorare. Il razzismo pervade il sistema giudiziario, portando all’arresto, al processo, al giudizio e infine al carcere un numero spropositato di giovani di colore rispetto ai bianchi, anche se i reati sono simili. Inoltre le multe e le tasse imposte ai giovani creano un sistema perverso di ‘giustizia basata sul reddito’, in cui i ragazzi poveri affrontano un rischio maggiore di carcerazione, mentre i più benestanti ricevono un trattamento di favore. La giustizia non dovrebbe basarsi sulla razza, sul luogo dove vive il giovane o sul reddito della famiglia.

I giovani meritano protezione legale e avvocati esperti per sfidare le leggi incostituzionali, opporsi a politiche o pratiche ingiuste e accusare il sistema quando danneggia i giovani e le loro famiglie” (Youth in the Justice system - jlc.org - Juvenile Law center Usa). La The Campaign for the Fair Sentencing of Youth/ cfsy.org - un’associazione che dal 2016 registra ogni individuo inferiore a 18 anni che venga processato negli Stati Uniti e condannato con sentenza a vita - ha pubblicato i dati dei minori fino al 6 giugno 2023: 1.002 persone, condannate all’ergastolo senza condizionale perché minorenni, sono state liberate dopo la sentenza Montgomery v. Luisiana nel 2016. 542 persone stanno scontando l’ergastolo senza condizionale per i crimini commessi da bambini, tra i quali persone in attesa di una nuova sentenza, altre condannate all’ergastolo senza condizionale e nuovi casi a causa della sentenza Miller v. Alabama nel 2012. Un numero in netto calo rispetto alle 2.800 persone degli anni precedenti.

Al 6 giugno 2023 meno di 100 persone sono state condannate all’ergastolo a livello nazionale per crimini commessi da bambini a seguito delle sentenze Miller e Montgomery. Meno di cento persone in totale sono state condannate in nuovi casi di Jlwop (carcere a vita senza condizionale) dal 2012 sentenza Miller. Dal 1995 furono condannati all’ergastolo 219 bambini. La Louisiana e la Georgia costituiscono più della metà delle nuove condanne Jlwop negli ultimi dieci anni. La percentuale di bambini neri condannati all’ergastolo senza condizionale è aumentata dal 61% al 73% dalla sentenza Miller v. Alabama, quando ai giudici è stata concessa maggiore discrezione nell’imporre la pena. Venticinque Stati e il Distretto di Columbia hanno vietato l’ergastolo senza condizionale. In altri 7 Stati non ci sono giovani che scontano l’ergastolo.

L’11 gennaio 2024 la Corte Suprema del Massachusetts ha cancellato l’ergastolo a vita senza condizionale per i giovani di età tra i 18 e i 20 anni condannati per omicidio di primo grado. È il primo caso negli Usa. Sempre da un rapporto della Campaign for the Fair Sentencing of Youth si mette in risalto che molti Stati americani avevano emanato leggi molto dure negli anni 80 e 90 finalizzate a colpire la criminalità giovanile, rendendo più semplici l’avvio di procedimenti penali a carico dei giovani all’interno del sistema penale degli adulti, senza ottenere un miglioramento dei livelli di sicurezza sociale o una riduzione dei reati.

Michele Deitch, docente presso la Lyndon B. Johnson School of Public Affairs dell’Università del Texas a Austin afferma: “È una pessima soluzione mettere i minori in strutture per adulti, dove la loro salute mentale e la loro condizione fisica sono a rischio e dove i programmi e i servizi che vengono offerti sono inappropriati per la loro età. Le prigioni per adulti non sono in grado di fornire ai minori l’educazione, il trattamento e i servizi educativi di cui hanno bisogno e possono solo peggiorare la loro situazione, portandoli in molti casi anche a comportamenti autodistruttivi”.