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di Salvatore Riggio

Corriere della Sera, 28 luglio 2023

La nuova policy della lega è inclusa nel contratto di lavoro entrato in vigore dall’inizio di luglio ed è valida per i prossimi sette anni. In Nba il 1° luglio è stata ratificata la decisione presa ad aprile di legalizzare la marijuana, sostanza tolta tra quelle proibite per i giocatori. Non ci saranno controlli, multe o eventuali sospensioni per i recidivi. Ed è stato un campione a convincere il Commissioner Silver a compiere questo passo storico. Si tratta di Kevin Durant, avvocato (improvvisato) di successo. “Pioniere di questa campagna? No, proprio no. Semmai mi piace la pianta. Semplice, tutto qui”, ha detto il fuoriclasse dei Phoenix Suns a Cnbc. E ancora: “Cosa ho detto a Silver per convincerlo? Beh, quando ci siamo visti me l’ha annusata addosso, non c’è stato bisogno di molte parole, era tutto sottinteso. È la Nba, lo fanno tutti, per essere onesti. È come il vino”.

La nuova policy della lega è inclusa nel contratto di lavoro entrato in vigore dall’inizio di luglio ed è valida per i prossimi sette anni. Invece, prima funzionava così: dopo la prima violazione un giocatore doveva cancellare quella che era considerata una cattiva abitudine o quantomeno un cattivo esempio sociale. Una seconda violazione, invece, per positività a un controllo occasionale comportava 25mila dollari di multa. Infine, il terzo provvedimento era ancora più pesante: cinque partite di sospensione.

Nella sostanza dal 2021 i controlli in merito in Nba erano già spariti. “Le cose sono cambiate in America e nel mondo, l’uso di marijuana non è più stigmatizzato pubblicamente come in passato. Non ha alcun effetto negativo”. In realtà la Nba ora vuole combattere l’uso, tra i suoi giocatori, di sostanze più pericolose come cocaina e ormoni della crescita, doping che influenza prestazioni e risultati. Un altro motivo che spiega la decisione di “sdoganare” la marijuana.