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di Marina Viola

wired.it, 18 dicembre 2023

La pena capitale esiste ancora in ventisette stati ed è appoggiata dal 47% della popolazione. Si chiama Kenneth Smith e ha cinquantotto anni uno dei 2.394 detenuti in attesa della pena di morte negli Stati Uniti. Venne condannato in Alabama nel 1988 per l’assassinio della signora Dorlene Sennett. Suo marito, che era un pastore protestante, pagò Smith per ammazzarla. Benché gli venne dato l’ergastolo, il giudice cambiò la sentenza trasformandola in pena di morte. Il novembre scorso, il signor Smith passò ore legato sul tavolo dell’esecuzione mentre i boia cercavano di inserire l’ago con il liquido letale, ma malgrado diversi tentativi in molte parti del corpo, non riuscirono a trovare le vene giuste. Se la pena di morte di per sé è già disumana, il tentato omicidio non riuscito da parte delle forze dell’ordine è una ciliegina sulla torta che si sarebbe potuta evitare.

Per ammazzare il signor Smith (la data dell’esecuzione è fissata il prossimo 25 gennaio) lo Stato dell’Alabama ha deciso di utilizzare un metodo ancora mai sperimentato sugli uomini: gli faranno respirare azoto puro per farlo morire soffocato. Neanche i veterinari, che pure usarono l’azoto per sopprimere gli animali, ormai lo fanno più, perché considerato crudele. Ma evidentemente un uomo che il governo ha stabilito di ammazzare, è considerato inferiore a un animale.

Un paese diviso - La pena di morte esiste ancora in ventisette stati americani, e viene inflitta in casi di omicidio, terrorismo, spionaggio, tradimento e in alcuni casi di giustizia militare. L’inizio di tale metodo di punizione si può tracciare alla metà del Seicento. Gli Stati Uniti sono uno dei 54 paesi nel mondo che ancora la utilizza. Partì da loro l’ideona di terminare la vita dei condannati con iniezioni letali. Molti degli stati americani che ancora usano la pena di morte sono al sud: Texas, Alabama, Florida, Mississippi, Kentucky, Arkansas e altri, che tra l’altro sono gli stati in cui vivono più credenti cristiani: alla pole position troviamo proprio l’Alabama, in cui il 78% della popolazione è protestante, il 7% cattolico, seguito dal Mississippi (77% protestanti) e Tennessee (73% protestanti). Invece, la maggior parte degli atei è contraria alla pena di morte. Sarà una coincidenza, ma questi sono anche gli stati in cui è stato abolito l’aborto, perché un feto è considerato una persona. Infine, sono posti in cui non solo il partito repubblicano vince facile, ma non serve neanche il porto d’armi per acquistare armi da combattimento.

Adesso però basta con i numeri: dovremmo piuttosto soffermarci sull’incongruenza di tutto questo, perché se la vita è un dono di Dio, allora terminarla significa rovinare il lavoro del Creatore, che in teoria sarebbe l’unico a poter decidere chi va e chi resta. Invece in Alabama, chi va e chi resta lo decidono i giudici. Portare a termine qualsiasi tipo di gravidanza, anche quelle avvenute perché le donne sono state stuprate, o che rischiano la morte in caso di parto; quelle che portano nell’utero un feto malato e quelle che sono talmente povere da non garantire una vita dignitosa ai figli non si possono sottrarre, sono obbligate a terminare la gravidanza. E guai a lamentarsi: l’hai voluta la bicicletta? Anche questo, tra l’altro, l’ha deciso un gruppo di giudici. Questi feti, annunciano senza mezzi termini, hanno tutto il diritto, anzi: il sacrosanto dovere di essere salvati. Perché la vita è un dono di Dio. Poi, invece, quando diventano grandi, spesso dopo aver vissuto vite disagiate, violente o essere nati con una disabilità mai curata, e compiono un atto terribile, allora lì sì che possono morire. Anzi: deve morire. Semplicemente, li si elimina.

È la filosofia dell’occhio per occhio, che tanto piace alla mafia. È un atteggiamento che i giovani osservano e copiano, perché viene loro insegnato in questo modo: devono sempre fare i bravi, ma se un giorno a John gli girano i cinque minuti e tira un pugno a un compagno, non bisogna porgere l’altra guancia, come insegnano in Chiesa, ma spaccargli il naso con una testata di quelle date bene. Così impara. Il 47% degli americani appoggia la pena di morte. l’80% di questi sono repubblicani, il 50% democratici e il 64% sono indipendenti. Quando Trump era al governo, sono stati ammazzati più detenuti che negli ultimi 150 anni. Fecero scalpore le esecuzioni di detenuti disabili, e cioè con un quoziente intellettuale sotto la norma.

La questione sociale - Perché così tanti americani supportano la pena di morte? Perché quando si commette un crimine violento, non solo si sentono moralmente giustificati a farlo, ma credono che sia un deterrente per chi volesse ammazzare qualcuno. Il problema di questo ultimo punto è che se davvero lo fosse, visto che la pena di morte esiste negli Stati Uniti prima ancora che fosse scritta la Costituzione, a metà del 1700, adesso dovrebbe essere un paese tranquillo, senza omicidi e violenza, mentre sono al ventiquattresimo posto dei paesi più violenti del mondo, ma solo perché nei 23 paesi prima ci sono le guerre. È seguita da Sudafrica, Haiti e Burundi. Il tasso di incarcerazione americano è il più alto del mondo.

La pena di morte riflette il razzismo istituzionale, quello che a volte è più difficile da decifrare. È riservata, nella maggior parte dei casi, a persone nere. Ci sono molti studi che mostrano un fatto strano: per lo stesso crimine, viene data la pena di morte ai neri rispetto ai bianchi. Il numero di detenuti neri negli Stati Uniti è alquanto superiore rispetto a quello dei bianchi. Dopotutto, le aree più povere sono abitate per la maggior parte da afroamericani, il ché significa che le scuole ricevono pochi finanziamenti statali, così come i servizi sociali e pubblici e i trasporti, i negozi alimentari e così via. Da queste situazioni complesse, cresce la criminalità, così come il numero di detenuti neri e dunque di persone che aspettano la pena di morte. Per esempio, in Texas, di quelli che aspettano la propria esecuzione, il 24% è bianca contro al 45.8% nera.

Questi sono dati facilmente reperibili facendo una piccola ricerca su Google. La speranza è che, prima di andare a votare, qualcuno decida di vedere come sta andando nel loro paese. La speranza è l’ultima a morire (di morte naturale, s’intende).