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rainews.it, 5 marzo 2022

Il 15 aprile del 2013, Dzhokhar Tsarnaev, assieme al fratello Tamerlan, di origine cecene, fece un attentato che provocò la morte di 3 persone e il ferimento grave di 260.

La Corte suprema americana ha ripristinato la pena di morte per Dzhokhar Tsarnaev, l’attentatore della maratona di Boston che nel 2013, assieme al fratello, provocò la morte di tre persone e il ferimento grave di altre 260, 17 persone persero gli arti a seguito delle schegge dell’esplosione. Tamerlan Tsarnaev, il fratello maggiore di Dzhokhar, morì durante una sparatoria con la polizia a pochi giorni dall’attentato.

Una corte federale aveva rovesciato nel luglio del 2020 la sentenza contro il giovane - di origini cecene - accogliendo il ricorso che avevano presentato i suoi legali. Un mese dopo l’allora presidente Donald Trump, aveva chiesto di ripristinare la pena capitale. I giudici, con un voto di 6 a 3, hanno concordato con le argomentazioni dell’amministrazione Biden, secondo le quali la corte d’appello federale aveva sbagliato a respingere la condanna a morte.

L’annullamento del 2020 della corte d’appello - La corte d’appello aveva stabilito l’annullamento di condanna alla pena capitale, anche perchè - secondo il dispositivo - il giudice del processo aveva escluso prove riguardanti il fratello, Tamerlan Tsarnaev. “Non c’è stata controversia sulla colpevolezza del signor Tsarnaev - aveva scritto nel 2020 il giudice d’appello, O. Rogeriee Thompson - ma una premessa fondamentale del nostro sistema di giustizia penale, è che anche il peggiore tra noi merita di essere processato in modo equo, e punito legalmente”. La prova esclusa dalla giuria riguardava il fatto che il fratello maggior deceduto, Tamerlan, fosse stato coinvolto in un triplice omicidio nel 2011, fatto posto dai legali di Dzhokhar come prova che il maggiore aveva già in precedenza “dominato ed intimidito il suo fratello minore”.

Il tragico attentato - Era il 15 aprile del 2013, quando durante la maratona di Boston, scoppiarono due ordigni rudimentali, portati dai due fratelli all’interno di zainetti a spalla. Con lo scoppio ci furono tre morti tra cui un bimbo di soli 8 anni. Tra i feriti in 17 subirono amputazioni degli arti.

La prima bomba esplose a poche centinaia di metri dal traguardo, travolgendo i runner che stavano per raggiungere l’arrivo. Il tempo di realizzare di essere nel mezzo di un’emergenza, ed una seconda bomba era deflagrata più giù, lungo il percorso.

All’inizio delle indagini restava in piedi sia l’ipotesi islamica che quella del terrorismo interno. Attraverso un team speciale delle forze dell’ordine americano, messo in piedi in tempo record, furono analizzate tutte le immagini delle telecamere stradali ed intervistati decine di testimoni, fino ad identificare i due fratelli, di origine cecena, responsabili dell’attentato.