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di Giuseppe Salvaggiulo

La Stampa, 24 aprile 2023

Il Consiglio superiore della magistratura vieta a Marzia Sabella, magistrato antimafia di Palermo e pm del processo Salvini, la partecipazione al prossimo Salone del libro di Torino, dov’era stata invitata come autrice del romanzo “Lo sputo” nell’ambito del progetto “Adotta uno scrittore” rivolto agli studenti. Secondo il Csm si tratta di un’attività non legata all’espressione intellettuale e alla creazione artistica, dunque non può essere retribuita.

La delibera con cui il Csm nega l’autorizzazione è all’ordine del giorno del prossimo plenum, convocato per il 26 aprile. Ma l’approvazione è scontata, poiché il voto preliminare in prima commissione, competente a valutare la legittimità degli incarichi extragiudiziari, è avvenuta all’unanimità. Dinieghi di questo tipo sono peraltro assai rari. Un caso del genere, per la più importante manifestazione culturale del Paese, è senza precedenti.

Marzia Sabella, siciliana, è magistrato come il fratello Alfonso. All’inizio degli Anni 90 era una delle nuove leve della Procura di Gian Carlo Caselli. Prima inchiesta sui pedofili di Ballarò, con l’innovativa contestazione dell’associazione a delinquere. Poi il passaggio all’antimafia, unica donna nel pool che nel 2006 cattura il capomafia Provenzano. Procuratore aggiunto dal 2017, prima donna a guidare la Procura, per un anno come reggente. Ha condotto l’inchiesta ed è il pubblico ministero del processo contro il vicepremier Salvini per sequestro di persona della nave salva-migranti Open Arms.

L’anno scorso ha pubblicato per Sellerio il suo primo romanzo, “Lo sputo”, recentemente tradotto in Spagna. Per questo motivo il Salone del libro di Torino l’ha inserita tra gli scrittori coinvolti nel progetto “Adotta uno scrittore”, nato 21 anni fa “per fare incontrare studenti e studentesse con le migliori autrici e autori italiani contemporanei: dalle scuole primarie alle secondarie, alle strutture detentive, alle università”. Quest’anno il progetto coinvolge 38 autori in otto regioni. A loro è richiesto un impegno di otto ore, retribuito con 1000 euro lordi.

Non si tratta di presentare il proprio libro, come avviene nella parte espositiva del Salone, ma di “entrare nelle scuole per mostrare il lato vivo e dinamico dei libri”. La procedura è lunga. A novembre il Salone raccoglie le candidature delle scuole, poi seleziona gli scrittori, infine decide chi adotta chi. “Ad ogni classe selezionata vengono affidati in adozione un autore o un’autrice. Tutti gli studenti della classe adottiva ricevono una copia del libro dell’autore o dell’autrice adottato/a. Ciascuna classe incontra 4 volte l’autore/autrice: 3 incontri in classe e 1 collettivo al Salone”. Marzia Sabella viene adottata da un liceo scientifico. Ricevuto l’invito a partecipare, lo comunica al Csm. E come da prassi, la pratica viene affidata alla prima commissione. Che le comunica un “preavviso di rigetto”.

Gli incarichi extragiudiziari dei magistrati sono regolamentati, per evitare che ne mettano in discussione prestigio, autorevolezza, indipendenza. La regola è che i magistrati possono liberamente, e senza autorizzazioni, scrivere libri, articoli, sceneggiature, opere creative e artistiche anche retribuite. E invece devono chiedere l’autorizzazione “per ricevere incarichi retribuiti di docenza, conferenze, seminari, convegni, incontri di studio conferiti da enti privati che abbiano come oggetto sociale esclusivo o prevalente l’attività formativa o scientifica in ambito giuridico e che abbiano rilevanza nazionale”. Infatti sono centinaia ogni anno le autorizzazioni a magistrati per incarichi di questo tipo, anche lautamente retribuiti, da università, master, scuole di formazione, enti di ricerca, consorzi professionali e aziendali.

Ma secondo il Csm, quello del Salone del libro è un caso diverso. Sia perché il Salone è “un modello atipico di persona giuridica privata” (ma in gran parte nominato e finanziato da enti pubblici), sia perché “non ha come oggetto sociale esclusivo o prevalente l’attività formativa o scientifica in ambito giuridico”.

Ricevuto il preavviso, la procuratrice scrive nuovamente al Csm. Spiega di aver ricevuto l’incarico non come magistrato, ma come scrittrice al pari degli altri 37 scrittori. L’invito è stato intermediato dalla casa editrice Sellerio, che ha pubblicato il romanzo. Allega anche i documenti del Salone, da cui risulta che in ogni caso non si tratta di un’attività di docenza, ma di un “dialogo con gli studenti”, dunque una libera manifestazione di attività intellettuale, slegata da quella professionale.

Ma il Csm insiste. E punta il dito contro il compenso. Sostiene che la partecipazione al Salone non sia “attività di pubblicistica o di produzione artistica, quanto piuttosto assimilabile a convegni, incontri o seminari, liberamente espletabile solo se non retribuita”. Viceversa, se è prevista una retribuzione, occorre che l’attività sia svolta per un ente a esclusivo interesse giuridico. E il Salone del libro non lo è.

Indipendentemente dalle interpretazioni giuridiche, resta la bizzarria di vietare un rapporto economico di un magistrato con una prestigiosa istituzione culturale nazionale, laddove sono consentiti con enti privati della più varia origine e tipologia. La prossima settimana il Csm voterà il divieto. A quel punto la procuratrice avrà tre strade: rinunciare al Salone del libro; rinunciare al compenso; porre la questione, non tanto economica quanto di principio, al Tar.