sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Giampaolo Chavan

Corriere della Sera, 3 marzo 2024

Giuseppe Sartori, docente dell’università di Padova, ha guidato un team di allievi che ha esaminato tutti i colloqui registrati: “Ascolto orientato e suggerimenti. Imputati innocenti? La sentenza spetta ai giudici”. “Il super testimone Mario Frigerio aveva detto delle cose molto utili per dimostrare l’innocenza di Olindo Romano e Rosa Bazzi nella strage di Erba, ma quelle trascrizioni furono classificate dagli investigatori come incomprensibili. Queste affermazioni ora le abbiamo riportate alla luce grazie al lavoro effettuato da una settantina di studenti in due anni nel Master che ho organizzato in facoltà”.

Il professore Giuseppe Sartori, docente di neuropsicologia e neuroscienze forense all’università di Padova, anticipa subito uno degli assi di briscola che la difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi giocherà nell’aula del processo davanti alla Corte d’appello di Brescia per la richiesta di revisione del processo, avanzata dal procuratore generale di Milano, Cuno Tarfusser, in relazione all’omicidio di quattro persone, avvenuto ad Erba in provincia di Como, l’11 dicembre 2006. “Non sarò presente alla prima udienza perché è sola interlocutoria - afferma il perito nominato dalla difesa di Olindo e Rosa, insieme ad un’altra quindicina di colleghi - ma sarà presentata la relazione del master sulle analisi delle intercettazioni, svolte durante le indagini per la mattanza di Erba”.

Il testo e i limiti di trascrizione - Il professore Sartori ha, infatti, guidato gli studenti che hanno esaminato tutti i colloqui registrati e finiti nel fascicolo d’indagine a carico dei coniugi condannati in via definitiva all’ergastolo con l’accusa di aver ucciso il piccolo Youssef Marzouk, sua madre Raffaella Castagna, la nonna Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. “È stato un lavoro gigantesco - dice ancora Sartori - con una documentazione di mille pagine”. All’origine di questa rivisitazione di tutte le intercettazioni del processo “c’è il progresso delle tecniche scientifiche per ascoltare i colloqui registrati tra gli indagati dal 2007 ad oggi oltre che gli interrogatori”. Nel caso della strage di Erba, “ci troviamo di fronte ad un parlato “degradato”, che significa che si capisce poco”, aggiunge. “C’è poi l’ipotesi in campo che influenza tantissimo ciò che viene sentito”. La conseguenza è che “il decodificatore, ovvero chi intercetta, costruisce la verità sulla base delle accuse rivolte a chi è sotto inchiesta. Il trascrittore non deve avere, quindi, una conoscenza approfondita del tema investigativo”.

Il super testimone e i suggerimenti” - La metodologia del master universitario, aggiunge Sartori, “si è fondata su trascrittori neutri”. Ma si è usato poi anche un altro metro: “Le prove nel processo devono avere il carattere della intersoggettività e cioè della concordanza della stragrande maggioranza dei valutatori”. Con queste impostazioni, “abbiamo trovato tantissime cose interessanti” rivela il docente. “Un esempio? Quando gli investigatori suggerivano al super testimone Mario Frigerio il nome di Olindo, lui, dal suo letto d’ospedale, si è messo a piangere e ha iniziato a dire e chiedersi più o meno, come si fa a dire? Come si fa a decidere?”. In realtà, i nuovi risvolti, raccolti dalla difesa, parlano di un Frigerio titubante che “continuava a descrivere l’aggressore come uno sconosciuto”.

Ad un certo punto, il super testimone “fa il nome di Olindo ma lo pronuncia dopo i continui suggerimenti di chi lo sta interrogando anche se parla di un certo Ottolino che non si sa chi sia. Gli investigatori interpretano quel nome come quello di Olindo”.

Ma la versione di Frigerio non sta in piedi “perché Frigerio aveva parlato fino a quel momento di un aggressore con la pelle olivastra, alto, forte con l’attaccatura dei capelli bassa>. Una descrizione che non sembra coincidere con chi si trova in cella da 18 anni: “Olindo è stempiato, bianco, più basso di Frigerio”.

Il professore Sartori, però, non si sbilancia sull’innocenza di Olindo e Rosa: “Sono convinto che le nuove prove non permettono di rifare quelle argomentazioni che sono servite per condannare Olindo e Rosa”. Ma l’ultima parola spetta ai giudici, chiude il docente dell’Università di Padova, “e non sono in grado di dire se avranno altre ragioni che saranno più valide rispetto a quelle avanzate dalla difesa”.