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di Giusi Fasano

Corriere della Sera, 15 gennaio 2024

A giudicare da un certo modo di raccontare questa storia, sembra quasi che i precedenti verdetti in primo, secondo e terzo grado siano già carta straccia. L’avevamo già detto una volta ma ora tocca ripeterlo: attenzione ai facili entusiasmi. Più in alto si salta per esultare, più grande rischia di essere il tonfo in caso di caduta. È un consiglio per gli innocentisti esaltati del caso Erba: prudenza. Gli ergastolani Olindo e Rosa hanno ottenuto la revisione del processo: buon per loro. Un punto a favore della difesa. Ma - promemoria per chi li vorrebbe già liberi - prima di vederli passeggiare per le vie di Como (come fecero la sera dell’11 dicembre 2006 mentre la casa della strage andava a fuoco) serve una cosuccia al momento non a portata di mano: una sentenza di assoluzione che regga fino all’ultimo grado di giudizio.

Fabio Schembri, il loro avvocato, dice che a questo punto per la legge sono “presunti innocenti” perché ancora “sub iudice”. D’accordo. Presunti innocenti. Che però sono già stati condannati in tre gradi di giudizio per aver ammazzato un bimbo di due anni e tre donne, e per aver sgozzato un uomo sopravvissuto per via di una malformazione congenita alla carotide. O tutto questo non si può più dire? Perché, a giudicare da un certo modo di raccontare questa storiaccia nera, all’improvviso sembra quasi che i precedenti verdetti in primo, secondo e terzo grado siano già carta straccia.

Brescia riapre il caso, va bene. Ma sapremo il 1° marzo in udienza che cosa i giudici riterranno opportuno discutere dei tantissimi punti citati nelle tre richieste di revisione. Tutte le “nuove” fonti di prova? La gran parte? Soltanto una? La stessa Corte d’Appello di Brescia - per dire - l’altro giorno ha rigettato l’istanza di revisione per il noto caso del professor Antinori, dopo aver riaperto il processo, sì, ma per sentire solo una delle testimonianze proposte dalla difesa. Tornando a Erba: il risultato evidente per Olindo e Rosa è che l’esercito degli innocentisti da tastiera cresce e serra i ranghi. Il solito Fragolino2000, che non ha nome ma idee chiare, dai social ci informa che sono sicuramente innocenti perché lui lo sa. Giornalisti che invece sanno davvero, perché conoscono il caso, sono arrivati a denunciare altri giornalisti al Consiglio disciplinare dell’Ordine accusandoli (fra l’altro) di “non considerare” il loro lavoro d’inchiesta. Ovviamente il Consiglio ha rigettato tutto. Ma il dettaglio serve a capire quanto questa storia sia avvelenata. A cominciare dalla narrazione.