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di Luigi Ferrarella

Corriere della Sera, 27 luglio 2023

Francesca Nanni, dopo le tensioni con Tarfusser, ha trasmesso comunque l’istanza di revisione, ma con un parere in cui la giudica “inammissibile nella forma” e “infondata nel merito”.

Il procuratore generale di Milano, Francesca Nanni, ha trasmesso mercoledì mattina alla Corte d’Appello di Brescia, competente sulle richieste di revisione delle sentenze definitive emesse nel distretto giudiziario di Milano, l’istanza che il sostituto procuratore generale milanese Cuno Tarfusser aveva depositato nella segreteria di Nanni il 31 marzo per perorare la riapertura del caso della strage di Erba, quadruplice omicidio nel 2006 di Raffaella Castagna, del suo bambino Youssef Marzouk, della sua madre Paola Galli e della vicina di casa Valeria Cherubini, per il quale sono stati condannati in via definitiva all’ergastolo i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi.

Per avere depositato questa istanza di propria iniziativa, e violando i criteri interni alla Procura generale che attribuiscono questa eventuale competenza all’Avvocato generale, Tarfusser è attualmente sottoposto a procedimento disciplinare da parte della Procura generale della Cassazione attivatasi su segnalazioni della pg Nanni, nel trasmettere ora a Brescia l’istanza di revisione, l’ha però fatta accompagnare da un parere nel quale la ravvisa inammissibile nella forma perché proveniente da un soggetto non legittimato, e infondata nei contenuti, “perché per la Pg e per il suo Avvocato generale Lucilla Tontodonati, nelle consulenze che i difensori di Olindo e Rosa hanno sottoposto informalmente a Tarfusser, e che Tarfusser ha valorizzato, mancano i presupposti richiesti dalla legge per la revisione, e cioè prove nuove e su elementi che siano stati determinanti all’epoca per la condanna.

Tuttavia, ha spiegato la pg Nanni, il fatto che Tarfusser avesse firmato e depositato in segreteria l’istanza ha dato impulso a un procedimento che deve essere concluso nella sua sede competente. Ora sarà appunto la Corte d’Appello di Brescia a giudicare prima sulla ammissibilità o meno dell’istanza, e poi eventualmente a decidere nel merito se debba essere avviata o no la procedura di revisione delle sentenze definitive.

“Il parere non compete alla procura generale di Milano, è Brescia che deve valutare”, sostiene l’avvocato Fabio Schembri, difensore di Olindo Romano e Rosa Bazzi. “È la Corte d’Appello di Brescia che deve valutare la richiesta di revisione ed eventualmente può chiedere un parere alla Procura generale di Brescia. Questo (della procura di Milano) è un parere assolutamente irrituale, non previsto dal Codice, che arreca un pregiudizio. Finalmente la richiesta, seppur in ritardo, è stata inviata al giudice competente”, aggiunge l’avvocato.