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di Ammiraglio Vittorio Alessandro*

L’Unità, 31 dicembre 2023

Non avremmo saputo neanche degli annegati del 15 dicembre se la notizia non fosse stata diffusa da una fonte non istituzionale, come non accade mai per qualunque altro navigante. Parlo da ufficiale in congedo delle Capitanerie di porto (ma non ci si congeda mai da un impegno che ha segnato la propria vita) e da cittadino modestamente impegnato a mantenere alta l’attenzione sul soccorso in mare. Non capisco l’imbarazzo e il silenzio sui soccorsi in favore dei migranti: il celebrato comandante Todaro testimoniò la prevalenza delle ragioni etiche sul rigore degli ordini ingiusti.

E se anche esistessero incertezze applicative sulle convenzioni e sulle leggi (così non è), chi ha scelto la missione di salvare vite umane non può che agire sempre in direzione più favorevole al soccorso, qualunque conseguenza ciò comporti e senza compromessi con possibili contrarie ragioni di Stato.

Secondo Flavio di Giacomo, portavoce dell’Ufficio di coordinamento per il Mediterraneo dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni, quest’anno nel Mediterraneo centrale sono morte 2.271 persone, il 60% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: cifra approssimata per difetto, poiché di molte morti non sappiamo e non sapremo mai nulla, lontane come sono, anche se a poche miglia da qui, silenziose e terribili.

Non avremmo saputo neanche dei 61 annegati del 15 dicembre se la notizia non fosse stata diffusa da una fonte non istituzionale, come non accade per qualunque altro navigante dovesse naufragare nel corso di un viaggio diretto in Italia. Sulla strage continua di uomini, donne e bambini non possono esserci segreti o tentennamenti. In occasione del Natale, la premier ha augurato “serenità e orgoglio”, ma - se le parole hanno un senso - quale serenità, quale orgoglio?

*Ex portavoce della Guardia Costiera