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di Paolo Comi

L’Unità, 8 luglio 2023

Secondo una relazione del Copasir nella scorsa legislatura ci sarebbero state circa 110 mila utenze sotto controllo. Zanettin: “Noi con il ministro”. “Se il governo ed il ministro della Giustizia Carlo Nordio hanno intenzione di imprimere una “stretta” alle intercettazioni telefoniche, noi siamo pronti”, afferma Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama, commentando alcuni rumors secondo i quali la premier Giorgia Meloni, particolarmente irritata per la piega che stanno prendendo le varie vicende giudiziarie, caso Santanchè in primis, vorrebbe una riforma “incisiva” degli ascolti.

Nordio, da parte sua, ha sempre sottolineato la necessita di “regolamentare” le intercettazioni al fine di impedirne gli eccessi, venendo accusato dalle opposizioni dall’Associazione nazionale magistrati di voler in questo modo “mettere in ginocchio” l’attività investigativa. L’Italia è attualmente uno dei Paesi dove si spende di più per le intercettazioni telefoniche. Mediamente 200 milioni di euro l’anno. Secondo quanto riportato in una relazione del Copasir nella scorsa legislatura, ci sarebbero state circa 110 mila utenze sotto controllo. La Procura che effettua più intercettazioni è Napoli (ieri la Commissione incarichi direttivi del Csm ha votato il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri nuovo capo della Procura partenopea, ndr) dove vengono ascoltati quasi 10mila telefoni ogni anno con un costo di oltre 12 milioni, il 60 percento del budget assegnato dal Ministero della giustizia. Sempre a Napoli c’è il boom dei trojan, i virus spia che trasformano il cellulare in un microfono sempre acceso, i cui costi sono proibitivi: 245 euro al giorno per un Iphone, 175 per un Android.

“Vorrei che fosse chiaro che si tratta di accrescere insieme garanzie ed efficienza senza alcun arretramento sul versante delle intercettazioni. Personalmente non conosco intercettazioni inutili, perché sono disposte da un giudice con un provvedimento non privato procedendo per reati gravi”, aveva invece replicato a Nordio il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo. Un punto su cui Nordio ha intenzione di non mollare sono poi le intercettazioni dei colloqui fra gli avvocati ed i loro assistiti. Il colloquio tra difensore e assistito, come ricordato dal presidente delle Camere penali Giandomenico Caiazza, è “inviolabile”, trattandosi di un principio sancito anche dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, secondo cui tale diritto rientra tra le “esigenze elementari del processo equo in una società democratica”.

Gli escamotage dei pm per utilizzare le intercettazioni (indirette) fra gli avvocati ed i loro assistiti sono molti. Le conversazione captate, ad esempio, devono ritenersi pienamente utilizzabili se, al momento del dialogo tra l’indagato e l’avvocato, quest’ultimo non ne era il difensore e lo sarebbe diventato di lì a poco. La giurisprudenza, in tal modo, ha evidenziato che non esiste una zona di immunità per la quale non è possibile ascoltare i colloqui dei difensori con soggetti privati, pur magari loro abituali clienti. Ed infine, il trojan, il virus informatico che trasforma il cellulare in una super microspia ed il cui uso è stato sdoganato nel 2019 da Alfonso Bonafede, ex ministro della giustizia nel governo Conte.

“Non si può escludere che un domani un trojan possa anche alterare i contenuti” del cellulare in cui è inoculato, aveva dichiarato l’esperto di informatica forense, l’ingegnere Paolo Reale, specializzato proprio nei captatori informatici, ascoltato nelle scorse settimane della Commissione giustizia del Senato, dove sarà incardinata la prossima settimana la riforma Nordio. Reale aveva evidenziato anche problematiche tecniche da parte delle società, molte straniere, a cui si affidano le Procure, sottolineando “l’importanza di avere una certificazione, sul rispetto di requisiti base da parte di queste aziende”.