sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 11 luglio 2023

Scarsità di luce in ambienti chiusi, locali fatiscenti e mancanza di acqua calda nelle camere, precarietà degli impianti di areazione e aree sociali insufficienti rispetto al numero dei detenuti presenti. Come emerge dalla relazione annuale presentata venerdì scorso dal Garante delle persone private della libertà della regione Lazio, Stefano Anastasìa, le condizioni strutturali delle carceri nel Lazio sono una delle principali criticità del sistema penitenziario italiano.

La mancanza di spazi adeguati per le visite familiari, campi sportivi e palestre scarsamente attrezzate o inutilizzabili rappresentano aspetti che possono gravemente influenzare la vita di coloro che scontano una pena detentiva in uno dei 14 istituti penitenziari o nell’unico istituto penale minorile presenti nella regione. Nonostante il Regolamento di esecuzione dell’Ordinamento penitenziario preveda diverse prescrizioni per migliorare le condizioni di vita negli istituti penitenziari, molte di queste non vengono ancora rispettate o sono solo parzialmente applicate. Ad esempio, le docce nelle camere detentive, i servizi igienici separati dalle aree di pernottamento e le mense come spazi di socialità sono ancora una chimera in molti penitenziari.

Nonostante siano stati effettuati interventi di manutenzione straordinaria nelle carceri del Lazio negli ultimi anni, molti istituti penitenziari presentano importanti problemi strutturali. Alcuni istituti situati al di fuori dei centri abitati generano un senso di estraneità rispetto alla vita cittadina e alla comunità locale. Tuttavia, anche quelli all’interno dei centri abitati, come Regina Coeli, Cassino e Latina, presentano gravi problematiche dovute alla mancanza di spazi e alle condizioni di detenzione.

Ma come emerge sempre dalla relazione annuale, la vetustà delle strutture non è l’unico problema degli istituti penitenziari regionali. Ad esempio, il carcere di Cassino, costruito negli anni 50, ha dovuto chiudere un’intera area nel 2019 a causa di gravi problemi strutturali, generando un sovraffollamento nella sezione rimasta aperta per i detenuti comuni. Questa situazione ha causato l’inagibilità di un’intera sezione, rendendo impossibile l’utilizzo del campo sportivo e della palestra presenti nel penitenziario. È evidente che questa situazione ha un impatto negativo sul benessere psicofisico dei detenuti a Cassino. Spesso i detenuti segnalano la presenza di infissi usurati e in cattivo stato, che diventano un problema durante l’inverno. La situazione si verifica, ad esempio, negli istituti di Latina, nella sezione precauzionale della Casa circondariale di Viterbo, nella Casa di reclusione di Rebibbia, nelle Cc Regina Coeli e di Rebibbia Femminile. La criticità più grave è legata alla precarietà del riscaldamento nelle celle, con impianti insufficienti, obsoleti o malfunzionanti, che generano frequenti lamentele da parte dei detenuti.

Alcuni istituti penitenziari, come Cassino, Frosinone e Viterbo, situati in determinate posizioni geografiche, subiscono un forte disagio e un peggioramento effettivo delle condizioni di vita a causa di queste problematiche strutturali. Nella maggior parte degli istituti penitenziari regionali mancano le docce nelle stanze detentive, ad eccezione di alcune strutture. Molti spazi doccia presentano condizioni precarie, con problemi di fornitura, areazione e umidità. Inoltre, l’acqua calda spesso non è sufficiente per tutti i detenuti e il numero di docce risulta insufficiente e spesso non funzionante, a causa della mancanza di interventi di manutenzione. Per quanto riguarda i servizi igienici, sono ubicati all’interno delle stanze detentive, separati dagli spazi di pernottamento secondo la normativa, ad eccezione di alcune sezioni che non rispettano questa disposizione. Frequenti sono le segnalazioni di perdite, infiltrazioni e altri problemi dovuti alla scarsa manutenzione, che vengono affrontati solo quando si verificano problemi più gravi.

Sempre dalla relazione del garante Anastasìa, emerge che le condizioni degli spazi per le relazioni familiari all’interno dei penitenziari nel Lazio sono una questione particolarmente rilevante. Molte strutture non dispongono di spazi idonei e riservati all’accoglienza e all’attesa dei familiari durante le visite ai propri cari detenuti. Ad esempio, la Casa Circondariale Regina Coeli, insieme a quella di Rebibbia Nuovo Complesso, registra il maggior numero di ingressi e presenze nella regione. Tuttavia, la struttura dispone di una sala d’attesa troppo piccola e inadeguata per accogliere il gran numero di familiari che quotidianamente si recano in visita. Nel carcere di Cassino, invece, non esiste una sala d’attesa all’interno dell’istituto e i familiari che non trovano posto nella piccola struttura esterna allestita dalla Caritas devono aspettare il proprio turno all’esterno, sotto una piccola pensilina che li ripara dal freddo, dal sole e dalla pioggia. Situazioni simili si verificano anche a Frosinone e presso la Casa di Reclusione di Rebibbia, dove i familiari dispongono solo di uno spazio aperto, eventualmente attrezzato con una tettoia di protezione.

È importante evidenziare che grazie alla Legge Regionale 7/ 2007 è stata prevista la realizzazione dell’Area verde, l’acquisto e l’allestimento di appositi arredi per accogliere i familiari all’interno degli istituti penitenziari. Un caso significativo ed emblematico è quello della Casa di Reclusione di Paliano, dove, a causa dell’assenza di un’area specifica all’interno dell’istituto, i colloqui si svolgono in un prefabbricato metallico situato nella cinta esterna del penitenziario. Inoltre, la presenza di spazi dedicati alle relazioni affettive e familiari, come le ludoteche, non è comune a tutti gli istituti penitenziari. Alcune strutture, come le Case Circondariali di Viterbo, Rebibbia Nuovo Complesso, Frosinone e Civitavecchia dispongono di ludoteche, mentre ne sono sprovviste quelle di Cassino e Latina.

Altro aspetto, di prima importanza, che emerge dalla relazione annuale, è che il Lazio si posiziona come la quarta regione italiana per numero di detenuti, con un affollamento che supera la media nazionale. A fine 2022 le persone detenute nei 14 istituti penitenziari per adulti della regione erano 5.933. La capienza regolamentare complessiva degli istituti penitenziari della regione era di 5.217 posti, con un tasso di affollamento conseguente pari al 114 per cento, leggermente superiore alla media nazionale del 109 per cento. Tuttavia, se si considera il numero di posti effettivamente disponibili sulla base di quanto rilevabile dalle schede di trasparenza sui singoli istituti del ministero della Giustizia, che - a fine 2022 erano 4.745, il tasso di affollamento raggiunge il 125 per cento, con punte che superano il 150 per cento a Latina, Civitavecchia e Regina Coeli.

Circa il 15% delle persone detenute è in attesa di primo giudizio, mentre il 70% ha una condanna definitiva. È interessante notare che nel Lazio l’incidenza di persone condannate per reati meno gravi è più alta rispetto al resto del Paese. Il Garante Anastasìa, durante la presentazione, ha sottolineato che dobbiamo rifiutare il sovraffollamento come una condizione naturale dell’esecuzione della pena detentiva. È necessario scegliere tra un sistema carcerario riservato ai reati gravi e conforme alla Costituzione, e un sistema che sembri un ospizio per i poveri. Per questo motivo bisogna resistere alla tentazione di utilizzare il carcere per ogni cosa e puntare invece sulle misure alternative.