sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Alessandro Parrotta*

Il Dubbio, 12 aprile 2022

Proseguono i lavori sulla riforma del processo civile e penale. L’obiettivo è chiaro: ridurre i tempi della giustizia, non solo per necessità interne all’Ordinamento giudiziario stesso, da tempo in affanno, ma anche e soprattutto perché la buona riuscita della riforma è passaggio fondamentale per lo svincolo dei fondi europei stanziati per affrontare la crisi pandemica.

Segue questa esigenza anche la riforma al sistema di autogoverno della Magistratura con lo stop alle cd. “porte girevoli”, tema già affrontato dallo scrivente su queste pagine, l’ampliamento delle ipotesi di ineleggibilità, la composizione del Csm, l’introduzione di “laici” nei Consigli giudiziari etc.

È indubbio che la riforma della magistratura sia ancillare rispetto al più grosso progetto di riforma dei codici di rito, in merito ai quali talune modifiche sono invero già intervenute (si veda ad esempio l’introduzione dell’art. 344 bis c.p.p., ovvero del 161 bis c.p. che stravolgono radicalmente la disciplina sulla prescrizione), ma si muove dalla necessità di fornire al Paese un segnale, soprattutto morale, di forte rinnovamento, sì da rinsaldare il rapporto tra cittadini e magistratura, sicuramente ferito. E proprio a causa del procedimento disciplinare nascente dalle note vicende che hanno leso l’immagine della magistratura, il deputato, già procuratore, Cosimo Ferri si è visto contestare la propria presenza al tavolo dei lavori sulla riforma Cartabia, in quanto, secondo taluni, vi sarebbe un evidente conflitto di interessi: assurdo, parafrasando le accuse mosse all’on. Ferri, che un Magistrato sottoposto a procedimento disciplinare possa partecipare ai lavori che intendono riformare proprio quel Csm.

È bene qui evidenziare, tuttavia, che la Riforma, anche in punto Csm, non tocca l’iter procedurale sui disciplinari. Che si cominci da questo punto ove l’eventuale conflitto d’interesse si riduce ad un fantasma esangue.

Da un punto di vista squisitamente tecnico, è bene ricordare quali sono le prerogative di un parlamentare, così come la Costituzione sancisce, eletto dal popolo e che, in quanto tale, gode di una legittimazione di rango superiore che gli consente di essere presente ai lavori del Legislatore.

In secondo luogo, il procedimento disciplinare a carico di Cosimo Ferri è ancora in itinere e solo poche settimane fa veniva diffusa la notizia che veniva negata l’autorizzazione all’utilizzo delle intercettazioni del cd. “caso Palamara” nell’ambito del procedimento disciplinare a carico dello stesso, con 227 voti a favore alla Camera e solo 86 contrari. Tale estesa maggioranza sul “no” trova le proprie ragioni, come spiegato dall’on. Pietro Pittalis, deputato in quota Forza Italia, che era relatore del procedimento in Giunta, “su valutazioni di tipo tecnico e giuridico, senza entrare in alcun modo nel merito politico”.

Pertanto, pur ritenendo quale atto dovuto la bontà del procedimento disciplinare che, per ovvi motivi, deve comunque procedere ad una indagine, allo stesso tempo non è ammissibile che questa possa comprimere prerogative parlamentari, più di quanto non possa, ad esempio, fare un procedimento di natura penale.

Insomma, lasciamo che le misure restrittive siano di competenza degli organi giudicanti e non già del disciplinare in seno al Csm. Quest’ultimo gode già di un notevole potere che non è necessario venga ulteriormente ampliato per fatti concludenti, pertanto si auspica che anche il magistrato e onorevole Cosimo Ferri, fintanto che non intervenga una decisione di qualsivoglia natura e, ad oggi, men che meno prospettata nella forma più embrionale, possa proseguire con serenità ai lavori di riforma, arricchendo il tavolo con tutta la sua esperienza, così come anche garantito dalle prerogative conferitegli in qualità di parlamentare investito del mandato popolare: anche in questo caso vengano estese le garanzie d’innocenza, baluardo delle istituzioni repubblicane.

*Avvocato, direttore Ispeg