di Giacomo Salvini
Il Fatto Quotidiano, 30 ottobre 2024
Nordio vede la maggioranza: corsia preferenziale per la riforma. Il ministro: “È popolare, c’è sfiducia nei magistrati”. Accelerare. A costo di approvare la riforma della separazione delle carriere entro novembre, o al massimo entro la fine dell’anno. È la risposta, o meglio la ritorsione, del governo alla decisione dei giudici del Tribunale di Roma di dichiarare illegittimo il trattenimento di 12 migranti in Albania, a cui il governo ha già risposto approvando un decreto legge. Proprio ieri, tra l’altro, il Tribunale di Bologna ha rinviato alla Corte di Giustizia europea la norma con cui l’esecutivo aveva provato a mettere una toppa alla sentenza. Ma la questione è più ampia e più complessa delle decisioni della magistratura sull’immigrazione: da mesi a Palazzo Chigi aleggia il fantasma di un complotto di una parte della magistratura contro il governo.
Così ieri il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha dato un ordine preciso incontrando in Via Arenula i presidenti delle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato e i rispettivi capigruppo di maggioranza. Durante la riunione, il Guardasigilli ha spiegato che la riforma costituzionale della separazione delle carriere tra giudice e pubblico ministero in discussione alla Camera dovrà avere la precedenza su tutto il resto, a partire dalla riforma del premierato che viene rinviata a data da destinarsi. Nordio ha spiegato che la riforma è “urgente” alla luce delle ultime decisioni dei magistrati, senza entrare nello specifico della sentenza del Tribunale di Roma sul trattenimento dei migranti in Albania. Ma che sia una risposta diretta da parte del governo è apparso chiaro dalle parole del ministro della Giustizia: “La riforma non solo è necessaria ma è anche molto popolare visto il basso grado di fiducia da parte della gente nei confronti della magistratura”, sono state le parole di Nordio secondo due fonti a conoscenza del contenuto della riunione.
Dunque il ministro della Giustizia ha anche stabilito un iter chiaro della legge costituzionale: l’obiettivo è quello di approvarlo a breve in commissione Affari costituzionali della Camera e arrivare in aula entro il mese di novembre. Oggi, durante la conferenza dei capigruppo, quindi la maggioranza di destra chiederà che la separazione delle carriere venga messa all’ordine del giorno dell’aula il mese prossimo. Difficile che ci si riesca, ma al massimo il governo vuole dare il primo via libera entro fine anno. Durante la riunione, Nordio ha anche aggiunto che il via libera definitivo alla riforma costituzionale dovrà essere approvato in via definitiva entro un anno: difficile, se non impossibile, visto che per la Costituzione il Parlamento dovrà approvare la norma in due letture per ogni Camera a distanza non inferiore a tre mesi tra l’una e l’altra.
Tempi così stretti però danno l’idea di un’intenzione del governo: accelerare sulla separazione delle carriere. Per questo Nordio ha aggiunto che il testo non è blindato, ma gli emendamenti dovranno essere concordati tra le forze di maggioranza. Non ci saranno dunque grosse modifiche. Soprattutto non sul sorteggio dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura a cui Meloni tiene molto come risposta ai giudici che, a suo dire, avrebbero proprio quella norma nel mirino perché scardinerebbe il sistema delle correnti.
In un altro vertice si è parlato anche della riforma delle intercettazioni approvata dal Senato, che limita a 45 giorni il termine per gli ascolti. Non ci saranno modifiche nel secondo passaggio alla Camera anche se la Lega spingeva per inserire una deroga per i reati da “codice rosso” contro le donne: questo avverrà con un emendamento in un altro provvedimento.
Oggi invece il Parlamento in seduta comune si riunirà nuovamente per eleggere il giudice della Corte costituzionale. Dopo il passaggio a vuoto su Francesco Saverio Marini, anche la nona votazione non dovrebbe portare all’elezione del giudice costituzionale. Tant’è che gli esponenti di governo non erano stati allertati per essere presenti in aula. Nelle ultime ore ci sarebbero stati dei contatti tra i vertici di Pd e FdI. Decisione comune: evitare blitz e muro contro muro. Ma anche oggi la scheda sarà bianca.