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di Thomas Usan

La Stampa, 30 gennaio 2024

Tredici detenuti si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno. E dal primo gennaio al 30 novembre 2023 sono state ben 1.612 le aggressioni ai danni di agenti di polizia penitenziaria. Quello di oggi, a Imperia, è stato il tredicesimo suicidio in carcere dall’inizio del 2024. Una strage, che conta quasi una vittima ogni due giorni. I casi sono raddoppiati rispetto a un anno fa, quando i suicidi nei penitenziari, a gennaio, erano fermi quasi alla metà: sette.

“Violenze, aggressioni, privazioni, sofferenze d’ogni genere - commenta il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Uilpa -. In carcere non se ne può più e non basta vedere, ma bisogna capire, programmare e intervenire. Allo stato attuale a nostro parere non vi sono più neppure i presupposti giuridici per mantenere le attuali strutture penitenziarie che non assolvono nemmeno minimamente ad alcuna delle funzioni che sono a esse demandate dall’ordinamento”. Il carcere di Imperia è uno dei più piccoli in Liguria e registra alcuni problemi comuni con altri penitenziari, come il sovraffollamento. In questo caso, a fronte di 54 posti disponibili, nella struttura scontano la pena 76 detenuti.

Un dato allarmante che si aggiunge all’aumento dei casi di violenza all’interno degli istituti penitenziari: “Dal 1° gennaio al 30 novembre 2023 sono state ben 1.612 le aggressioni perpetrate da detenuti e internati ai danni di operatori del Corpo di polizia penitenziaria - spiega -, secondo i dati censiti dall’Ufficio Attività Ispettiva e di Controllo del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria”.

Una cifra in netto rialzo in confronto al 2022: “Con una crescita del 39% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (erano state 1.159 ndr), continua irrefrenabile l’escalation di violenza nelle nostre carceri - sottolinea il segretario generale di Uilpa, segno tangibile che anche alcune timide e parziali misure che sono state recentemente introdotte non hanno minimamente inciso sull’ordine e sulla sicurezza penitenziaria, a meno di non voler pensare che abbiano sortito l’effetto contrario a quello che si proponevano”. Nei mesi di ottobre e novembre si sono registrate le percentuali di aggressioni maggiori, rispettivamente, del 50% e del 79% in confronto agli stessi mesi del 2022 e anche in rapporto alla media del periodo da gennaio a settembre dell’anno in corso.

L’appello del sindacato al governo - Dopo il caso di Imperia, De Fazio ha voluto lanciare un appello direttamente al governo Meloni: “Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che qualche giorno fa in Parlamento aveva paragonato i suicidi in carcere a una malattia da accettare - incalza -, intervenendo durante le celebrazioni dell’inaugurazione dell’anno giudiziario ha parlato di ferita. Al Guardasigilli diciamo che le malattie si curano, o quantomeno se ne leniscono i sintomi, e le ferite si rimarginano, purché si sia in grado di somministrare la terapia adeguata”.

Ma non finisce qui: “Dal ministro della Giustizia ci aspettiamo l’indicazione di una strategia e delle soluzioni cliniche, per restare in metafora, e non la presa d’atto di un necroforo - conclude -. Serve subito un decreto carceri per consentire cospicue assunzioni straordinarie, con procedure accelerate, alla sola Polizia penitenziaria mancano 18mila unità, e il deflazionamento della densità detentiva pure attraverso una gestione esclusivamente sanitaria dei detenuti malati di mente e percorsi alternativi per i tossicodipendenti”.