di Gigi Di Fiore
Il Mattino, 7 agosto 2024
I numeri sono da emergenza. Nei primi otto mesi di quest’anno, secondo il Garante nazionale dei detenuti sono stati ben 61, 33 italiani e 28 stranieri, i suicidi nelle carceri italiane. L’associazione Antigone ne conta invece 64. L’ultimo, in ordine di tempo, è un 55enne di origini albanesi che si è impiccato in cella a Biella. Il giorno prima, un 48enne di Montecorvino Rovella in attesa di interrogatorio si è ucciso nella camera di sicurezza del Tribunale di Salerno. Nelle ultime ore, nel carcere di Ariano Irpino un detenuto ha cercato di impiccarsi, salvato da un agente della polizia penitenziaria. Disperazione, gente rinchiusa in strutture lontane dalle zone dove vive la famiglia o priva di legami familiari e con poche risorse economiche per permettersi un avvocato di fiducia. Secondo le statistiche del Dipartimento amministrazione penitenziaria (il Dap), le 190 carceri italiane hanno una capienza di 51.207 detenuti. A fine luglio, nelle celle ce ne erano invece 61.133, di cui 19.150 stranieri e 2.682 donne. È sovraffollamento, con 9.926 detenuti oltre i limiti di capienza delle carceri. I record a Foggia, Varese, Verona e al Regina Coeli di Roma. In estate, significa condizioni di vivibilità impossibili per il caldo, a volte carenza d’acqua e condizioni igieniche approssimative per i servizi da condividere tra più persone.
In Campania, nelle 15 strutture carcerarie i detenuti dovrebbero essere 6.228. A fine luglio erano invece 7.531, che fanno 1.303 oltre la capienza. L’iceberg del sovraffollamento è a Poggioreale, con 2.072 detenuti presenti rispetto a una capienza di 1.624. Celle che scoppiano, vivibilità precaria, aggressioni e spesso liti che il caldo esaspera. Dice Samuele Ciambriello, garante dei detenuti in Campania: “La fotografia è impietosa, con sovraffollamento, assenza di psichiatri e psicologi e, soprattutto, un tasso di suicidi venti volte superiore a quello delle persone libere”. Nei primi tre mesi dell’anno, in Campania si erano suicidati già 5 detenuti. Tra loro, Robert L., che nel 2019 era riuscito a evadere da Poggioreale per essere poi ripreso. Ed è proprio il carcere di Poggioreale, insieme con Pavia, Verona e Teramo, la struttura con il più alto numero di morti “per cause da accertare”. L’alta percentuale di detenuti stranieri non facilita le cose. Bisogna fare i conti con culture e abitudini diverse, in molti casi con difficoltà di comunicazione per la scarsa conoscenza dell’italiano.
Nelle carceri italiane, l’anno record dei suicidi fu il 2022, con 85 casi accertati. Sono stati 70 l’anno successivo. Si legge nel dossier annuale dell’associazione Antigone: “Dalle biografie dei detenuti suicidi emergono in molti casi situazioni di grande marginalità. Molte le persone giovani e giovanissime tra i 26 e i 39 anni, molti gli stranieri. Molte anche le situazioni di presunte o accertate patologie psichiatriche. Alcuni provengono da passati di tossicodipendenza, altre erano persone senza fissa dimora”.
Il decreto carceri, approvato al Senato a inizio mese, sta per diventare legge. Ma oltre a mille nuove assunzioni di agenti penitenziari, per la vivibilità dei detenuti prevede solo un aumento mensile di telefonate ai familiari da quattro a sei. Nulla invece sulla richiesta di più operatori, come psicologi e assistenti sociali, che da tempo sono in cima alla lista degli interventi sollecitati dal Garante dei detenuti. Spiega Ciambriello: “La Campania è la seconda regione italiana, dopo la Lombardia, per indice di sovraffollamento. La metà dei detenuti deve scontare meno di due anni. Basterebbe applicare per questi le misure alternative previste dal nostro ordinamento”.
L’esasperazione che sfocia nei suicidi esplode nel primo periodo di detenzione. Nella statistica dei suicidi di inizio anno, in 24 casi erano persone in cella da meno di sei mesi, in nove casi erano ai primi 15 giorni di detenzione, mentre, dato che fa riflettere, in 17 casi si trattava di persone in attesa di giudizio. Insomma, l’esasperazione non nasce quasi mai tra chi deve scontare una pena definitiva, ma tra chi vive l’incertezza di un processo in corso o è da poco detenuto. Da qui l’analisi di Ciambriello: “Servono figure di ascolto, con finanziamenti ministeriali per assumere psicologi, psichiatri, assistenti sociali, pedagogisti, tecnici della riabilitazione. I suicidi non sono prevedibili, ma si possono prevenire e non solo con teorici protocolli”.
Con il caldo, la vivibilità nelle carceri potrebbe migliorare garantendo frigoriferi e ventilatori, con le celle tenute aperte fino alle 20. Ma se il Garante dei detenuti nazionale, Maurizio D’Ettore, parla di “dignità della pena accanto alla certezza della pena”, i vincoli dei regolamenti possono essere sciolti solo da provvedimenti del Dap o da norme ministeriali. E il Consiglio dei ministri potrebbe oggi discuterne, al di là del decreto carceri in approvazione.










