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di Ilaria Quattrone

fanpage.it, 13 settembre 2023

Aumentano i suicidi negli istituti penitenziari in Italia. A Milano, due giorni fa, si è tolto la vita un uomo di 35 anni. È un’emergenza ignorata dalla politica: “Nel 2022 ci sono stati 85 morti. Sembrerebbe che i dati raccolti nel 2023 siano peggiori”, ha spiegato a Fanpage.it Luigi Pagano, per anni direttore del carcere di San Vittore.

Alcuni giorni fa un uomo di 35 anni si è tolto la vita nel carcere di San Vittore a Milano. Il 35enne aveva problemi di tossicodipendenza e si procurava volontariamente ferite. Era stato trasferito in una sezione dedicata proprio a persone aggressive per sé e per gli altri ed era seguito dal punto di vista psichiatrico. Quello di San Vittore non è l’unico caso: qualche giorno prima si è suicidato un altro detenuto nel carcere di Busto Arsizio.

Anche al carcere Regina Coeli di Roma un ragazzo di 21 anni si è tolto la vita e un altro ha tentato il suicidio a Viterbo. La situazione peggiora di anno in anno: le condizioni degli istituti penitenziari, infatti, non fanno che aumentare il rischio di gesti estremi. “Purtroppo temo che manchi una progettualità sugli istituti penitenziari sia da sinistra che da destra”, ha spiegato a Fanpage.it Luigi Pagano, per anni direttore del carcere di San Vittore e poi di quello di Bollate.

Dottor Pagano, perché negli ultimi anni si è registrato un incremento di suicidi in carcere?

Sono circa due anni che si registra un aumento di suicidi nelle carceri. Nel 2022 ci sono stati 85 morti. Sembrerebbe che i dati raccolti nel 2023 siano peggiori.Purtroppo temo che manchi una progettualità sugli istituti penitenziari sia da sinistra che da destra. E quando in un carcere, dove già vivi male perché ti manca la libertà e perché è sovraffollato, non sussiste la dignità della persona e non si lavora per il reinserimento sociale, i detenuti e gli operatori avvertono la determinatezza della situazione. Credo che questo non faccia che aumentare l’ansia. E, in questi casi, soprattutto tra più deboli - tra questi ci sono anche molti dipendenti - c’è chi cede.

Negli ultimi giorni si sta discutendo molto del Decreto legge Caivano, ha senso inasprire le pene se poi non ci sono investimenti sugli istituti penitenziari?

Credo che, nel caso di minori in carcere, la situazione sia addirittura peggiore. A mio parere, una prevenzione che passa attraverso l’aumento delle pene non sia valida. Dovrebbe essere annessa a un cambiamento sociale che passa attraverso la scuola e strumenti simili. Poi sì, portare le persone soltanto in carcere serve a poco perché potrebbe portare a replicare un crimine e a rinsaldare lo stigma. Se non sussiste un’attività trattamentale, che ripeto passa dal reinserimento sociale, si arriva all’84 per cento di recidiva. E così non si fa che spostare il problema. Soprattutto in caso di minori c’è il rischio che escano molto più addestrati al crimine di quando sono entrati.

L’uomo che si è suicidato nel carcere San Vittore aveva problemi di tossicodipendenza e praticava atti autolesionismo. Servirebbero più comunità?

Il carcere San Vittore è tra le strutture dove l’attività delle Asl è tra le più dinamiche. Ha sempre funzionato. Il problema è che, anche in questo istituto, manca un’azione di prevenzione e spesso anche i servizi. Non è infatti solo un problema di comunità: è necessario dare un servizio migliore e adeguato alla persona. C’è poi un altro problema che è quello della doppia diagnosi. Purtroppo mancano strutture all’esterno e queste situazioni si stanno riversando sempre più nelle carceri. Il problema è che gli istituti penitenziari amplificano queste difficoltà: se metti insieme problemi psichici, tossicodipendenza e una struttura con condizioni precarie aumenta il rischio che i più deboli compiano gesti estremi. Nonostante esistano leggi che prevedono misure alternative, sussiste sempre il problema del sovraffollamento. Spesso inoltre per coloro che vivono in carcere mancano elementi esterni sui quali appoggiarsi. Per questo bisogna dare loro la possibilità di vivere degnamente.

Perché non si investe sul carcere?

Il carcere non porta consensi: investirci su significa sbilanciarsi politicamente. Manca un progetto amministrativo e non ci si interessa seriamente agli istituti penitenziari. Vengono utilizzati solo in senso di prevenzione: “Attenzione se fai il cattivo, ti mando in carcere” dimenticandosi però che, secondo la Costituzione, si deve rispettare la dignità dei detenuti e pensare al reinserimento sociale.