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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 5 marzo 2024

E l’Aiga chiede al ministro Nordio l’istituzione di un tavolo tecnico. I penalisti italiani il prossimo 20 marzo si asterranno dalle udienze e hanno organizzato una manifestazione nazionale a Roma. L’Unione Camere penali italiane nella delibera con la quale proclama la giornata di agitazione mette in evidenza come “il fenomeno dei suicidi avvenuti in carcere nei primi 58 giorni del 2024 è in continua ascesa circa uno ogni due giorni” e “appare oramai improcrastinabile un immediato intervento del governo e della politica, tutta, al fine di arginare la strage in atto”.

Secondo l’Ucpi “occorre sensibilizzare l’opinione pubblica e, soprattutto, persuadere il governo, il Parlamento e la politica tutta circa la necessità di adottare atti di clemenza generalizzati, quali l’indulto o l’amnistia, legiferare urgentemente in materia di concessione della liberazione speciale anticipata, introdurre il sistema del “numero chiuso” ovvero ogni altro strumento atto a limitare in futuro il ripetersi del fenomeno del sovraffollamento, prevedendo misure extradetentive speciali per detenuti in espiazione breve e operare una congrua depenalizzazione, oltre che ridimensionare l’impiego delle misure cautelari personali intramurarie, riconducendole ai principi liberali del minor sacrificio possibile e della presunzione di innocenza”.

L’Unione Camere penali italiane denuncia che “nonostante l’emergenza umanitaria in atto imponga un cambio di passo immediato, non si è ancora registrata una chiara e netta presa di posizione del governo volta a rimediare all’ingravescente fenomeno del sovraffollamento” e “ribadisce con forza e determinazione il proprio appello al governo e a tutte le forze parlamentari affinché si possa realizzare, tutti insieme, l’obiettivo di arrestare con efficacia il terribile fenomeno dei suicidi in carcere, con l’assoluta convinzione che “non c’è più tempo”“.

I penalisti italiani sottolineano come “ogni giorno trascorso senza che siano attuati rimedi idonei a scongiurare la morte, per malattia e per suicidio, negli istituti penitenziari non può che accrescere le responsabilità, politica e morale, di coloro che tale fenomeno hanno l’obbligo di affrontare con rimedi urgenti e inderogabili”. Nella delibera si evidenzia il pericolo concreto che togliersi la vita in carcere possa rappresentare, per i tanti oppressi, una “soluzione” da emulare, per sfuggire a condizioni di privazione della libertà sempre più umilianti e disumane” che “il sovraffollamento carcerario, la patologica carenza negli organici di agenti penitenziari, di medici e psichiatri e di operatori sociali acuiscono le già penose condizioni di vita dei detenuti” e che “preoccupa ulteriormente il susseguirsi di episodi di violenza sui detenuti”.

Anche l’Associazione italiana giovani avvocati sottolinea in una nota le sue preoccupazioni per i suicidi in carcere che “denotano un problema sociale non più procrastinabile e in preoccupante e progressiva ascesa, ormai da anni. Il problema dei suicidi è chiaramente interconnesso con le macro questioni inerenti il costante aumento del sovraffollamento carcerario, le consistenti carenze organiche, nonché i deficit strutturali della gran parte delle nostre carceri”. L’Aiga si dice convinta che “sia necessaria una riforma strutturale dell’Ordinamento penitenziario” e ha chiesto al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, consapevole della Sua attenzione al tema carceri, l’istituzione di un tavolo tecnico finalizzato a elaborare una riforma organica dell’attuale ordinamento penitenziario.

La nota dell’Aiga si conclude sottolineando che “la recentissima sottoscrizione del Protocollo tra l’Aiga e il Cesp (Centro Europeo di Studi Penitenziari), contribuisce ad evidenziare la volontà della giovane avvocatura di voler essere parte attiva e propositiva nell’affrontare questa vera e propria emergenza sociale, condividendo ed ampliando l’insieme di esperienze e professionalità così da poter fornire al ministero e all’Amministrazione penitenziaria il miglior contributo possibile”.