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di Paolo Pandolfini

Il Riformista, 21 marzo 2023

Il monito del presidente Petrelli: “Uno Stato civile non può non assumersi la responsabilità della vita dei detenuti”. L’allarme del Partito Radicale. “La politica deve assumersi la responsabilità di questa crisi: uno Stato civile non può non assumersi la responsabilità della vita dei detenuti”, ha ricordato il presidente dell’Unione delle Camere penali, l’avvocato romano Francesco Petrelli, aprendo ieri a Roma la manifestazione dal titolo “Non c’è più tempo” per denunciare l’emergenza delle carceri italiane. L’iniziativa è stata accompagnata da una giornata di astensione dalle udienze. “Non c’è più tempo per il numero e la frequenza dei suicidi, uno ogni tre giorni, per il sovraffollamento, che continua ad aumentare andando verso la soglia che ha fatto condannare l’Italia dalla Cedu”, ha sottolineato Petrelli, indicando che ogni mese “ci sono 400-500 ingressi”. La piaga dei suicidi in carcere, già 26 dall’inizio dell’anno, è del tutto dimenticata dalla maggioranza di governo (ieri alla manifestazione era presente solo il senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin).

Il Partito Radicale da almeno due anni denuncia come la malattia psichiatrica tra i detenuti sia divenuta la più grave criticità, che assieme al sovraffollamento si è trasformata in arma a orologeria, considerata la recente circolare del Dap che ha chiuso i detenuti in cella, eliminando ogni possibilità per loro di trascorrere la giornata nei corridoi delle sezioni. E ciò anche ovviando in termini per lo più pratici ai mai superati limiti dei 9 mq della nota sentenza Torreggiani che nel 2013 condannava l’Italia a risarcire i detenuti per violazione dell’articolo 3 Cedu per i trattamenti inumani e degradanti di una detenzione in sovraffollamento. “Si può dire che in tema di sovraffollamento siamo corsi indietro rispetto a questa pronuncia”, ha affermato Simona Giannetti, avvocata penalista di Milano e consigliere generale del Partito Radicale, che nell’ultimo anno ha visitato le celle di Opera e San Vittore. “In tutte le occasioni abbiamo denunciato su Radio Radicale la presenza della terza branda in ogni cella, con l’impossibilità dei detenuti di deambularvi”, ha aggiunto Giannetti. Ed è di questa settimana il comunicato del Partito Radicale che ha definito “strage di Stato” le morti in carcere. “II sovraffollamento strutturale, i malati psichiatrici e non, ristretti e non curati adeguatamente, il carcere preventivo, gli ergastoli bianchi, i tanti troppi suicidi, i pestaggi, come quello di Foggia, sono la cifra della strage di diritto e di vite umane che si consuma nelle carceri italiane”, si legge nella nota del Partito Radicale.

Sul punto è intervenuto anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ribadendo la necessità di “interventi urgenti” e richiamando l’attenzione delle istituzioni affinché “non si sentano estranee a quel mondo”. Nell’ordine delle urgenze, Mattarella ha ribadito la priorità alle criticità del sovraffollamento e dell’emergenza sanitaria. La Lombardia è in cima alle Regioni con il maggior sovraffollamento con il 140% dei detenuti, preceduta solo dalla Puglia che fa da capolista con il 150%. “Governo, ministro della Giustizia, Parlamento non possano non tenere in conto che servono misure urgenti e di coraggio politico, serve un indulto, serve dare seguito alle richieste di misure alternative e non mandare in carcere chi ha pene prossime all’anno e mezzo da scontare, serve diffondere in modo effettivo e non solo nei convegni la pratica di non abusare della custodia cautelare in carcere”, hanno sottolineato i penalisti che sono intervenuti ieri alla manifestazione. Il risultato di anni di politica carcerocentrica, al fianco della carenza di posti nelle Rems, ha fatto diventare il carcere “una discarica sociale”.

A San Vittore l’80% della popolazione detenuta è caratterizzata da disagio psichiatrico, con notevole e non dovuto aggravio delle condizioni di afflizione della detenzione nel suo complesso. Senza dimenticare, poi, le difficoltà della polizia penitenziaria, con tre agenti morti per suicidio dall’inizio dell’anno. Sul fronte riforma della giustizia, la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi ha chiesto invece ieri un segnale sulla separazione delle carriere. “Tanto rumore per nulla: dopo gli annunci un nulla di fatto. Ora pare che il governo assuma una sua iniziativa e quindi è di nuovo tutto fermo nonostante ci siano varie proposte parlamentari incardinate da mesi. Sembra il gioco dell’oca. Non servono passi indietro, ma passi avanti per portare a compimento una riforma che il Paese attende da troppi anni”, ha dichiarato Boschi.