di Maria Novella De Luca
La Repubblca, 16 settembre 2024
Valanga di audizioni perché non arrivi in Aula: ignorati gli appelli della Consulta. Il Pd: “Siamo all’ostruzionismo, la battaglia slitta ancora. Chiamate sigle improbabili solo per perdere tempo”. E sempre più malati per il diritto a morire prendono la via della Svizzera. La sofferenza può attendere, la Politica ha altro da fare. Si apre con una nuova sconfitta sul fronte della legge sul suicidio assistito questo autunno 2024, segnato ormai da decine e decine di malati terminali e persone con gravissime disabilità che si mettono in viaggio verso la Svizzera per essere aiutati a morire, in un infinito pellegrinaggio del dolore. O scelgono di restare e combattere - a volte per anni - nei tribunali di tutta Italia per ottenere la libertà di scelta sul fine vita.
Un nuovo fallimento in totale disprezzo verso le richieste della Corte Costituzionale, che fin dal 2019, con la sentenza sul caso Dj Fabo che ha definito con chiarezza possibilità e limiti del suicidio assistito rendendolo legale anche in Italia, chiede al Parlamento di varare una legge. Richiesta ribadita dalla Consulta con una nuova sentenza il 18 luglio scorso.
Tutto da rifare, si torna in commissione - Niente da fare. Il testo incardinato in commissione al Senato, il disegno di legge del Pd Alfredo Bazoli, avrebbe dovuto essere discusso in aula il prossimo 17 settembre, come prevede il regolamento di Palazzo Madama per i provvedimenti che hanno le firme di un terzo dei senatori. Ma l’arrivo in aula sarà poco più che un atto formale. Le due commissioni deputate, Sanità e Giustizia, in sette mesi non hanno quasi mai esaminato il testo, quindi si deve ripartire dall’inizio. “Pur di evitare che si giunga alla discussione - denuncia il senatore Bazoli - la Destra ha chiesto ben novanta audizioni di soggetti anche del tutto estranei all’argomento, con un intento puramente dilatorio. A parole, dal presidente del Senato Ignazio la Russa, alla presidente della Commissione Giustizia Giulia Bongiorno, ci danno tutti ragione dicendo che è un tema importante e che va affrontato. Nei fatti invece stanno impantanando tutto cercando di allungare i tempi all’infinito. La verità è che non vogliono affrontare la discussione di un tema così difficile e sul quale la Consulta ha dato indicazioni precise”.
Valanga di audizioni di sigle cattoliche - “Noi abbiamo chiesto 13 audizioni e tutte di merito - incalza anche la capogruppo del Pd in Commissione Affari sociali Sandra Zampa - mentre il centrodestra ha proposto nomi e associazioni davvero improbabili, soltanto per allungare i tempi. È evidente - aggiunge - che così facendo stiano prendendo in giro non solo noi, ma anche la Cei che sul punto è stata molto chiara e la Corte costituzionale che si è espressa con diverse sentenze”.
Basta scorrere infatti l’elenco delle associazioni chiamate per essere “audite”, il 90 per cento di area cattolico-integralista, per capire il colpo di mano della maggioranza per affossare la legge. Accanto alle necessarie sigle della medicina palliativa, degli ordini dei medici, del mondo giuridico, dei componenti del Comitato di Bioetica e di realtà laiche come l’Associazione Luca Coscioni, troviamo una valanga di organismi di impostazione confessionale. Family Day, Movimento per la Vita, Psicologi cattolici, Associazione di pastorale sanitaria, Network Ditelo sui Tetti (punto fondante riconoscere i diritto del concepito contro la 194). Ma anche l’Associazione umanitaria Padania, Giuristi per la vita, Associazione San Tommaso Moro, Scienza e Vita, Accademia Pontificia per la Vita, compresa suor Roberta Vinerba, teologa, voce e volto di Tv2000, esperta di giovani e di adolescenza, ma non certo di bioetica.
Ignorata la Consulta - Novanta audizioni in tempi diluiti per arrivare alla legge di Bilancio quando, naturalmente, l’economia avrà la precedenza. Insomma, denunciano i senatori Pd, “un vero e proprio ostruzionismo”. Del resto che Lega e Fratelli d’Italia sulla linea dei Pro Life, tenacemente contrari a ogni apertura sulle scelte di fine vita, vogliano rinviare sine die un tema così spinoso è stato chiaro fin da subito. (Ma anche Forza Italia, per diretta ammissione di Antonio Tajani, ha affermato che prima del fine vita “dobbiamo pensare alla legge di bilancio). Appunto: la sofferenza (degli altri) può attendere. La questione è ancora più complessa: se si arrivasse alla discussione del testo Bazoli, che recepisce in modo abbastanza fedele la sentenza della Consulta, gli avversari della legge dovrebbero smentire, di fatto, quanto affermato dalla Corte Costituzionale. La cui sentenza del 2019, in assenza di una legge, oggi permette già il suicidio assistito in Italia, con il supporto del servizio sanitario nazionale.
Anna, Gloria e Sibilla - Peccato che come dimostrano le eroiche storie di Federico Carboni “Mario”, di “Anna” e di “Gloria”, tutti assistiti dall’Associazione Luca Coscioni, per arrivare ad ottenere il diritto di una morta assistita ci siano voluti anni di battaglie legali. Diritto negato invece, tragicamente, a Sibilla Barbieri, 58 anni, paziente oncologica, cui la Asl di appartenenza, a Roma, negò nel 2023 l’accesso al suicidio assistito perché non sarebbe stato presente il requisito del trattamento di sostegno vitale. Sibilla è morta in Svizzera il 6 novembre dello scorso anno, accompagnata dal figlio Vittorio Parpaglioni e da Marco Perduca dell’Associazione Coscioni. Così come dovrà forse partire per Zurigo anche Martina Oppelli, 49 anni di Trieste, tetraplegica, affetta da sclerosi multipla, cui l’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina continua a negare l’accesso al suicidio assistito, sostenendo anche in questo caso che Martina Oppelli non sarebbe in vita perché legata a trattamenti di sostegno vitale, uno dei requisiti fondamentali indicati dalla Consulta nel 2019 per accedere al suicidio assistito.
Migliaia di richieste sul fine vita - Requisiti che di fatto escludono un’infinità di malati dall’accesso alla morte assistita, a cominciare dai malati oncologici. Intanto migliaia di persone che vivono indicibili sofferenze chiedono giustizia. “Negli ultimi dodici mesi - si legge sul sito dell’Associazione Coscioni, mesi sono arrivate 15.559 richieste di informazioni sul fine vita. Si tratta di una media di 43 richieste al giorno con un aumento del 28% rispetto al 2022. Nel dettaglio: 3.302 scambi di informazioni su eutanasia e suicidio medicalmente assistito, 9 richieste al giorno, +43% rispetto all’anno precedente, e 823 scambi rispetto all’interruzione delle terapie e la sedazione palliativa profonda, circa 2 richieste al giorno, +27% rispetto l’anno precedente. Con azioni di disobbedienza civile molti malati vengono accompagnati in Svizzera dai volontari di “Soccorso civile” dell’Associazione Coscioni che al rientro in Italia si autodenunciano.
Disobbedienza civile - Nell’assenza di una legge - il disegno di legge Bazoli è stato criticato da più parti e dall’Associazione Coscioni perché restrittivo nei confronti della sentenza della Consulta del 2019 - non restano appunto che le strade giudiziarie o l’emigrare per morire con dignità. “Noi continueremo a batterci nei tribunali per aiutare chi vuole ottenere il suicidio assistito in Italia e ad accompagnare in Svizzera chi non riuscirà a ottenere questo diritto in Italia. La vera agenda politica sull’eutanasia e fine vita - ha spiegato Marco Cappato nei giorni scorsi - la stiamo facendo noi con le disobbedienze civili e nelle aule di giustizia. Il Parlamento non ha fatto nulla in questi anni, i capi dei partiti preferiscono non affrontare questo tema, noi saremo i primi a salutare non una legge purché sia ma una buona legge che garantisca a tutti il diritto a scegliere liberamente il proprio fine vita”.










