di Ermes Antonucci
Il Foglio, 15 agosto 2024
Intervista all’ex senatore Marcello Dell’Utri, tra i fondatori di Forza Italia: “Bene la campagna di FI sul carcere, anche se in ritardo. Marina e Pier Silvio dicono cose giuste sui diritti civili, ma non è detto che faranno breccia nel partito. Sulle carceri Forza Italia ha fatto bene a svegliarsi, anche se “avrebbe dovuto farlo molto prima”. Le posizioni securitarie di Lega e Fratelli d’Italia “sono becere e contro lo spirito della Costituzione”. L’attenzione mostrata da Marina e Pier Silvio Berlusconi verso una maggiore tutela dei diritti civili è giusta e positiva, ma “non è detto che riuscirà a fare breccia in Forza Italia”.
Entrambi, comunque, “non hanno alcuna intenzione” di scendere in campo in prima persona. Musica e parole di Marcello Dell’Utri, che al Foglio affida le sue riflessioni sull’emergenza carceraria (e non solo). Oggi, come ogni Ferragosto, i militanti del Partito radicale visiteranno diversi istituti di pena, stavolta in compagnia di esponenti di Forza Italia, con cui a inizio mese è stata lanciata la campagna “Estate in carcere” per denunciare le gravissime carenze delle strutture di detenzione: sovraffollamento del 130 per cento (61 mila detenuti per 47 mila posti), 66 suicidi da gennaio, mancanza di personale, strutture fatiscenti, gravi carenze igieniche e sanitarie. È stato Tajani in persona a presentare con i radicali l’iniziativa per sensibilizzare sul problema del sovraffollamento.
“L’iniziativa di Forza Italia è senza dubbio positiva. Avrebbero potuto pensarci prima… In passato questa sensibilità è mancata”, dice Dell’Utri, che in carcere ci ha trascorso circa quattro anni (più un anno e mezzo di arresti domiciliari) per una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa. Ottantadue anni (fra poco, l’11 settembre, ottantatré), ex senatore, fondatore di Publitalia e poi co-fondatore di Forza Italia, Dell’Utri ha una visione netta sull’emergenza carceraria: “Tutto ciò che si fa in questa materia è positivo ma poco, pochissimo, si è fatto finora. Va bene visitare le carceri, ma l’importante poi è fare, non chiacchierare. Sulle carceri si è chiacchierato troppo”.
Una settimana fa, il Parlamento ha dato il via libera al decreto sulle carceri del governo, predisposto dal ministro Nordio. Nei giorni scorsi abbiamo raccontato su queste pagine come molte delle proposte avanzate da Forza Italia per favorire la riduzione del sovraffollamento (tramite il rafforzamento della liberazione anticipata o della semilibertà) si siano scontrate contro il muro alzato da Lega e Fratelli d’Italia, contrarie a qualsiasi misura “svuota-carceri”. Col risultato che alla fine il decreto approvato dal governo prevede ben poco per intervenire, nell’immediato, contro l’emergenza. Dice Dell’Utri: “Diminuire il sovraffollamento non è uno svuota-carceri, ma è dare dignità al sistema penitenziario, perché non è pensabile mettere in carcere 14 mila persone in più rispetto alla capienza. In questo modo il carcere non è più uno strumento per il reinserimento sociale del detenuto, come dice la Costituzione, ma diventa uno strumento per rafforzare la delinquenza. Per questo il discorso di Lega e Fratelli d’Italia, dei cosiddetti ‘duri e puri’, è becero, è fuori da ogni logica costituzionale. Si confonde il comminare una pena giusta con il costringere i detenuti a vivere in una condizione di inciviltà”.
La campagna di sensibilizzazione di FI sui diritti dei detenuti giunge in seguito agli interventi pubblici di Marina e Pier Silvio Berlusconi in favore di una maggiore attenzione al tema dei diritti civili. Gli eredi di Berlusconi stanno ispirando Forza Italia? “Questo non glielo so dire - replica Dell’Utri - So che sono delle riflessioni molto giuste e positive. Conosco Marina e Pier Silvio e so bene come la pensano. Sono persone molto intelligenti e attente alla società civile. Poi non so se Forza Italia sarà capace di ascoltarli”. Auspica in futuro un impegno in prima persona nel partito da parte di Marina o di Pier Silvio? “Credo che una cosa del genere non avverrà mai”, replica secco l’ex senatore.
La rinnovata attenzione di Forza Italia ai diritti, peraltro, sembra andare oltre i detenuti. È notizia di ieri lo scontro fra gli azzurri e la Lega attorno al tema dello ius soli. Di fronte alle voci su una possibile apertura di FI, il Carroccio ha attaccato l’alleato di governo con un post molto critico, accompagnato da un fotomontaggio in cui Antonio Tajani viene affiancato alla segretaria del Pd Elly Schlein. Dura la replica di FI: “La nostra strategia è colpire gli avversari, non gli alleati. Noi siamo contrari allo ius soli ma siamo invece aperti allo ius scholae”. E chissà se persino oggi sui detenuti Forza Italia e Lega troveranno modo di attaccarsi a vicenda.
A Dell’Utri, intanto, chiediamo qual è il ricordo più doloroso della sua lunga detenzione in carcere. “Ciò che mi è più rimasto impresso nella mente è il disinteresse totale verso la rieducazione e la riabilitazione del detenuto. Mi ha fatto male questa contrapposizione tra la guardia e il ladro. Il carcerato così fatica ad avere rispetto per lo stato. A dominare è il sentimento di odio”, racconta l’ex senatore. “Ogni carcere è un principato. Ogni direttore fa le sue regole. Ci sono quelli illuminati e quelli non illuminati. Io ne ho visti di entrambi i tipi. Sulla formazione e il reinserimento dei detenuti ci sono iniziative lodevoli, soprattutto da parte di volontari, ma sono poche”.
Cosa si può fare per dare dignità e speranze a un carcerato? “La risposta è nel lavoro e nello studio”, replica subito Dell’Utri. “Sono due cose che, se applicate con serietà, possono migliorare la condizione di vita dei detenuti e prepararli ad avere una vita normale una volta tornati in libertà. Il lavoro è importantissimo, ma anche lo studio. Ho visto gente che con lo studio si è riscattata, è veramente diventata un’altra persona. Bisognerebbe quindi intervenire in questa direzione. Se si danno speranze il carcerato vive meglio”. “A me ha salvato il libro - prosegue Dell’Utri - L’impegno di studiare e dare un esame, avere un appuntamento importante in cui misurare le proprie facoltà, il superamento di un limite, tutto ciò mi faceva dimenticare dove mi trovavo. Studiavo come se stessi a casa a Milano o a Roma. È chiaro poi che spesso c’erano dei problemi, ad esempio l’assenza di illuminazione. Però il libro mi ha salvato, questo lo posso dire”.
Quello che è brutto, aggiunge Dell’Utri, è che “spesso il carcerato si lascia andare, perché si sente abbandonato”. A ricordarlo, tristemente, è il numero di detenuti che da inizio anno si sono tolti la vita (66), un record storico. “Ho assistito con dolore a casi del genere, oppure a tentativi di togliersi la vita. Persone salvate per miracolo, colte con la corda attorno al collo”, racconta Dell’Utri. “Io personalmente con un detenuto tunisino ho agito quasi da psicologo, parlandogli, cercando di farlo ragionare piano piano, e scoprendo perché cercava di suicidarsi: si sentiva abbandonato e impotente. Chiedeva delle cose stupide, un lenzuolo o una coperta in più, ma gli dicevano sempre di no. E lui tentava di ammazzarsi per questo. Sono cose allucinanti”. Per queste ragioni, conclude Dell’Utri, “la presenza dei volontari che controllano, parlano, dialogano con i detenuti è importantissima”.