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di Giada Salvati         

abruzzolive.it, 9 luglio 2023

L’istruzione è riconosciuta come elemento essenziale del trattamento penitenziario e costituisce una necessità finalizzata alla rieducazione ed al reinserimento nella società della persona ristretta, alla fine della pena. La scuola nel contesto carcerario è fondamentale ed ha un notevole valore, in quanto offre ai detenuti una possibilità di riscatto, permettendo loro di completare gli studi interrotti e di conseguire un diploma di maturità.

Studiare in carcere rappresenta un percorso di formazione che molti detenuti scelgono, frequentando le attività didattiche per cinque anni, alla fine dei quali devono affrontare l’esame di stato. Questo è quanto hanno vissuto i quattordici studenti-ristretti dell’Istituto agrario “Arrigo Serpieri” - sede Casa di reclusione di Sulmona, che hanno dimostrato grande impegno e capacità. “L’esperienza in qualità di presidente agli esami di stato, presso la sede Casa di reclusione di Sulmona, è stata una tra quelle che, nei miei quarant’anni di scuola, considero tra le più significative che abbia mai fatto sul piano umano e professionale”, racconta la presidente della commissione Agata Nonnati, evidenziando l’emozione ed il grande desiderio dei detenuti di dimostrare il meglio di sé, con l’aiuto di quei docenti che ogni giorno scelgono di fare scuola in un luogo dove la loro straordinaria presenza dimostra come quelle ore di lezione possano rappresentare una speranza che illumina le giornate, grazie al rapporto umano che accende motivazione e desiderio di apprendere.

“Un ringraziamento alla commissione e, in particolare, ai commissari interni e alla professoressa Daniela Verzino, referente della sede carceraria, che hanno dimostrato come la scuola possa cambiare destini che sembrano già segnati”, aggiunge la Presidente Nonnati. I docenti Maria Clara Patierno e Antonietta Ferrucci, Commissari esterni, sottolineano quanto sia stato emozionante “vedere uomini adulti agitati come ragazzini”, riconoscendo loro il merito di essersi impegnati al massimo, mossi da un forte desiderio di rivalsa e di affermazione di una personale scelta consapevole, e descrivendo l’esperienza di partecipare come membri esterni all’esame di stato in una Casa di reclusione come profondamente formativa, nella convinzione del valore salvifico della cultura.

“Professore, voi siete una finestra sul mondo”: è la frase che, in tanti anni di insegnamento nella sede carceraria di Sulmona, ha sempre colpito ed emozionato il professore Paolo Di Persio, docente di scienze agrarie e commissario interno agli esami di maturità, che mette in rilievo come possa dare una particolare soddisfazione fare lezione a persone adulte, che in precedenza non hanno avuto né la possibilità né le condizioni per studiare, a causa dei loro trascorsi travagliati.

Daniela Verzino, docente di italiano e storia, commissario interno e responsabile della sede Ipaa, insegna in carcere da otto anni e racconta il senso di umanità trasmesso dagli studenti-ristretti, il loro rispetto e l’educazione nei confronti degli insegnanti, il desiderio di apprendere, nonostante non siano dei ragazzi in età scolare, sottolineando come ogni anno, agli esami di stato, si rinnovino le emozioni per i docenti, ma soprattutto per i candidati, nell’affrontare un momento della propria esistenza che ciascuno ricorderà per sempre: la scuola rappresenta una notevole opportunità per trasmettere agli studenti un senso di rinascita, e l’approfondimento di aspetti culturali specifici contribuisce ad arricchire ed a formare la loro personalità, favorendo una crescita interiore che migliora la qualità della loro vita.

“Ringrazio tutti i componenti della commissione, ed in particolare la presidente Agata Nonnati, che hanno dimostrato grande professionalità, ma anche sensibilità nei confronti dei nostri studenti - conclude la professoressa Verzino - ed un ringraziamento sentito va al dirigente scolastico dell’Istituto agrario “Arrigo Serpieri” Francesco Di Girolamo, a tutti i docenti, al direttore della Casa di reclusione Stefano Liberatore, alla dottoressa Ranalli, capo Area trattamentale, alle educatrici ed a tutti gli operatori penitenziari e scolastici, che lavorano quotidianamente in sinergia per la realizzazione di un percorso formativo, che si rivela importantissimo in tale contesto, merito del lavoro di equipe che pone al centro dell’attenzione gli studenti-ristretti, ai quali è garantito il diritto all’istruzione ed è consentito di fare tesoro della cultura, in previsione di un futuro migliore”.