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di Viola Giannoli, Liana Milella

La Repubblica, 12 febbraio 2023

Dalla Suprema Corte un possibile spiraglio. L’anarchico in sciopero della fame trasferito nell’ospedale San Paolo di Milano per ordine del Guardasigilli, Carlo Nordio. Due colpi di scena, nel giro di poche ore, nel caso di Alfredo Cospito. L’anarchico da 115 giorni in sciopero della fame lascia il carcere di Opera e viene trasferito in ospedale. L’ordine arriva dall’alto, direttamente dal Guardasigilli Carlo Nordio. E, a sera, Repubblica viene a sapere che Piero Gaeta, il sostituto procuratore generale della Cassazione, la Corte che dovrà esprimersi il 24 febbraio sulla revoca del carcere duro, ha chiesto di “annullare il 41 bis” per Cospito. E questo cambia radicalmente tutta la storia.

L’orologio dei medici del San Paolo segna le 18.39 quando l’anarchico entra in una delle camere riservate ai detenuti in regime di 41 bis dell’ospedale milanese. Cinque ore prima del trasferimento in ospedale, era stato il medico di parte, Andrea Crosignani, a visitarlo per la prima volta da quando era a Opera: “Ormai Cospito pesa 71 chili ed è a rischio di edema cerebrale e aritmie cardiache potenzialmente fatali. Le sue condizioni sono serie. È lucido, presente a sé stesso, cammina ancora, ma basta poco perché la situazione precipiti senza segni particolari di allarme preventivo”.

Crosignani affida le sue drammatiche considerazioni a una serie di audio e li invia all’avvocato di Cospito, Flavio Rossi Albertini. Sono vocali che scuotono anche perché il professore non indora di certo la pillola, come quando dice che “Cospito non ha alcuna intenzione di fermare il suo digiuno”. Poco prima, il colloquio tra l’anarchico e un’altra legale della difesa, Maria Teresa Pintus, viene interrotto dagli infermieri per una serie di prelievi. Tra questi non ci sono quelli più strategici perché, come dice lo stesso medico, non è possibile farli a Opera.

Il responso dettagliato del medico esce in agenzia e viene letto subito dal ministro Nordio che si trova a Treviso. L’ex pm capisce che la situazione sta precipitando, e a chi gli chiede, come Repubblica ha fatto, cosa pensa di fare, risponde: “Me ne sto occupando adesso”. E ai suoi dà un ordine: “Cospito va trasferito”.

Il destino dell’anarchico diventa all’improvviso un altro. Venerdì era blindato ad Opera. Ieri, quando finalmente dopo due settimane di pressioni del suo avvocato contrapposte alla lenta burocrazia carceraria, il professore di parte lo visita e con voce pacata lancia l’allarme, la storia cambia. Si mette in moto tutta la catena che porta, poco più tardi, al viaggio di Cospito verso l’ospedale che dista giusto 15 minuti di auto. “Un trasferimento in via precauzionale su indicazione dei sanitari”, dice il ministero della Giustizia. E qui scoppia la contraddizione: giovedì quel ministero e lo stesso Nordio hanno negato la revoca del 41 bis a Cospito, attribuendo un enorme peso probatorio a una sola frase, quella in cui Cospito dice “il corpo è la mia arma”. Adesso, dopo quella visita medica giustamente allarmista, ecco il ministro dire: “La salute di ogni detenuto costituisce priorità assoluta”. È furibondo invece Rossi Albertini che ha scoperto del trasferimento “dai giornalisti e non, come sarebbe stato normale in un paese civile, dalla direzione dell’istituto”.

Negli stessi minuti, però, la storia di Cospito muta una volta ancora. Perché Repubblica scopre che è la pubblica accusa - il sostituto procuratore generale della Cassazione Gaeta - a scrivere che il 41 bis per Cospito non serve più. È l’esatto opposto di quanto ha scritto Nordio. La richiesta di Gaeta è netta: “annullare il 41 bis” all’anarchico. Una richiesta depositata in vista dell’udienza del 24 febbraio sul ricorso presentato da Rossi Albertini contro la decisione del tribunale di sorveglianza di Roma di confermare il regime del carcere duro a Cospito. E il no di Gaeta al 41 bis a questo punto può stravolgere del tutto e definitivamente lo scenario dell’intera vicenda. La sua richiesta fa capire anche perché il capo della procura nazionale Antimafia, Giovanni Melillo avesse già indicato, nel suo parere, una via alternativa per Cospito: non più il 41 bis ma un regime di Alta sorveglianza con censura.

Obbligatorio porsi una domanda: com’è possibile che Nordio non fosse al corrente della richiesta di Gaeta? La conosceva e l’ha considerata non dirimente oppure non ne sapeva nulla? Di certo i giudici della Suprema corte non potranno ignorare la richiesta dell’accusa. E se dovessero annullare definitivamente il 41 bis, lo sciopero di Cospito finirebbe per mano dei giudici, e non della politica.