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di Valentina Castellaneta

Gazzetta del Mezzogiorno, 10 gennaio 2024

“Manca l’area sanitaria, lo psichiatra è presente una sola volta al mese”. “Sono tanti i familiari che fanno richiesta per consegnare farmaci ai detenuti del carcere di Taranto”. A dirlo è Anna Briganti del consiglio direttivo di Nessuno Tocchi Caino, associazione che lotta per i diritti dei detenuti. “Ci sono molte donne - spiega - mamme o mogli, con cui ho avuto contatti, che chiedono di poter introdurre loro i farmaci”.

L’istituto “Carmelo Magli” di Taranto soffre infatti una vera e propria emergenza sanitaria: alla mancanza di medici e infermieri, si aggiunge la difficoltà a reperire farmaci di uso quotidiano come Tachipirina, Oki e Brufen. “Manca - denuncia Briganti - tutta l’aria sanitaria. Partiamo dal presupposto che se noi, persone libere, abbiamo difficoltà a prenotare una visita, con un sistema sanitario in difficoltà. Non è difficile pensare che in un istituto detentivo sia ancora più difficile”. Una persona detenuta, infatti, per potersi recare in ospedale anche per fare un semplice esame, ha bisogno di essere scortata dagli agenti di Polizia Penitenziaria. “Personale - aggiunge - che è sottodimensionato perché ci sono 345 agenti su una popolazione carceraria di 900 persone. Insomma è un cane che si morde la coda”. Un problema a cui si aggiunge la difficoltà di prenotare una visita medica. Così se un cittadino può prenotare un controllo anche in un ospedale fuori dal suo comune di residenza, per un detenuto è impossibile: “Non solo queste persone non possono, ma all’interno del carcere - dice Briganti - figure necessarie come lo psichiatra, sono quasi inesistenti. Ci va forse una volta ogni mese”. Molti carcerati, infatti, lamentano di non avere mai incontrato lo psichiatra, nonostante abbiano la necessità. “Siamo portati a pensare che sia una figura specifica, ma non è così perché la maggior parte di loro assume gocce per dormire. Non parliamo di caramelle, è uno psicofarmaco: va somministrato sotto attenta prescrizione e supervisione”.

Molti sono i detenuti tossicodipendenti. Per Anna Briganti si tratta di persone affette da una malattia chiamata dipendenza e non dovrebbe essere in carcere, ma in una struttura sanitaria: “Un capitolo a parte - afferma l’attivista - vivono una situazione drammatica. Io parlo da cittadino sensibile ai diritti civili e quindi a migliorare la società. Non ce la fa il Sert ad entrare in galera e curare i tossicodipendenti. Lì ci sarebbe bisogno di un’equipe. I medici presenti, solo tre, non sono sufficienti. Le statistiche dicono che il 40 o 50 per cento dei detenuti hanno una dipendenza da droghe”.

E proprio ieri l’associazione Marco Pannella di Taranto con un comunicato stampa, ha chiesto al sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, di nominare un garante dei detenuti che ha il compito di individuare eventuali criticità e, in un rapporto di collaborazione con le autorità responsabili, trovare modalità per risolverle e innalzare sempre più il livello di tutela delle persone private della libertà. Oggi la città ne è sprovvista e fa capo la garante regionale. “Quella del garante - commenta Briganti di Nessuno tocchi Caino - è una figura importante. Averne uno comunale vuol dire avere una figura che conosce il territorio e che sa con chi interfacciarsi, ecco perché è necessaria”.