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di Fiorina Capozzi

La Verità, 7 maggio 2022

Da un lato c’è il reddito di cittadinanza, dall’altro la penuria di manodopera. Nel mezzo un governo che immagina soluzioni “creative” come l’uso del lavoro dei carcerati per far partire i cantieri della fibra e del 5G. Ed evitare di mancare gli obiettivi Italia a iGiga e Italia 5G.

Secondo quanto risulta a Verità& Affari, il ministero di grazia e giustizia e quello per l’innovazione tecnologica e transizione digitale hanno infatti invitato la società pubblica Open Fiber a valutare l’utilizzazione del lavoro dei carcerati sui cantieri della fibra. Opzione che sembra piacere molto all’ad di Open Fiber, Mario Rossetti, per via dei minori costi che porterebbe nei lavori di posa della fibra.

Non solo: la richiesta è stata allargata all’intera filiera italiana delle società Telecom (capofila Sirti) impegnate nello sviluppo delle infrastrutture di nuova generazione. Non si sa ancora quale sarà il numero di detenuti coinvolti nell’operazione cantieri per le telecomunicazioni. Né esistono i dettagli delle case circondariali interessate, ma di certo aiuta il fatto che ogni cantiere potrà “contare” su una struttura locale per attingere alla manodopera. Secondo fonti vicino al ministero guidato da. Vittorio Colao, l’operazione è solo un piccolo, ma significativo, tassello del piano per sviluppare le infrastrutture nel Paese. Un tassello seguito da vicino da un fedelissimo di Colao, l’ex manager Vodafone, Stefano Parisse.

Con tanto di intento riabilitativo sullo sfondo, oltre che di risparmio sul costo del lavoro. Per quanto riguarda la posa della fibra, l’operazione dovrebbe avvenire nelle aree bianche attraverso il neonato Open Fiber Network Solution, costituito dalla società pubblica Open Fiber (80%) assieme ad Aspi (20%) proprio con l’obiettivo di sbloccare i cantieri nelle aree bianche. Così fra ilarità e preoccupazione, da settimane si susseguono riunioni in Open Fiber, soprattutto per discutere il tema sicurezza per gli spostamenti finalizzati a raggiungere il posto di lavoro.

L’ultimo incontro, in ordine temporale, c’è stato questa settimana anche per parlare delle prospettive del consorzio che dovrebbe impiegare circa 700 persone, oltre a dare occupazione ad altri 400 lavoratori nelle imprese in subappalto. Si tratta di personale che dovrebbe essere inquadrato con contratto delle telecomunicazioni. Ma che, secondo fonti sindacali, essendoci di mezzo anche Aspi, potrebbe essere usato il contratto degli edili. Con tanto di risparmio sul costo della manodopera. “La situazione sul mercato del lavoro è drammatica. Non si trovano operai - spiega una fonte - Del resto fra spaccarsi la schiena a 1.300 euro in un cantiere oppure prendere 600 euro stando a casa o al mare, arrotondando a nero, che cosa sceglierebbe lei?”.

Che il reddito di cittadinanza potesse generare delle distorsioni era un rischio che pure avevano segnalato da tempo diversi economisti. Un problema che si aggrava peraltro con l’ultima misura del governo Draghi che ha previsto un sussidio da 200 euro una tantum per i redditi bassi, inclusi di beneficiari di Rdc. “Per carità una misura contro la povertà era necessaria, ma se il meccanismo genera distorsioni, va corretto” conclude.

Perché altrimenti il risultato è che non si trovano nonostante la grave crisi economica. Ma la curiosa storia dei cantieri della fibra per le aree bianche non finisce qui. A. complicare la vita al neonato consorzio ci si è messa anche l’Anac: l’autorità non è convinta del fatto che le specifiche tecniche e legali del bando per posare la fibra nelle aree bianche, vinto proprio da Open Fiber, consentano la realizzazione dei lavori attraverso il consorzio. Con il risultato che ora Open Fiber è in una sorta di limbo, a metà fra i bandi scritti da Infratel e le interpretazioni dell’Anac, senza la certezza di poter lavorare attraverso il neonato consorzio.

Risultato: i lavori vanno avanti a rilento. Con buona pace degli italiani che sono ormai abituati a lavorare in smartworking con una rete al rallentatore Sarà forse anche per questo che, in assenza anche di un cloud con tutti i documenti (possibilmente nativi digitali) della Pa, il ministro della funzione pubblica Renato Brunetta insiste perché i dipendenti pubblici lavorino in ufficio. Difficile a dirsi, ma, certo, di questo passo gli obiettivi al 2026 rischiano di saltare.

Con Tim che, da ex monopolista pubblico, indirettamente trae vantaggio dalla lentezza con cui si sviluppa la nuova rete. Per ora il ministro Colao ha un pensiero: centrare gli obiettivi al 3o giugno. Entro quella data, dovranno essere assegnate le gare (6,7 miliardi) per Italia iGiga, Italia 5G e isole minori. E il tempo stringe.