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di Mario Di Vito

Il Manifesto, 20 dicembre 2023

Il ministro della Difesa alla Camera, ancora sulla sua famigerata intervista al Corriere della Sera. Spiegazioni, a modo loro, ma nessuna marcia indietro di Guido Crosetto sulla sua ormai celebre intervista rilasciat al Corriere diverse settimane fa in cui attaccava la magistratura, sostenendo l’esistenza di non meglio precisate congiure ai danni del governo.

La telenovela è così proseguita con un’informativa urgente alla Camera del ministro della Difesa, che si è presentato insieme a uno straordinariamente sorridente Carlo Nordio. Presente in forze anche l’opposizione, con Elly Schlein e Giuseppe Conte che questa volta devono aver obbligato i loro deputati a partecipare alla seduta, onde evitare una figuraccia come la volta scorsa, quando Crosetto aveva deciso di presentarsi in aula di venerdì, quando molti parlamentari erano già tornati a casa da Roma.

Il Ministro della Difesa ha dunque ribadito che le sue affermazioni sui magistrati non si riferivano a niente di preciso né di segreto, ma sono da intendere come una “preoccupazione istituzionale” e non come un attacco ai magistrati, “verso i quali nutro profondo rispetto”. Anche se, ha ricordato, c’è uno scontro tra politica e giustizia che va avanti almeno dalla discesa in campo di Berlusconi. La preoccupazione deriverebbe da “alcune tendenze che emergono in modo molto evidente, non carbonaro”. Ovvero frasi ascoltate durante “i congressi di alcune correnti” ascoltati “con interesse, ma anche con preoccupazione, perché una parte della magistratura si sente sotto attacco e nessun organo costituzionale si deve sentire sotto attacco”. Il problema per Crosetto è il caro vecchio “quis custodiet custodes?”, chi sorveglierà i sorveglianti? “La magistratura per competenza tecnica punisce i reati nel contraddittorio delle parti, perché questo è il compito che la Costituzione gli attribuisce - sostiene Crosetto nella sua personale interpretazione della separazione dei poteri dello Stato -. La rappresentanza invece appartiene alla politica e non alla magistratura, appartiene a quest’aula e a quella del Senato, e non può essere il presidente di un’associazione di categoria che decide”.

Da qui un elenco di problemi noti: gli innocenti arrestati e incarcerati, per esempio. Una dimostrazione di garantismo, forse, o più probabilmente un tentativo di buttare il dibattito alle ortiche, suggerendo cioè ai magistrati di occuparsi dei fatti loro, lasciando perdere la politica.”La volontà popolare risiede qui, qui si fanno le leggi, e la magistratura vigila sul rispetto della legge, questo è lo schema della nostra Costituzione”, ha insistito Crosetto.

Critiche sono ovviamente arrivate delle opposizioni, soprattutto da Pd e M5s. “Da mesi in via Arenula si parla di giustizia, ma le scelte si fanno altrove, perché il Guardasigilli non ha sufficiente forza politica per imporsi”, ha detto la dem Debora Serracchiani, attccando Nordio. Enrico Costa di Azione, invece, ha difeso il ministro: “Crosetto ha detto cose che sono sotto gli occhi di tutti da anni. Quello che era emerso sotto Berlusconi lo vediamo ancora adesso, l’abbiamo visto con Prodi, con Mastella, con la sua caduta, c’è un tentativo di condizionamento dell’attività politica che dura da anni, un’interferenza quotidiana”.

Da fuori arrivano le reazioni delle correnti della magistratura nel mirino di Crosetto.

“Sarei onorato di incontrare, anche pubblicamente, il ministro per chiarire e avviare una discussione sulle proposte volte a migliorare l’efficienza del servizio giustizia - dice il segretario di Magistratura Democratica Stefano Musolino -. Prendo atto delle sue ammissioni di colpa in ordine all’inefficienza nella gestione delle risorse e nella dotazione delle strutture di competenza del ministro della Giustizia. Mi pare che se il dialogo sarà nutrito da lealtà istituzionale, i frutti non potranno che essere positivi”. Gli fa eco Ciccio Zaccaro, leader di Area Democratica per la Giustizia: “I magistrati sono soggetti alla legge dello Stato ma devono anche rispettare i diritti e le libertà fondamentali delle persone, anche se non piacciono alle maggioranze parlamentari”.