sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Eugenia Tognotti

La Stampa, 21 agosto 2023

Cresce il divario tra necessità dei cittadini e servizi erogati dal sistema pubblico. Non si si può certo dire che giunga inaspettato il colpo d’accetta sulla sanità pubblica, annunciato dai rumors sulle voci di spesa che giungono dal fragoroso cantiere aperto della prossima manovra economica del Paese. Perché se c’è una costante nell’azione politica di questo governo - come peraltro lasciavano già indovinare le dichiarazioni programmatiche della presidente del Consiglio Giorgia Meloni - è proprio la mancanza di un’agenda lungimirante e ambiziosa per la salute e il benessere dei fratelli e delle sorelle d’Italia.

E sì che nei programmi elettorali della destra nazionale era tutto un rincorrersi di promesse che sembravano annunciare un cambio di passo: un sistema di assistenza sociale più forte e capace di aiutare i cittadini ad accedere alle cure di cui hanno bisogno, sviluppando la sanità di prossimità, ripristinando le prestazioni ordinarie e le procedure di screening, abbattendo i tempi delle liste di attesa, estendendo le prestazioni medico-sanitarie esenti da ticket. E, ancora, incrementando l’organico di medici e operatori sanitari, per non citare che una parte del programma. Che cosa è rimasto e che cosa c’è dietro l’angolo, ora, con i tagli in vista? Il taglio dell’assistenza ai pazienti, accettando che i tempi di attesa continuino ad allungarsi? Una drastica riduzione degli investimenti in capacità diagnostiche e nuove tecnologie?

Quella che si annuncia per la sanità - se non salteranno fuori risorse aggiuntive e in assenza di miracoli - è una tempesta perfetta per il confluire dell’aumento dei fattori di rischio per la salute, legati all’invecchiamento della popolazione e al forte deterioramento del Servizio sanitario nazionale (Ssn), che non riesce a tener dietro al compito di garantire i servizi, compresi quelli essenziali come ci raccontano tutti i giorni le cronache.

Il divario tra i finanziamenti di cui c’è bisogno e ciò che sarà disponibile, a quanto sta emergendo, pone il servizio sanitario nazionale in una posizione pericolosa. La pandemia di Covid-19 ha messo in luce, fin troppo bene, la vulnerabilità dei sistemi sanitari e la necessità di copertura sanitaria universale durante crisi come quella che abbiamo conosciuto, che potrebbe ripresentarsi in futuro, come ci dicono gli scienziati.

La sfida che deve affrontare il Ssn è enorme. Ed è davvero curioso che nel discorso pubblico, monopolizzato dai temi, pur importanti, del salario minimo e del cuneo fiscale - non trovi posto l’idea che la salute è un fondamento, una fonte di stabilità economica e sociale, un moltiplicatore delle risorse umane, una chiave per ridurre la povertà. Massimizzarla in tutte le fasi della vita è un diritto fondamentale per tutti e non un privilegio per pochi.

Sarebbe forse necessario, a questo punto, che il capo del governo, il ministro della Salute Orazio Schillaci e quello dell’Economia Giancarlo Giorgetti, ne spiegassero la portata all’opinione pubblica senza nascondere la testa sotto la sabbia. Riconoscendo che la mancanza di investimenti ha creato un enorme divario tra i livelli di domanda e la capacità di risposta, un vuoto che significa edifici fatiscenti e ospedali mal attrezzati e obsoleti, posti di lavoro vacanti, medici e infermieri - da cui dipendono giorno dopo giorno, migliaia di anziani, disabili e fragili - che aspettando da anni un adeguamento delle retribuzioni.

Si sente, intanto, echeggiare (anzi riecheggiare) la parola “razionalizzazione”. Ben venga, se non significherà solo tagliare, ma puntare all’efficienza e all’appropriatezza. Nel corso degli ultimi anni, i costi sanitari hanno continuato a crescere, spinti da diversi fattori come le transizioni sociali ed epidemiologiche, i cambiamenti nei comportamenti sanitari, l’espansione dell’accesso ai servizi, l’aumento della varietà e del costo dei servizi sanitari, l’adozione di tecnologie nuove e costose. Intervenire sui fattori che contribuiscono all’aumento dei costi non farà altro che bene.