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di Valentina Stella

Il Dubbio, 25 gennaio 2024

Ancora da sciogliere i nodi su fuori ruolo, “pagelle” e test psicoattitudinali per i magistrati. Costa boccia le norme, anche il Pd all’attacco del governo. Le commissioni Giustizia di Senato e Camera avrebbero dovuto votare ieri i pareri non vincolanti sui decreti attuativi in materia di magistrati fuori ruolo e ordinamento giudiziario. In particolare i senatori avevano tempo fino al 19 gennaio per esprimere il parere sul primo testo (relatore Rastrelli), e fino al 28 gennaio per l’altro provvedimento (relatore Zanettin). I deputati avevano il termine fissato sempre al giorno 28 per entrambi gli schemi di decreto legislativo (relatori Matone e Maschio). Ebbene, è stato tutto rimandato alla prossima settimana, con il placet del governo, che sta ancora mediando, su alcuni punti, con i parlamentari. Sembrerà quasi paradossale che la maggioranza parlamentare si metta a contrattare con proprio su provvedimenti dell’Esecutivo sui quali dovrebbe esprimere delle valutazioni.

Ma la filosofia predominante è quella dell’unità: governo e maggioranza non vogliono mostrarsi divisi ma convergere su un parere condiviso. Ricordiamo, sul piano metodologico, che però ormai siamo oltre ogni limite temporale. La delega, inizialmente, avrebbe dovuto essere esercitata entro il 21 giugno 2023, come previsto quando al ministero della Giustizia c’era Marta Cartabia, ma poi con un emendamento al decreto legge sul Pnrr, via Arenula si è presa altri sei mesi di tempo per la redazione dei decreti delegati. Però ora non solo si è sforato il limite del 31 dicembre ma si è andati anche oltre quello assegnato alle commissioni. Il problema ovviamente non è di agenda ma politico, e ruoterebbe su tre direttrici: numero dei fuori ruolo da tagliare, valutazioni di professionalità, test psicoattitudinali per i magistrati. Abbiamo potuto visionare il parere stilato dall’onorevole del Carroccio Simonetta Matone sui fuori ruolo: in pratica prende atto con un breve elenco di quanto previsto dal provvedimento e termina: “Ad oggi non appaiono necessarie modifiche e/ o integrazioni rispetto a quanto indicato nel presente schema di decreto legislativo, salvo deroghe”, dunque si esprime un parere favorevole secco.

Tuttavia, da quanto appreso da fonti parlamentari, Forza Italia si starebbe battendo affinché non avvenga quello che a via Arenula si ipotizza: ossia rivedere la riduzione dei fuori ruolo - già oggi limitatissima, da 200 a 180 unità - in modo da renderla anche meno ampia. Su quest’ultimo tema ha preparato un parere alternativo l’onorevole di Azione Enrico Costa, che prevede tra l’altro di “limitare la presenza di magistrati fuori ruolo al 30% dei componenti dell’ufficio legislativo del ministero della Giustizia” e di “prevedere che i magistrati fuori ruolo non possano ricoprire ruoli meramente amministrativi nelle strutture ministeriali, specificando, con riferimento al ministero della Giustizia, quali specifici servizi richiedono inderogabilmente l’apporto di magistrati, prevedendo per gli altri il ricorso a personale burocratico amministrativo”.

Il responsabile Giustizia del partito di Carlo Calenda ha proposto anche una modifica in merito alle performance dei magistrati, in quanto “il fascicolo per la valutazione del magistrato è stato demolito (è stato cancellato l’inserimento nel fascicolo dell’obbligo di inserire l’esito dell’attività del magistrato) prevedendo l’analisi dell’attività del magistrato su atti a campione, autorelazioni e relazioni del capo dell’ufficio. Le valutazioni positive oggi sono al 99.6% e non cambierà nulla”. A meno che qualcosa non muti in commissione la prossima settimana, appunto.

Per quanto concerne i test psicoattitudinali per i magistrati, si stanno attendendo le riflessioni di Fratelli d’Italia. In sintesi l’asse Forza Italia- Azione sta lavorando affinché il testo finale dei pareri non finisca per avere un contenuto conservativo, soprattutto in tema di fuori ruolo. In questi giorni si capirà dunque se i magistrati, tra le pressioni di via Arenula e quando condiviso nelle audizioni dell’Anm rese in commissione, riusciranno ad addolcire le riforme. Ricordiamo che già la Commissione di studio ministeriale per l’esercizio delle deleghe, presieduta dal neosegretario generale di Magistratura Indipendente Claudio Galoppi, era formata per la maggior parte da magistrati: tre avvocati, cinque professori universitari; il resto, quindi diciotto membri, proveniva tutto dalla magistratura, inclusi dieci fuori ruolo, coinvolti nella decisione sul loro taglio.

Sul rinvio alla prossima settimana si sono espressi con una nota Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Partito democratico, e i capogruppo democratici in commissione alla Camera e al Senato Federico Gianassi e Alfredo Bazoli, che hanno presentato un parere negativo al provvedimento sui fuori ruolo per “stigmatizzare l’atteggiamento della maggioranza che non vuole tenere conto delle evidenti criticità evidenziate durante la discussione parlamentare e il ciclo di audizioni”.

In particolare, i democratici sottolineano il modesto impatto del provvedimento in termine di riduzione del numero di magistrati fuori ruolo, la genericità e l’assenza di chiarezza circa le tipologie di incarico che possono essere svolte. Il parere critica anche le regole in materia di incarichi internazionali, la presunzione assoluta di sussistenza dell’interesse dell’Amministrazione rispetto ad alcuni incarichi fuori ruolo, la norma transitoria che travolge i termini massimi previsti dalla legge.

“Noi abbiamo sempre contestato alla destra l’attacco ideologico contro i magistrati che in alcuni ruoli dell’Amministrazione pubblica offrono un contributo prezioso e non rinunciabile. Ma un eccesso di tale figura determina ricadute negative sugli organici dei giudici e sul rapporto tra governo e magistratura che è e deve restare autonoma.

La legge Cartabia aveva trovato su questo un punto di equilibrio efficace. Ma governo e maggioranza hanno rinunciato ad intervenire. Questo intervento non avrà alcun effetto concreto e non aiuterà a superare la criticità esistenti che - concludono gli esponenti del Pd - sono sotto gli occhi di tutti e producono consistenti danni a imprese e cittadini”.