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di Veronica Marcattili

Il Centro, 27 agosto 2023

I Radicali guidano la delegazione in visita all’istituto in cui ci sono 409 detenuti, ma ha posti per 255 Celle anguste e senza l’acqua calda, solo tre docce per ogni raggio. Ventilatori comprati dai reclusi Una struttura inadeguata, un sovraffollamento che sfiora il 160%, una carenza di personale cronica e percorsi di inserimento in società insufficienti. Questo è il carcere di Castrogno.

A scattare la fotografia della casa circondariale teramana è il Partito radicale che anche quest’estate, come consuetudine, ha organizzato l’iniziativa “Agosto in carcere”: una delegazione di osservatori ieri mattina ha raggiunto l’istituto di pena per una visita alle sezioni, guidata dalla direttrice della struttura Lucia Di Feliciantonio e dall’ispettore Giuseppe Pallini, e un incontro coi detenuti. Subito dopo gli osservatori hanno fatto il punto sulle condizioni del carcere e dei reclusi. Condizioni difficili documentate anche da numeri che da soli, pur nella loro freddezza, bastano a far capire quanto la situazione sia al limite e lontana dagli standard di garanzia e rispetto dei diritti dei detenuti. La delegazione era composta dall’avvocato Manola Di Pasquale, dirigente del Pd, dall’avvocato Tommaso Navarra, presidente del Parco Gran Sasso-Laga, da Jacopo Di Michele, studente universitario, da Antonio Iacovoni, dirigente di Rifondazione comunista, da Giovanni Rosci e Marianna Di Addario della Casa del popolo e da Ariberto Grifoni, consigliere generale del Partito radicale. Castrogno ospita 409 detenuti, ne potrebbe accogliere 255; 110 sono stranieri, di diversi Paesi del mondo, ma la struttura non ha neppure un mediatore culturale.

La popolazione carceraria è variegata: ci sono 324 detenuti comuni, 85 nella sezione di alta sicurezza; 249 hanno una condanna definitiva, mentre 109 sono in attesa di giudizio. Più della metà dei detenuti, per la precisione 252, ha problemi psichiatrici; 74 sono quelli con problemi di tossicodipendenza; 29 i disabili. Se questi dati restituiscono un profilo, sommario, su chi vive a Castrogno, altri numeri provano a raccontare il “come” si vive a Castrogno.

E qui lo scenario si fa drammatico. La delegazione si è concentrata su spazi e servizi nella struttura, bocciando entrambi gli aspetti: ogni cella, di appena 9 metri quadrati, ospita due detenuti che hanno a disposizione un bagno con acqua fredda e non la doccia. Servizio, questo, in comune: ogni raggio ne ha tre. Poche, secondo gli osservatori, così come pochi e inadeguati sono gli spazi per la socialità e quelli all’aperto. Il carcere, hanno sottolineato in particolare Di Pasquale e Navarra, ha bisogno di significativi interventi: molti, soprattutto per gli impianti, sono stati chiesti da tempo dalla direzione, ma senza esito.

“L’edificio, nato negli anni 70, è chiaramente una struttura non più rispondente a una serie di criteri di spazi e di rispetto dei diritti dei detenuti”, ha detto Navarra citando il materiale usato per la costruzione, i problemi legati alle temperature interne e l’organizzazione fisica delle celle. Quest’anno i detenuti hanno acquistato con fondi propri i ventilatori per far fronte al grande caldo e mensilmente versano tre euro per usarli: è uno degli esempi portati dagli osservatori per far comprendere come vi siano delle gravi criticità all’interno del carcere dove restano ancora pochi i sanitari in servizio stabile, i corsi di inserimento al lavoro e la collaborazione col mondo esterno. Parole di grande stima e ringraziamento sono state spese, dagli osservatori che hanno formato la delegazione, per gli agenti di polizia che in condizioni difficili gestiscono ogni giorno 409 detenuti.