sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

Corriere della Sera, 21 febbraio 2023

L’organizzazione umanitaria impegnata nelle zone colpite dal sisma con tende, kit sanitari e personale per dare un sostegno alle popolazioni colpite, in particolare ai bambini in stato di choc. I dati che arrivano da Turchia e Siria chiariscono bene lo stato di emergenza in cui si trova tutta l’area dopo il terremoto del 6 febbraio. “Solo in Turchia sono 50mila gli edifici inagibili e più di un milione di persone non ha dove andare. Molte di loro hanno perso tutto. Ecco perché è urgente intervenire subito”, denuncia Lorena D’Ayala Valva, vicedirettrice generale e responsabile per le emergenze di Fondazione Cesvi, attiva in maniera particolare nelle province turche di Kahramanmaras e Adiyaman. Province tra quelle maggiormente devastate dal sisma ma meno raggiunte dagli aiuti internazionali. E le previsioni giustificano il grido d’allarme: “La crisi nelle zone colpite dal sisma andrà ben oltre i tre mesi di stato d’emergenza previsti: è fondamentale prevedere aiuti materiali e psicologici a lungo termine”. E in questa direzione è stato fatto un appello per le donazioni, che posso essere fatte online su “Emergenza Turchia”.

La prima fase degli aiuti “saranno almeno 3mila le tende che ospiteranno circa 15mila persone, con particolare attenzione a quelle più vulnerabili e a rischio, come donne, persone con disabilità e anziane. Sarà inoltre coordinata la fornitura di materassi, coperte, luci a led, kit per cucinare, equipaggiando anche rifugi e centri informali. Viste le temperature sotto lo zero, il riscaldamento è una delle esigenze più critiche che sinora non trovano risposta, quindi saranno distribuite soluzioni di riscaldamento, tra cui stufe elettriche. Saranno inoltre allestiti e gestiti servizi igienici in almeno 250 punti, garantendo l’accesso a circa 5mila persone”. Ma l’importanza di intervenire subito è dettata da altri gravi fattori: “Nelle dieci province turche più colpite dal terremoto - aggiunge D’Ayala Valva - vivevano 13,5 milioni di persone: oltre 2,2 milioni sono sfollate altrove, ma per chi resta è urgente la necessità di aiuti e riparo in questo gelido inverno. Ai traumi psicologici della tragedia si aggiunge il rischio di gravi malattie, da quelle respiratorie al colera. Raggiungeremo, nei prossimi 6 mesi, 25mila persone su vari fronti, dalla distribuzione di beni salvavita all’assistenza psicologica per adulti e bambini”.

Molte sono le organizzazioni in campo per sostenere la popolazione. Un convoglio umanitario di Medici Senza Frontiere, formato da 14 camion, è entrato nel nord-ovest della Siria dalla Turchia attraverso il valico di frontiera di Hammam. Trasporta 1.296 tende destinate alle famiglie rimaste senza casa a causa del terremoto e kit invernali per isolarle dal freddo. Altri convogli di aiuti di MSF, con forniture mediche e non, sono previsti nei prossimi giorni. Ma, avverte la ong, è necessario “un aumento urgente del volume delle forniture per far fronte all’entità della crisi umanitaria”. Presenti nell’area da oltre 10 anni, le équipe di MSF sono state in grado di rispondere immediatamente all’emergenza. “Abbiamo svuotato le nostre scorte di emergenza in tre giorni, donando agli ospedali quasi 12 tonnellate (4.000 metri cubi) di attrezzature chirurgiche e medicinali. Le nostre équipe hanno fornito supporto alle strutture sanitarie della zona fino all’esaurimento delle scorte” dichiara Hakim Khaldi, capomissione di MSF in Siria. “Ma non abbiamo visto alcun aiuto dall’esterno. Gli aiuti stanno arrivando in quantità trascurabili per il momento”. Molti i bisogni insoddisfatti in termini di aiuti. Ai 180.000 nuovi sfollati a causa del terremoto del 6 febbraio si aggiungono ai due milioni di persone sfollate da 12 anni di guerra e che già vivono in condizioni precarie. Gli aiuti umanitari forniti alla regione attraverso il meccanismo transfrontaliero non hanno ancora raggiunto il volume medio di prima del terremoto. Secondo i dati delle Nazioni Unite, 5 giorni dopo il terremoto, solo 10 camion sono entrati in Siria attraverso il valico di Bab al-Hawa, un punto di confine coordinato dall’Onu per gli aiuti umanitari provenienti dalla vicina Turchia. L’attraversamento del confine da parte del convoglio di MSF è stato possibile grazie al sostegno di Al Ameen, una Ong siriana partner di MSF.

Intere comunità distrutte e migliaia di dispersi in Siria. Solo ad Aleppo 100mila persone sono rimaste senza una casa. Sono le stime di Coopi, l’organizzazione umanitaria che qui è presente dal 2016, occupandosi prima di tutto di fornire i mezzi di sussistenza alle famiglie più colpite dalla crisi a causa della guerra civile. Il bilancio globale dei morti del terremoto che il 6 febbraio ha colpito il nord del Paese e la vicina Turchia ha superato ad oggi quota 37mila, di cui oltre 31mila in Turchia e più di 5.700 in Siria. Coopi ha prestato i primi soccorsi a 4.500 uomini, donne, bambini e anziani, che hanno trovato riparo in scuole, chiese e moschee.

Mentre gli interventi proseguono, la ong ha fornito sinora coperte, kit igienici, lampade solari, presidi medicali tra cui sedie a rotelle e stampelle e supporto psicologico a circa 1.500 persone. Ma l’emergenza è drammatica e il bisogno è altissimo. Coopi ha già prestato i primi soccorsi a 4.500 persone, ma il bisogno rimane altissimo, anche a causa della difficoltà degli aiuti ad arrivare nelle città colpite dal sisma. “Le persone sono fortemente traumatizzate e disperate, chiedono cibo e soldi per comprare le cose di cui hanno più bisogno, insieme a materassi e coperte”, dice infatti Matteo Crosetti, coordinatore regionale Coopi in Medio Oriente. “Il nostro staff ad Aleppo riferisce che la tensione è molto alta. La gente è arrabbiata, perché gli aiuti stentano ad arrivare”, aggiunge.

Secondo i dati rilasciati dal ministero della Salute siriano, al 13 febbraio le persone colpite dal terremoto erano 7,2 milioni, di cui oltre 2 milioni nel governatorato di Aleppo. Coopi ha attinto finora al proprio fondo di prima emergenza per far fronte alle necessità immediate e organizzare nuove distribuzioni, ma è necessario fare di più, perciò rilancia un appello di raccolta fondi per sostenere le sue azioni di intervento umanitario a favore della popolazione. Si può donare a Coopi con la causale “Emergenza terremoto” in questo modo: online: dona.coopi.org/terremotosiria, con bonifico bancario (Banca Popolare Etica - IBAN IT89A0501801600000011023694) •con bollettino postale (c/c 990200 intestato a Coopi)