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di Lanfranco Caminiti

Il Dubbio, 8 luglio 2022

Giusta la manifestazione di Milano in difesa del procuratore di Catanzaro. Meno l’idea che il suo “metodo” sia l’unico possibile, collusi gli altri. Le Camere penali calabresi hanno dichiarato uno “sciopero” per il 14 e 15 luglio - due giorni di astensione dalle udienze - contro un’amministrazione della giustizia nella regione che considerano ormai lesiva dello stato di diritto. C’è un dato che è incontrovertibile: la Calabria detiene il record nazionale di persone dichiarate innocenti dopo gli arresti e il processo; record di errori giudiziari, insomma.

In alcuni casi, si è calcolato che meno del 20 percento degli arrestati sia stato poi considerato colpevole: su dieci, per dire, due colpevoli e otto innocenti - dopo anni di carcere duro. È un dato mostruoso. Né vale dire che proprio perché siamo in Calabria è normale che ci siano tanti processi per ‘ndrangheta con tanti imputati: cos’è - arrestiamoli tutti, poi Dio riconoscerà gli innocenti? E a meno di pensare che tutti i giudici giudicanti, al contrario dei procuratori, siano al soldo della mafia, quello è un dato indicativo. Indicativo, cioè, di un “modo” di procedere - che è stato anche definito “pesca a strascico” - in cui si fanno operazioni “spettacolari” con grancassa mediatica, con centinaia di arresti, con abuso nell’applicazione e mantenimento delle misure cautelari, che però poi non reggono alla prova dei fatti e del giudizio. Ma quelle vite, e le comunità dove sono inserite, ne rimangono ferite a morte per sempre.

La lotta alla ‘ndrangheta è una questione prioritaria, fondamentale, per la Calabria e per il paese tutto. E la mobilitazione civile - la stessa formazione di una cultura sociale - ne sono un importante complemento, forse anzi la vera speranza, insieme alle opportunità di creare lavoro per i giovani, per lo sradicamento di una piaga parassitaria che è economica oltre che sociale. Ma in nome della lotta alla ‘ndrangheta è sbagliato, è controproducente, è immorale sacrificare vite civili. Ancora, a esempio di “distorsioni”: va sempre più manifestandosi una forte perplessità riguardo l’amministrazione giudiziaria dei beni confiscati alla criminalità organizzata - al limite stesso della costituzionalità e in cui comunque è diventata marginale la valorizzazione imprenditoriale prevalendo piuttosto un modello di tipo assistenziale, spesso fallimentare. Non tutto è così, e ci sono splendidi esempi di valorizzazione e di “restituzione” alla società: ma, spesso, quest’azione di “complemento” a quella giudiziaria ha finito con il penalizzare attività economiche sane. Parliamo di imprenditori per bene, parliamo di posti di lavoro. Ancora, a esempio di “distorsioni”: lo scioglimento dei consigli comunali, spesso anche reiterato, ha assunto un carattere “moralizzatore” ma dove non ci sono mai prove di effettivi reati o di partecipazione associativa; il presunto “familismo amorale” antropologico dei calabresi è diventato una leva per scardinare: a volte bastava avere un cognato o uno zio o lo zio di un cognato che era stato coinvolto in processi per ‘ndrangheta e “l’ambiente” non poteva che essere infettato.

La “zona grigia” è una categoria dello spirito, non può essere un principio di accusa, dove servono prove di reato. Ma è proprio questo il punto: in Calabria si vive sotto “presunzione di colpevolezza”. È come se il “principio di Davigo” riguardo la colpevolezza “a prescindere” dei politici - “Non esistono politici innocenti ma colpevoli su cui non sono state raccolte le prove” - si applicasse a tutti i calabresi che non possono non essere ‘ndranghetisti, e quelli che non vengono condannati è solo perché l’hanno fatta franca. Va da sé che gli avvocati sono considerati - quando va bene - un intralcio.

Ieri l’altro, a Milano, città dove la ‘ndrangheta ha esteso e radicato i suoi tentacoli, si è svolta una manifestazione, voluta da oltre 150 associazioni, di sostegno al giudice Gratteri - per delle minacce ricevute di recente.

È bello che delle persone si dichiarino pronte a proteggere il procuratore Gratteri - “Gratteri non si tocca”, gridavano tutti insieme. Ma è come se quelle persone lì manifestanti - che sventolano di nuovo le “agende rosse” - dichiarassero che per loro è meno importante lo stato di diritto e più importante che si combatta la ‘ndrangheta con qualunque mezzo. Se qualche vita innocente ne rimane travolta e spezzata - sarà pure un sacrificio che si può compiere. Ma questo non è bello, per niente.

Il senatore Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia, era presente alla manifestazione. Il senatore Morra - che sembra la figurina del feroce Saladino del giustizialismo - ci aveva qualche tempo fa spiazzato dichiarando che: “Uno Stato forte si presenta con caratteristiche di giustizia e mai di vendetta; la volontà di far sentire i muscoli dello Stato su chi non può più reagire è accanimento”. Sorprendente.

Va detto che era accaduto tra una infelice dichiarazione sulla povera Jole Santelli, governatore della Calabria, morta per cancro, e un altrettanto infelice blitz contro il centro vaccinale di Cosenza, dove si era presentato con la scorta a cui aveva chiesto di identificare tutto il personale sanitario presente, a suo dire “incapace di gestire la vaccinazione”. Ieri l’altro, a Milano, il senatore Morra si è lasciato andare contro il ministro Cartabia e la sua riforma - “demolita, distrutta, devastata dalle critiche di Gratteri” - lasciando intendere che a Cartabia, e al governo Draghi, la questione della lotta alla ‘ndrangheta non interessi per nulla. Questo governo è per la “normalizzazione”, ovvero non vive la ‘ndrangheta come “emergenza”, e perciò il suo operato è - ancora parole di Morra - Nc, non classificato. Che sono appunto - ellitticamente per un verso e più apertamente per un altro - le stesse identiche parole del procuratore Gratteri.

Gratteri non si tocca - ci mancherebbe. Ma questa “personalizzazione” tra Gratteri e la lotta alla ‘ndrangheta non fa bene alla stessa lotta alla ‘ndrangheta, dato che sembra che solo Gratteri, in questo paese, la faccia, e tutti gli altri - magistrati, forze di polizia, avvocati, imprenditori, insegnanti, professionisti, giornalisti, persone comuni - esclusi i manifestanti pro-Gratteri e il signor Morra in cerca di futuro politico, in alto e in basso, siano invece collusi. Che è una cosa che proprio non si può sentire.