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di Ilario Lombardo

La Stampa, 27 novembre 2023

Timori di uno spostamento a sinistra se si saldano le correnti. Giorgia Meloni sapeva. È quello che sostiene e sta dicendo in queste ore Guido Crosetto. Come potrebbe non sapere? Si chiedono, stupiti della domanda, da Fratelli d’Italia. E in effetti, è difficile immaginare che un ministro di prima linea, cofondatore del partito di maggioranza, che offre al Corriere della Sera dichiarazioni con implicazioni profonde sulla divisione dei poteri, e che di fatto evoca la possibilità concreta di un complotto contro il governo, non abbia prima informato la presidente del Consiglio.

In realtà c’è un filo rosso che lega le parole di Crosetto a quelle pronunciate da Meloni in estate, quando un giudice di Roma decise l’imputazione coatta del viceministro meloniano della Giustizia Andrea Delmastro, per il reato di rivelazione di segreto d’ufficio sul caso dell’anarchico Alfredo Cospito. Parole prima affidate a un singolare comunicato firmato da “fonti anonime di Palazzo Chigi”, poi, su pressione della stampa, confermate dalla premier durante il vertice Nato di Vilnius. Ecco cosa scrisse Meloni in quella nota di luglio: “È lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione. E abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee”. Quasi cinque mesi dopo, le dichiarazioni del ministro della Difesa, seppur fuori dal suo campo di competenza, sono identiche. I termini, innanzitutto, scelti appositamente per avvalorare il sospetto. Crosetto anche parla di “opposizione giudiziaria”, e pure lui sostiene di aspettarsi qualcosa - senza specificare cosa - “prima delle Europee”. E dove la premier dice “fascia della magistratura”, il ministro usa “corrente”.

In verità, Crosetto è più dettagliato, più circoscritto nelle sue accuse. Riferisce di “riunioni” di una fronda di toghe, pronte a scatenarsi contro i vari capitoli della riforma della giustizia che, un pezzo dopo l’altro, molto faticosamente governo e maggioranza stanno provando a realizzare. Crosetto tradisce un timore specifico che, riportano fonti dell’esecutivo, ha cominciato a diffondersi in tutto il governo, arrivando fino alla stanza di Meloni. Tra i ministri e all’interno della coalizione circolano gli audio del congresso di AreaDg, che si è tenuto a Palermo a fine settembre. È la corrente più a sinistra dell’Associazione nazionale magistrati, formata da Magistratura democratica e Movimento per la Giustizia-Art. 3. Secondo Crosetto - ed è pronto a raccontarlo in Parlamento - è in quell’occasione che i vertici hanno annunciato “l’opposizione al governo”, arrivando a teorizzare - sostiene - “la funzione antimaggioritaria della magistratura”. Un impianto accusatorio enorme che va provato, a cui i fedelissimi di Meloni aggiungono un altro tassello: la saldatura con Autonomia e Indipendenza, la corrente fondata da Piercamillo Davigo, che la destra di Fratelli d’Italia ha sempre considerato più vicina, sicuramente meno ostile, più affine nei valori, anche per una certa posa meno garantista. Non a caso, più volte Ignazio La Russa ha ricordato il sostegno a Davigo negli anni di Tangentopoli, il tentativo di coinvolgerlo in politica e i rifiuti del pm. Ma sono anche questi legami che - in una coalizione dove siede Forza Italia - non hanno retto alla prova del governo.

Il vero obiettivo di Crosetto sarebbe il ruolo dell’Anm, già messo più volte in discussione dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. I rapporti tra i magistrati e il Guardasigilli sono ai minimi. Il rinvio a fine legislatura, se mai si farà, della riforma della separazione delle carriere è stato imposto da Meloni come segnale di distensione verso i giudici. La premier oscilla tra la necessità di scongiurare scontri istituzionali e i classici tic dell’era berlusconiana contro il potere giudiziario (e lo provano la nota di luglio e le frasi di Crosetto). Nella cerchia della leader il retropensiero resta quello di inchieste costruite ad arte e con una tempistica precisa. In fondo, fu alla luce delle indagini sulla ministra del Turismo Daniela Santanchè e su Delmastro, che Meloni si scatenò contro i pm. E questi, infine, non sono giorni come altri. Dopodomani, 29 novembre, era stata fissata l’udienza che potrebbe portare Delmastro a processo. Appena tre giorni fa è stata revocata la scorta a Emanuela Attura, la gip che aveva imposto l’imputazione coatta per il sottosegretario. E proprio ieri, il giorno in cui Crosetto ha lanciato le sue accuse, l’Anm si riuniva a Roma in piazza Cavour. Puntini che, uniti uno all’altro, formano il classico contesto.