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di Errico Novi

Il Dubbio, 10 ottobre 2023

“Accertamenti su Apostolico”, dice il ministro: può essere solo l’inizio. Si sottovaluta un po’, nel pasticciaccio dei video sulla giudice Iolanda Apostolico, la “particolare motivazione” di Carlo Nordio. Si sottovaluta forse, anche la portata delle dichiarazioni rilasciate due giorni fa, dal guardasigilli, in un’intervista a Libero.

Secondo Nordio, la giudice di Catania che ha firmato la contestata ordinanza su migranti e trattenimento nei Cpr, “poteva ma non doveva” partecipare alla manifestazione del 2018. Aggiunge, e ormai si attende solo un comunicato ufficiale di via Arenula, che nei confronti della dottoressa Apostolico saranno “subito” avviati “accertamenti”. Il che vuol dire che l’ispettorato di via Arenula acquisirà il materiale necessario per valutare se sussistano i presupposti di un’azione disciplinare vera e propria.

Ma sempre nell’intervista a Libero, Nordio ha pronunciato un’altra frase, in qualche modo rivelatrice, a proposito di chi ha bollato il “ripescaggio” dei video su Apostolico come una violazione della sfera privata ai danni della giudice: “Se tu partecipi a una manifestazione pubblica, non puoi dire di esser stato spiato nella tua vita privata. Questa irragionevolezza può essere una voce dal sen fuggita nella polemica politica. Ma mi stupisce dolorosamente che provenga da alcuni magistrati”. Non se ne ricava solo l’impressione che il ministro considera inopportuna la mancata astensione di Apostolico, ma anche il segnale che la polemica di Nordio non ha un carattere personale. Riguarda la magistratura nel suo insieme.

Nel frattempo, le vicende giudiziarie relative al decreto Cutro procedono per la loro strada, con la nuova ordinanza firmata da un altro giudice etneo, Rosario Cupri, che annulla il trattenimento di 6 cittadini della Tunisia nel centro accoglienza di Pozzallo. Prosegue anche il pressing della Lega, che domenica, dopo la pubblicazione di un terzo video in cui compare Apostolico alla manifestazione del 2018, chiede le dimissioni della magistrata, o quanto meno la condanna disciplinare. Matteo Salvini continua a evocare la riforma della giustizia e la separazione delle carriere. Ieri si è aggiunta una novità non marginale: il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti ha a propria volta dichiarato che “il giudice non deve essere solo imparziale, ma anche sembrarlo”, seppur nella scia del tono usato dal sottosegretario Andrea Delmastro, sempre di FdI, ossia con l’attenzione ad allontanare lo spettro di una guerra governo-toghe.

Di sicuro, è già evidente il sostegno (quello di Forza Italia è garantito) su cui potrebbe contare un’eventuale stretta sulla partecipazione delle toghe alle iniziative politiche. E qui siamo a Nordio, e alla sua “straordinaria motivazione” sul tema. L’attuale ministro della Giustizia è pur sempre il pm che trent’anni fa assunse il ruolo di contraltare della Procura di Milano su tangentopoli. Si impegnò in particolare in indagini che coinvolgevano l’allora Pds e le coop rosse, a suo giudizio trascurati dai colleghi lombardi. Ha insomma una naturale vocazione a contrastare i colleghi (o ex colleghi) che ritiene politicizzati. La battuta sui rappresentanti della magistratura a cui sfugge la distinzione tra il video che ritrae Apostolico in un evento pubblico e il diritto alla privacy della giudice è sintomatica.

È meno semplice immaginare in che modo Nordio potrebbe tradurre la propria critica per l’intreccio fra attività giudiziaria e orientamenti politici. Ma va ricordato che sul dossier “toghe e politica” c’è una riforma del Csm, e dell’ordinamento giudiziario, ancora da declinare nei decreti attuativi. Non solo. Al Senato è in discussione una proposta di legge, a prima firma del forzista Pierantonio Zanettin, che prevede il sorteggio per l’elezione dei togati a Palazzo dei Marescialli, con l’obiettivo di assestare un colpo fatale alle correnti. È un’ipotesi sui cui il governo per ora non si è espresso ma che certo non è stata oggetto di scomuniche. Intanto andranno verificati i passi di via Arenula sulla vicenda Apostolico.

Con una nota a margine; come confermato anche dal viceministro della giustizia Francesco Paolo Sisto, l’Esecutivo ricorrerà in Cassazione contro i provvedimenti dei magistrati di Catania e Firenze, giacché vi si rintraccerebbero “diversi profili di illegittimità”. Qualora la Suprema Corte desse ragione al governo, la maggioranza probabilmente ne ricaverebbe una conferma dei presunti condizionamenti ideologici che avrebbero pesato sulle ordinanze “anti decreto Cutro”. E il gioco si farebbe ancora più duro. Certo, se andasse così, Nordio non sarebbe affatto dispiaciuto di poter far valere le proprie pluridecennali convinzioni sul rapporto fra attività giudiziaria e orientamento politico.