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di Giulia Merlo

Il Domani, 6 settembre 2023

Alla Camera comincia l’iter per separare le carriere, al Senato la cancellazione dell’abuso d’ufficio. La magistratura è pronta alle barricate, ma su entrambe le riforme pesano le incognite politiche. Muro contro muro tra magistratura e avvocatura, convergenze trasversali al governo. Riprendono così i lavori in parlamento e così anche i tanti cantieri aperti nel settore giustizia. Due i dossier aperti: in commissione Giustizia al Senato procede il ddl Nordio, il disegno di legge che modifica alcuni aspetti di procedura penale ma soprattutto punta ad abrogare il reato di abuso d’ufficio; in commissione Affari costituzionali alla Camera, invece, prende il via con audizioni informali la riforma costituzionale di separazione delle carriere delle toghe.

In entrambe le commissioni si sono già delineati gli equilibri di categoria, ma soprattutto è emerso il fatto che per la giustizia si sta aprendo una stagione più che complicata di contrapposizione tra le toghe e il ministero guidato da Carlo Nordio, in un momento in cui il governo è già sotto stress.

Toghe contro avvocati - Su entrambi i testi di riforma, infatti, l’Anm ha già espresso posizione contraria. Il cosiddetto ddl Nordio era stato bocciato già al momento del suo licenziamento dal cdm, con prese di posizione dure da parte della magistratura associata soprattutto contro l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, che secondo le toghe rischia di violare i trattati europei. Ieri in audizione, però, il presidente Giuseppe Santalucia ha ribadito che le nuove norme rischiano di creare “incertezza”, sono destinate a “non reggere sul piano organizzativo” nella parte in cui introducono il giudice collegiale sulle misure cautelari, oltre che di “incorrere in una possibile censura di incostituzionalità” non solo sull’abuso d’ufficio, ma anche per il restringimento del potere di impugnazione delle sentenze d’appello da parte del pm.

Giudizio opposto invece da parte degli avvocati, con il presidente del Cnf Francesco Greco che ha espresso una valutazione sostanzialmente positiva e di condivisione con l’intervento del governo. Soprattutto sulla cancellazione dell’abuso d’ufficio, Greco ha ricordato le statistiche sull’esiguo numero condanne per questo reato rispetto al numero di indagini, “che mostra i limiti della fattispecie per come si configura oggi”.

Contrapposizione identica si verificherà anche oggi, quando alla Camera si svolgeranno le audizioni in materia di separazione delle carriere. Il tema è oggetto di un dibattito annoso e ora torna attuale: Santalucia ripeterà quanto detto negli ultimi mesi e quindi il rischio che la separazione porti ad una “sottoposizione del pm al controllo politico” e un rischio di ridimensionamento del principio di autonomia della magistratura. Per gli avvocati, invece, “il giusto processo non si raggiungerà mai fino a quando nel processo ci saranno due colleghi e un estraneo”, ha anticipato Greco.

Uno scontro di principio insolubile, che vede compatta la magistratura. Santalucia - toga progressista di Area - si è espresso in contrapposizione chiara con il governo e anche la corrente moderata di Magistratura indipendente, che di solito tende ad una linea meno aggressiva di scontro politico, in un comunicato ha definito la separazione delle carriere un modo per “assoggettare al potere politico tutti i magistrati” ma soprattutto per “indebolire il Csm”. Posizioni che potrebbero trovare ulteriore sfogo questo fine settimana, quando l’Anm si riunirà nel suo “parlamentino”. Nel frattempo, però, continua a raccogliere adesioni la lettera firmata da oltre 500 magistrati a riposo (tra cui Piercamillo Davigo, Gherardo Colombo, Francesco Greco e Armando Spataro), i quali hanno anche promosso un incontro per discuterne pubblicamente. Anche i magistrati in servizio sono pronti a pubblicare un documento analogo, che potrebbe diventare presto argomento di discussione tra le correnti e che rischia di riaccendere la polemica con il centrodestra, che già ha considerato una indebita invasione di campo la lettera dei magistrati in pensione al ministro Nordio.

Il governo titubante - Il dibattito giuridico, tuttavia, rischia di rimanere un puro esercizio retorico adatto a rinfocolare scontri, meno di produrre riforme. La separazione delle carriere, infatti, è una riforma costituzionale che prevede un iter aggravato di approvazione con due passaggi alle camere. Molto laboriosa dunque, ma soprattutto fuori dall’agenda delle emergenze del ministero della Giustizia, che - come ha ricordato Nordio al forum Ambrosetti - ha come priorità la velocizzazione della giustizia, soprattutto di quella civile, nell’ottica di incontrare gli obiettivi del Pnrr. Senza contare che la convergenza politica sulla carta è solida, in concreto rischia di essere piena di se e di ma.

L’iniziativa vede una fortissima convergenza al centro di Forza Italia, Italia Viva e Azione, con adesione anche della Lega (tutti hanno presentato autonoma proposta). Fratelli d’Italia si è sempre detta favorevole, ma l’incognita vera sarà la volontà politica di palazzo Chigi di aprire un fronte di polemica macroscopico con le toghe per un tema slegato dalle impellenze concrete del settore. Le stesse perplessità riguardano anche la cancellazione dell’abuso d’ufficio: Forza Italia la perora con forza ed è intenzionata a spalleggiare Nordio perchè il testo approvato in cdm non venga snaturato.

Certo è che il rischio di incostituzionalità rispetto ai trattati europei è una incognita esistente, con il rischio di uno stop del Quirinale. Anche in questo caso in maggioranza non esisterebbe una contrarietà politica nel merito, ma molti scrupoli concreti ad infilarsi in un nuovo ginepraio sia nei rapporti con il Colle che con Bruxelles. Il tutto, durante la stesura della legge di Bilancio. Per questo la sensazione in maggioranza è che ci sia il rischio di un rallentamento tattico dei due iter, che solo per FI sarebbero una priorità.