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di Marina Lomunno

La Voce e Il Tempo, 26 maggio 2023

“Alt farsi riconoscere: ti condanniamo a 5 minuti di carcere”: il Salone del libro 2023 sarà ricordato anche per uno stand - quello allestito dal quotidiano il “Dubbio” e dal Consiglio nazionale forense - dove molti visitatori hanno potuto provare cosa significa vivere, sebbene per una manciata di secondi, nello spazio angusto di una cella ricostruita fedelmente.

Perché, come scrisse Piero Calamandrei, tra i fondatori del Partito d’Azione e poi eletto all’Assemblea Costituente, “bisogna aver visto il carcere da recluso”. Molti gli appuntamenti al Salone dedicati ai temi della detenzione: oltre alla cella de “Il Dubbio” che ha ricordato ai galeotti per 5 minuti - sorpresi di non trovare dentro neppure un libro - che, come ha sancito anche la Corte europea dei diritti dell’uomo, la gran parte delle carceri italiane per sovraffollamento ed edilizia penitenziaria obsoleta non sono dignitose.

Spia di questo malessere, l’aumento dei suicidi tra i ristretti ma anche tra gli agenti penitenziari, vittime di questo stato di degrado. Se n’è parlato con un particolare attenzione all’aumento di giovani nelle carceri per adulti ma anche negli Istituti minorili in due incontri molto partecipati: il primo “Adolescenti e giovani adulti nel carcere contemporaneo”, promosso da Bruno Mellano e Ylenia Serra rispettivamente garanti dei detenuti e dell’infanzia e adolescenza della Regione, che ha preso spunto dalla ricerca “Giovani dentro e fuori” a cura di Monica Cristiana Gallo, garante dei detenuti del Comune di Torino e Cecilia Blengino della Clinica legale dell’Università di Torino.

Tra i relatori Elena Lombardi Vallauri, neo direttore del carcere torinese “Lorusso e Cutugno” e Simona Vernaglione, direttrice dell’Istituto penale minorile (Ipm) “Ferrante Aporti di Torino”. Al 30 giugno 2022 (dati del ministero della Giustizia) in Piemonte erano 42 i detenuti nella fascia 18-20 e 218 in quella 21-24 per un totale di 260 reclusi su una popolazione detenuta di 4015 unità. In Regione i giovani adulti ristretti corrispondevano al 6,5% del totale, dato lievemente superiore a quello nazionale (5,8%).

Maglia nera al carcere torinese che al 20 gennaio 2022 ospitava circa il 53% dei 18-24enni ristretti in Piemonte. Una situazione che non è migliorata negli ultimi mesi, come ha confermato Elena Lombardi Vallauri, già direttore dei penitenziari di Alessandria, Asti e al “Ferrante Aporti” e che deve fare riflettere tutta l’amministrazione carceraria su come sta cambiando l’utenza delle patrie galere che sempre di più devono tenere conto che i giovani adulti - per la maggior parte stranieri - “hanno bisogno di trovare dietro le sbarre opportunità di avviamento lavoro, scuola, formazione professionale, iniziative culturali, collegamenti con il mondo ‘fuori’ per abbattere i pregiudizi e dare fiducia ai detenuti”.

In questo senso, come ha ribadito la direttrice del “Ferrante” si cerca di lavorare anche con i minori: attualmente l’Ipm di Torino è al “completo” con 47 giovani per la maggior parte stranieri non accompagnati che hanno bisogno innanzi tutto di capire “dove sono finiti”. Lo spaesamento, il non rendersi conto del reato commesso (in aumento gli arresti di minori - ha precisato Simona Vernaglione “che stanno scontando pene per reati contro il patrimonio aggravati per episodi di violenza, reati contro la persona con episodi di rabbia anche di gruppo ingiustificata e senza consapevolezza di ciò che si è commesso”).

Temi che sono ritornati nell’affollatissimo incontro promosso nello stand del Comune di Torino su “La realtà degli istituti minorili: il mondo reale e quello raccontato dalla serie ‘Mare Fuori’” a cui, oltre alla direttrice del “Ferrante”, è intervenuto Nicola Galasso (“Pirucchio” nella fortunata serie televisiva italiana prodotta da Rai Fiction e Picomedia che narra le vicende dell’Ipm di Napoli, liberamente ispirato al carcere di Nisida e che ha avuto il merito di portare sul grande schermo, come hanno ricordato gli sceneggiatori Maurizio Careddu e Cristiana Farina, il dramma della detenzione minorile).

“Positiva l’attenzione al carcere da sempre reietto anche nei media” ha commentato Simona Vernaglione “ma attenzione a rappresentare la detenzione minorile come una sorta di vita di comunità fra amici: il carcere è privazione della libertà perché si è commesso un reato, spesso grave, e il tempo della pena deve essere, secondo il dettato costituzionale, un tempo dedicato alla rieducazione perché non si torni ‘fuori’ come si è finiti ‘dentro’”.