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di Massimiliano Nerozzi

Corriere Torino, 29 marzo 2024

Il Procuratore dei minori: “Il carcere resti l’extrema ratio” E il direttore pensa a un Consiglio comunale al Ferrante Aporti. Parlando delle “liste infinite per i ragazzi che chiedono un intervento psicologico” e, prima, della mancanza di posti nelle comunità, il Procuratore dei minori, Emma Avezzù, sintetizza la scarsità di risorse come meglio non si può: “Siamo alla frutta”. Succede infatti - racconta - che ci siano “ragazzi al centro di prima accoglienza, per i quali il giudice abbia disposto il trasferimento in comunità, che restano in attesa per giorni, perché non ci sono posti”. Lo spiega durante il dibattito organizzato dall’associazione italiana giovani avvocati (Aiga) alla fondazione “Fulvio Croce”, per discutere della giustizia minorile alla luce del decreto Caivano.

Non tutte le comunità paiono però in grado di garantire il loro ruolo nel delicato percorso rieducativo: “In alcune non vediamo l’investimento educativo - aggiunge Avezzù - come, per esempio, l’inserimento in attività sportive di gruppo”. E di ragazzi da aiutare, ce ne sarebbero: “Sono aumentate le segnalazioni per violazione dell’obbligo scolastico - ragiona il Procuratore - un fenomeno dietro al quale ci sono pure patologie di fobia, cresciute dopo la pandemia”. Dopodiché, il decreto Caivano - considerando quale fu l’innesco - dedica parecchia attenzione agli interventi repressivi”, con un conseguente aumento delle possibilità di “custodia cautelare”; anche nei casi di “resistenza e violenza a pubblico ufficiale”. Intervento non infondato, secondo Avezzù: “Ci sono stati fatti di resistenza gravi, e allora non penso sia una modifica così negativa, anche se la custodia cautelare e l’istituto minorile devono restare l’extrema ratio”. Anche il resto del panorama resta desolante, per il piglio dei giovanissimi: “C’è chi fa il video in cui brucia il 415 bis (l’avviso di fine indagini, ndr), chi si filma tra le grate di un cancello, fingendo di essere arrivato in carcere”. E poi, “c’è un fenomeno sempre più precoce: ragazzine, sui 12-13 anni, che si fotografano in pose intime, e le mandano al fidanzatino del momento. Solo che poi, finito il rapporto, capita che il ragazzino mandi in giro quelle immagini, per ripicca”. Tratteggia la situazione anche Antonio Pappalardo, dirigente del Centro per la giustizia minorile di Piemonte, Valle d’aosta e Liguria: “C’è un aumento qualitativo, non quantitativo, dell’entità dei reati, perché è in crescita la componente violenta e aggressiva, nei confronti delle vittime, anche contro le forze dell’ordine”.

Pure per questo si ritrova con un compito complicato Giuseppe Carro, da ottobre direttore dell’istituto di penale per i minorenni: “Siamo in un luogo in cui dobbiamo rieducare e punire - premette, con un background da avvocato che farà comodo - attraverso tre parole: sofferenza, riflessione, revisione”. Nell’istituto di Torino ci sono una cinquantina di ragazzi, “l’8090 per cento dei quali sottoposto a custodia cautelare”. Morale: “Siamo un pronto soccorso educativo, per giovani che vedono il primo banco di scuola in carcere”. Visitato ieri da una delegazione dell’aiga, guidata dal presidente nazionale Carlo Foglieni e da quello della sezione torinese, Raffaella Pratticò: “Il tema di cui abbiamo parlato con i ragazzi - racconta Foglieni - è quello legato al futuro: il direttore vorrebbe realizzare un piccolo teatro, con un legame all’esterno. Anche con l’idea di far svolgere un consiglio comunale all’interno del carcere”. Come dire: là fuori, c’è un mondo che vi aspetta.