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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 11 aprile 2023

Giovani costretti ad essere trattenuti in cella (creando una coabitazione forzata tra minorenni e “giovani adulti”) adibita all’isolamento sanitario per mancanza di posti disponibili della comunità di accoglienza e terapeutiche che si occupano di ospitalità, contenimento e cura. Consumo massiccio di psicofarmaci.

A tutto ciò si aggiunge una carenza igienica e strutturale delle celle utilizzate per l’isolamento sanitario e disciplinare. Questo e altro ancora emerge in un capitolo del rapporto annuale redatto da Monica Cristina Gallo, garante delle persone private della libertà del comune di Torino. Nel caso specifico parliamo dell’istituto penale per i minori (IPM) “Ferrante Aporti”.

Si apprende che, a partire dal mese di gennaio del 2022, la Garante e i suoi collaboratori hanno svolto frequenti visite presso l’Istituto, in occasione delle quali, oltre ad un monitoraggio di alcuni spazi della struttura, si sono dedicati allo svolgimento di colloqui individuali e di gruppo con i giovani detenuti. A seguito di alcune informazioni fornite dai ragazzi durante gli incontri, l’Ufficio garante ha provveduto ad inviare diverse segnalazioni alla Direzione del carcere minorile, chiedendo chiarimenti e, nello spirito di collaborazione che ha sempre contraddistinto il lavoro dei due enti, proponendosi per la ricerca di soluzioni alle problematiche emerse.

Moltissimi ragazzi hanno segnalato la facilità con la quale gli vengono somministrati farmaci utili a calmarli e ad alleviare i sintomi dell’astinenza da sostanze. Molti giovani ristretti, infatti, hanno riferito di abusare di stupefacenti e psicofarmaci all’esterno e, una volta fatto ingresso in Istituto, hanno causato disordini in ragione degli effetti dell’astinenza. Il rapporto mette in risalto anche le utili visite dell’ufficio del Garante Nazionale delle persone private della libertà, soprattutto a seguito delle segnalazioni della Garante Gallo. Nel mese di aprile dell’anno scorso, hanno così potuto verificare le condizioni igienico - sanitarie e strutturali delle celle utilizzate per l’isolamento sanitario e disciplinare dei giovani detenuti, nonché il centro di prima accoglienza (CPA), struttura adibita ad ospitare minorenni in stato di arresto, adiacente al carcere minorile.

Quanto alle prime, le camere di pernottamento, adiacenti all’infermeria, risultano nascoste alla vista, atteso che lo spazio che le ospita è di fatto separato dal corridoio di passaggio grazie ad un blindo costantemente chiuso. L’interno, angusto, è composto da una stretta anticamera, il cui pavimento, al momento della visita era ricoperto di formiche morte, da un ripostiglio in cui vengono conservati oggetti per la pulizia, e, ai lati, dalle due celle.

Queste ultime, in particolare, sono risultate spoglie ed in precarie condizioni igienico - sanitarie; sono inoltre videosorvegliate 24 ore su 24, in modo tale da garantire un costante monitoraggio delle condizioni dei giovani isolati. Per quanto riguarda il CPA, invece, la struttura è parsa piuttosto fatiscente e insalubre, a causa della forte umidità presente all’interno dei suoi spazi. Altro problema è la grave mancanza di comunità di accoglienza e terapeutiche, che si occupino di ospitalità, contenimento e cura, disposte ad accogliere giovani in esecuzione penale. Il rapporto sottolinea che, a tal proposito, la direzione ha più volte sottolineato le problematiche esistenti con le comunità terapeutiche della città, per incapacità a contenere il fenomeno. A causa di ciò, gli operatori sono stati costretti a sistemare i giovani reclusi in celle predisposte per l’isolamento sanitario.

Ma non solo. Il rapporto rileva che è stato necessario unire i giovani adulti ai minorenni, situazione che non si era mai presentata nei sei anni di mandato della Garante. Da questa criticità è sorto un dialogo con l’Assessora Giovanna Pentenero, delegata al carcere e con l’Assessora Carlotta Salerno delegata alle Politiche educative e giovanili, ma ad oggi la problematica non è ancora stata risolta.