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di Marina Lomunno

La Voce e il Tempo, 5 aprile 2022

Venerdì 1° aprile 2022, coincide con il 77° anniversario della morte del beato Giuseppe Girotti. Nato ad Alba nel 1905, domenicano (ha vissuto nella comunità di via San Domenico a Torino), spese la sua vita per predicare Parola di Dio, servire i poveri, proteggere in particolare gli ebrei ed altri perseguitati per giustizia.

Per questo nell’agosto 1944 fu Incarcerato nel famigerato Braccio tedesco del carcere “Le Nuove” di Torino e deportato a Dachau, dove morì la domenica di Pasqua 1° aprile 1945. Beatificato nel 2014 da Papa Francesco, viene ricordato da migliaia di da studenti, cittadini italiani e stranieri che ogni anno visitano il Museo Carceri “Le Nuove” allestito e curato dall’Associazione “Nessun’uomo è un’Isola”.

Per onorare la memoria del beato Girotti, “esempio di ecumenismo ecclesiale e fondatore dell’Europa dei popoli” in un momento così cruciale per la pace in messa in pericolo dalla guerra in Ucraina, venerdì 1°aprile alle 20.30 l’Associazione promuove la “Via Crucis” su testi di Felice Tagliente, fondatore del Museo, lungo i luoghi più dolorosi della sua carcerazione “fino al dono della vita per la convivenza pacifica tra i popoli”.

Il ritrovo è in corso Vittorio Emanuele II, 127 per proseguire all’interno del Museo. “Da anni si svolge questo percorso spirituale all’interno della prigione ‘Le Nuove’” spiega il professor Tagliente “il silenzio serale delle celle (nella foto in alto), il buio della notte, le ombre che appaiono sulle pareti, il rumore delle scarpe degli agenti, i lamenti dei sofferenti, la solitudine del letto, sono sensazioni tristi ed incontrollabili. Chi piange, chi si colpevolizza, chi si angoscia, chi si dispera: padre Girotti ha sofferto nel carcere giudiziario torinese tutti questi dolori, come Cristo nel Getsemani. Era una agonia senza fine”.

Padre Girotti, prosegue Tagliente trasse il coraggio di affrontare la Via Crucis di una carcerazione ingiusta innanzitutto dalla sua famiglia, gente povera ma di grande fede, dai Predicatori (i Domenicani) ordine cui apparteneva, religiosi inviati per diffondere la Parola di Dio e dai suoi studi della Scrittura a Gerusalemme: formazione biblica e impegno per il bene del prossimo. “Se ci soffermiamo sui suoi scritti biblici, colpisce l’interiorità umana del beato: una spiritualità religiosa scritta e testimoniata in silenzio a favore dei bisognosi.

Pertanto è fondamentale comprendere i suoi scritti, in particolare i suoi studi sui libri dei profeti. Scrive Girotti: ‘Il profeta biblico è la espressione più forte della personalità religiosa, ma è pur insieme la manifestazione più luminosa della Personalità di Dio, che non ha abbandonato l’uomo e nella storia attua il suo programma di speciale provvidenza per l’uomo”.

Così è stata la sua vita: “egli è il deportato domenicano per la sua coscienza religiosa per questo è stato dichiarato dalla Chiesa ‘martire per carità’. L’attualità del beato Girotti, un profeta biblico, conclude Felice Tagliente, è fondamentale in questo contesto storico autoreferenziale, in questo tempo in cui la guerra incombe ancora nel nostro continente.

“Si tratta di perseverare nella cooperazione per il bene, la giustizia, la sacralità della vita, la dignità umana. Non si tratta di inventare nuove forme organizzative della società, ma di dare senso autentico al vivere quotidiano. Come diceva il francescano padre Ruggero Cipolla, amato cappellano delle carceri torinesi: chi opera bene costruisce la pace fra gli individui, i popoli e il mondo intero”.