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di Sarah Martinenghi

La Repubblica, 23 settembre 2023

In rito abbreviato l’ex direttore Minervini condannato a 360 euro di multa, assolto il comandante della penitenziaria Alberotanza, condanna a 9 mesi per l’agente Apostolico. È stato condannato a pagare una multa di 360 euro l’ex direttore del carcere Lorusso e Cutugno Domenico Minervini: il giudice non ha riconosciuto il reato di favoreggiamento per le presunte torture commesse nel penitenziario di Torino ma lo ha riqualificato in “omessa denuncia”. È stato assolto da due accuse, sempre di favoreggiamento, l’ex capo della polizia penitenziaria Giovanni Battista Alberotanza, mentre è stato condannato a 9 mesi Alessandro Apostolico, uno degli agenti protagonisti delle aggressioni ai detenuti: nel suo caso il reato è stato riqualificato in “abuso di potere”, mentre è stato assolto per un secondo capo d’imputazione.

Si conclude così il processo con rito abbreviato per le botte in carcere che secondo il pm Francesco Pelosi sarebbero state inflitte ai detenuti. Per la giudice dell’udienza preliminare Ersilia Palmieri, Minervini avrebbe quindi dovuto denunciare gli episodi di violenza che gli sarebbero stati segnalati. Riqualificando il reato in abuso di potere (per l’agente di polizia penitenziaria Apostolico che è difeso da Alberto Pantosti Bruni), la Gup ha ritenuto comunque che non siano state commesse torture.

I fatti contestati risalgono al periodo tra l’aprile 2017 e il mese di ottobre del 2019 e si sarebbero verificati nel settore C del carcere dove alcuni detenuti avrebbero subito “trattamenti degradanti” e “brutali vessazioni” da parte di una “squadretta” di agenti. Comincerà il 20 ottobre il processo con rito ordinario per loro: 21 gli imputati accusati di aver usato violenza su 12 detenuti. L’abbreviato trattava invece il clima di “omertà” che per l’accusa ci sarebbe stata ai livelli più alti del carcere: in particolare, a Minervini (assistito dall’avvocata Michela Malerba) e Alberotanza (difeso dall’avvocato Antonio Genovese e da Claudio Strata) era contestato di aver ignorato le segnalazioni in cui si denunciava le violenze, tra cui quella del garante dei detenuti Monica Gallo. In entrambi i procedimenti si sono costituiti parte civile i garanti dei detenuti (torinese, regionale e nazionali), e l’associazione Antigone si sono costituiti parte civile.