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di Carlotta Rocci

La Repubblica, 2 agosto 2023

Nessuno vuole fare il medico al carcere di Torino. Nelle ultime settimane sono stati diversi i sanitari che hanno scritto alla direzione dell’istituto penitenziario e all’Asl per chiedere di rinunciare all’incarico e ai turni alle Vallette. Ieri, ad appena tre mesi dalla sua nomina, ha rassegnato le sue dimissioni anche il direttore sanitario Alessandro Franchello che aveva raccolto molte delle lamentele dei suoi colleghi in queste ultime settimane inoltrandole alla direzione del carcere.

Attualmente nel penitenziario delle Vallette lavorano tredici medici con diverse specializzazioni, altri due sono “gettonisti”, professionisti pagati per il singolo turno, uno dei tanti sistemi trovati dall’Asl per cercare di arginare la carenza di personale. Sono cinque gli psichiatri che prestano servizio nella sezione sestante.

Una ventina i medici che fino al 2022 prestavano servizio di continuità assistenziale ma il numero si è ridotto. I detenuti, e potenziali pazienti, sono oltre 1.200, in una condizione di sovraffollamento cronico che la direzione ha provato a ridimensionare programmando il trasferimento di detenuti verso altre carceri ma spesso l’operazione non riesce per la mancanza di personale o per il rifiuto degli stessi detenuti.

L’ultima aggressione a un medico è del 19 luglio. Un detenuto di 26 anni, trasferito dal carcere di Velletri, dove è accusato dell’omicidio del suo compagno di cella, e già protagonista a Torino, di episodi di violenza, con l’incendio di un materasso, ha preso a pugni il medico che - a suo dire - non gli aveva somministrato la terapia adeguata. Poco prima aveva incendiato un altro materasso e danneggiato un computer e una scrivania nella sezione dove era detenuto.

Non è un caso isolato. “I medici aggrediti sono almeno tre nell’ultimo periodo”, segnalano i sanitari che lavorano nelle diverse sezioni. Gli episodi di violenza si sommano a quelli di cui sono vittime gli agenti penitenziari come più volte segnalato dai sindacati di polizia. “È inaccettabile che il personale e gli altri operatori che fanno servizio all’interno del penitenziario debbano recarsi sul posto di lavoro con la paura di rischiare per la propria vita e incolumità”, segnalava l’Osapp una decina di giorni fa in una lettera indirizzata al prefetto di Torino e alla direzione dell’Istituto di pena.

I medici scappano dai turni nelle sezioni perché - dicono - si sentono soli e in pericolo perché nei corridoi non ci sono abbastanza agenti per garantire la sicurezza di dottori e infermieri. Tra i tanti medici che hanno scritto alla direzione sanitaria per chiedere di essere spostati di incarico c’è chi ha detto d non essere più disponibile al servizio in carcere preferendo svolgere la stessa attività al minorile dove la situazione sembra essere meno critica.

Da inizio luglio ci sono state diverse riunioni e incontri in carcere per provare a risolvere una situazione riconosciuta dalla stessa amministrazione che sta cercando di concordare con il personale sanitario fasce orarie in cui aumentare l’attenzione per consentire a medici di lavorare in sicurezza, un altro protocollo riguarda la salute mentale per la gestione de casi più problematici visto che l’esistenza, a Torino, di uno dei reparti più grandi d’Italia come il Sestante, porta spesso al carcere i casi più critici. Il reparto era stato chiuso a lungo, ristrutturato e poi reparto con 14 celle, almeno la metà sono state rese inagibili dai danni causati dagli stessi detenuti.

La gestione de casi psichiatrici e la necessità di superare il modello di reparti come il Sestante era stato affrontato recentemente anche dai garanti piemontese e cittadino e da associazioni come Antigone, anche alla luce dell’altissimo numero di episodi di autolesionismo registrati. Dopo le dimissioni del direttore sanitario l’Asl dovrà decidere se indire un nuovo bando di gara per assegnare il posto che al momento vene ricoperto ad interim. per la gestione ordinaria dal direttore del dipartimento di Prevenzione, a cui fa capo la sanità penitenziaria, Roberto Testi.