sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Maria Teresa Pichetto*

La Voce e il Tempo, 11 marzo 2023

“Lorusso e Cotugno”, 25 anni del Polo universitario. Per celebrare i venticinque anni di attività del Polo universitario per studenti detenuti presso il carcere “Lorusso e Cotugno” di Torino si è svolto mercoledì 1° marzo, al Polo del ‘900, un convegno che ha tratto ispirazione dal mio libro “Se la cultura entra in carcere.

Dalle riforme Carloalbertine al Polo universitario per studenti detenuti” (Effatà, 2018). L’incontro è stato organizzato dalla Fondazione Vera Nocentini, dal Fondo Alberto e Angelica Musy, dal Club Zonta Torino e dall’Ordine dei giornalisti con lo scopo di far conoscere a un pubblico più ampio una realtà sconosciuta ai più, anche se opera nella realtà torinese da venticinque anni.

Gli interventi di Rita Monica Russo, Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria del Piemonte, e di Monica Cristina Gallo, Garante dei diritti delle persone prive della libertà, hanno evidenziato molti dei problemi della realtà carceraria, anche in riferimento a quanto si legge sui giornali sul sovraffollamento, sui troppo numerosi suicidi, i dibattiti sull’utilità del 41 bis.

Con questo convegno si è voluto mostrare che esiste anche qualcosa di positivo all’interno del carcere: il numero di ristretti che hanno studiato al Polo in questi venticinque anni, e quello di coloro che si sono laureati con ottimi risultati, la recidiva zero di coloro che qui hanno studiato e hanno scontato la pena, la possibilità di reinserimento sociale che hanno ottenuto attraverso il lavoro, confermano che un ‘altro carcere’ è possibile.

L’articolo 27 della nostra Costituzione stabilisce che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”, ma, ripercorrendo la storia delle leggi e dei regolamenti riguardanti i penitenziari dall’Ottocento a oggi, sembrerebbe che quasi mai l’art. 27 sia stato realizzato completamente.

Vi è tuttavia almeno un’eccezione: quella del Polo universitario per studenti detenuti. In questa realtà, dove insegno da venticinque anni e dove sono stata per dodici delegata del Rettore, si sono concretizzati, almeno per un piccolo numero di detenuti, gli obiettivi dei padri costituenti. Il Polo è nato da un Protocollo d’intesa firmato il 27 luglio 1998 fra l’Università di Torino, il Tribunale di Sorveglianza, il Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria di Torino e la Direzione della Casa circondariale le “Vallette” (ora “Lorusso e Cotugno”) di Torino.

Ed è stato il primo e, per molti anni, l’unico in Italia. Fu fondato su iniziativa di alcuni docenti della Facoltà di Scienze politiche (ai quali si unirono poi altri di Giurisprudenza) che negli anni 80-90 si erano recati nelle carceri piemontesi per far sostenere gli esami agli studenti detenuti “politici” legati al terrorismo, ma che avevano buone prospettive di reinserimento nella società. Dopo alcuni seminari svolti insieme a loro, era ben presto emersa l’esigenza che la Facoltà svolgesse un ruolo culturale all’interno dell’universo carcerario, riproducendo nei limiti del possibile l’esperienza originaria dell’insegnamento universitario.

Con il Polo universitario si voleva offrire (e si offre tuttora) la possibilità a un certo numero di studenti provenienti dalle carceri di tutta Italia e in possesso di diploma di istruzione secondaria, di iscriversi all’Università di Torino e di scontare la loro pena in un Sezione apposita del carcere, dotata di celle, aperte di giorno, e di spazi per la didattica, per gli incontri con i docenti (tutti volontari) che vi si recano a far lezione, per lo studio e l’uso dei computer.

Il progetto del Polo è stato sostenuto fin dagli inizi dalla Compagnia di San Paolo, la quale finanzia il pagamento della prima rata delle tasse universitarie, l’acquisto dei testi, dei computer e del materiale didattico. Nel 2008 è stato firmato un Protocollo d’intesa con il quale l’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo si impegna a mettere a disposizione Borse lavoro per gli studenti che in questo modo possono accedere alle misure alternative. Nel 2015 si è unito il Fondo Alberto e Angelica Musy. I tirocini, come ha sottolineato Angelica Musy nel suo intervento al convegno, permettono di completare il percorso di studio, di mettere a frutto le competenze maturate, di poter incidere sulla buona riuscita di percorsi di rientro nella società dopo aver scontato la pena.

Se all’inizio le lauree erano soltanto due, Scienze Politiche e Giurisprudenza, ne sono poi state attivate molte nuove, quali Beni culturali, Dams, Scienze motorie, Innovazione sociale, Comunicazione interculturale... e si cerca di favorire l’iscrizione e l’appoggio di un tutor anche per quelle di altre Facoltà. Anche il numero degli iscritti è notevolmente accresciuto (novanta studenti afferiscono al Polo di Torino in varie situazioni detentive), sono quasi cento i laureati, è stato inaugurato a giugno 2022 il Polo universitario anche nel carcere di Alta sicurezza di Saluzzo.

Franco Prina, responsabile del Polo di Torino e Presidente della Conferenza nazionale dei Delegati dei Rettori per i Poli universitari penitenziari, ha sottolineato che i Poli in Italia sono ormai una quarantina, tutti nati con la finalità della rieducazione attraverso l’istruzione, anche se ognuno opera con sue proprie modalità. Gli interventi di una studentessa e di due ex-studenti, ormai reinseriti nella società e nel mondo del lavoro, sono stati molto concreti, ma anche significativi, nella descrizione delle loro esperienze personali, il loro percorso di consapevolezza degli errori commessi e di ricupero della loro dignità umana. Ma hanno anche dimostrato quanto il valore della cultura sia occasione di crescita, di evoluzione personale, come sia potente fattore di cambiamento della storia e della vita di ciascuno.

*Tra i fondatori e docente del Polo universitario