di Sara Sonnessa
torinocronaca.it, 5 settembre 2024
Ne abbiamo parlato con Roberto Testi, medico legale e responsabile Asl per la struttura penitenziaria. “Per i detenuti stesso trattamento dei cittadini liberi”. “C’è un solo posto dove una persona preferisce stare male, piuttosto che bene: il carcere”. Parole forti quelle di Roberto Testi, medico legale e responsabile Asl per la struttura penitenziaria. Qualche settimana fa il sindacato di polizia penitenziaria descriveva una situazione dove diversi detenuti cercavano di farsi portare all’ospedale alla ricerca di farmaci. “Sicuramente in alcuni casi è vero” conferma Testi. Ma come funziona l’accesso alle strutture ospedaliere per i ristretti? “È importante assicurare ai detenuti lo stesso trattamento che è riservato ai cittadini liberi” attacca.
“In carcere comanda la droga” i racconti di Andrea, detenuto uscito qualche settimana fa - Il 37enne è italiano e la prima volta in cui è finito in un penitenziario faceva le scuole medie. Eppure arriva da una famiglia per bene e in pagella aveva ottimi voti in tutte le materia (a parte la condotta. “Ecco perché se un detenuto segnala di stare male la prima cosa da fare è una visita - che viene effettuata all’interno del penitenziario - e poi nel caso viene predisposta una scorta che lo accompagna in ospedale. Diversi sono i casi dove l’invio al pronto soccorso è stato decisivo per preservare la vita del detenuto. In alcune situazioni sono stati letteralmente presi per i capelli”.
In media, ogni mese, sono 20 le uscite dirette al pronto soccorso. Poi ci sono le visite programmate. “Sei al giorno. Esami prescritti dal sottoscritto o da colleghi. Una tac, un esame specifico: quello che serve. Anche in questo caso ovviamente il detenuto viene scortato”.
C’è da specificare che come per le persone libere, anche per i ristretti ci sono tempi di attesa che riguardano la sanità. E se il dottore riducesse le uscite sicuramente inciderebbe meno sulla penitenziaria che deve scortarli -però allungherebbe i tempi di attesa non solo di chi deve essere visitato ma anche degli altri.
Un cane che si morde la coda, in quanto come abbiamo spesso ripetuto la polizia penitenziaria è allo stremo in quanto mancano le unità. Al Lorusso e Cutugno ci sono sei persone dializzate e diversi cardiopatici. “Abbiamo diversi detenuti che soffrono di problemi di salute”. E dire che il carcere di Torino eccelle a livello sanitario. Infatti sono tanti i ristretti che vengono inviati da altre città proprio al penitenziario torinese. Con il dottore parliamo anche del problema di abuso di sostanze “Fino a un po’ di anni fa il tossico era per eccellenza colui che faceva uso di droghe. Oggi c’è un nuovo fenomeno e riguarda gli psicofarmaci. Nella farmacia del carcere io non ho il Rivotril, farmaco molto “di moda” attualmente”.
Intervistando un ex detenuto ci era stato detto che spesso quelle pasticche diventano vera e propria merce di scambio. “In carcere tutto lo diventa” aveva raccontato Andrea. “Si, purtroppo è così. E i costi degli psicofarmaci incidono tantissimo sui bilanci” ammette Testi. Al suo arrivo ai nuovi giunti un detenuto viene visitato subito. Se prima di entrare stava seguendo una terapia farmacologica allora questa continua anche durante il periodo di detenzione. Le visite dagli specialisti sono pagate dai detenuti: ad esempio, chi viene arrestato e aveva un suo dentista può continuare dallo stesso dottore. Intanto lunedì alle Vallette ci sono state nuove proteste: praticamente tutto il blocco B si è rifiutato di rientrare in cella e si sono ammassati chiedendo di parlare con la direttrice in merito alle risse dei giorni scorsi tra albanesi e magrebini. Disordini anche a Biella dove detenuti lanciavano oggetti incendiati nei corridoi e un ristretto ha puntato un oggetto contundente al collo di un agente. “Aspettiamo il morto?” chiede il leader di Osapp, Leo Beneduci.