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di Massimiliano Nerozzi

Corriere di Torino, 31 marzo 2023

L’uomo si suicidò nel carcere delle Vallette il 10 novembre 2019: se ne accorsero sette minuti dopo la fine di Juventus-Milan. Due condanne a un anno di reclusione per omicidio colposo, una a 14 mesi, anche per la contestazione di falso: sono le pene chieste oggi (30 marzo) dal pubblico ministero Giulia Marchetti nei confronti di tre agenti della polizia penitenziaria per il suicidio di Roberto Del Gaudio, detenuto nel carcere Lorusso e Cutugno.

L’uomo si trovava in una cella del “Sestante”, il reparto di osservazione psichiatrica (e che da tempo è al centro di una seconda inchiesta per le condizioni delle strutture), e il 10 novembre 2019 si tolse la vita, impiccandosi con i pantaloni del pigiama. Gli uomini della penitenziaria sono sotto accusa per omessa vigilanza. L’avvocato Davide Mosso, che tutela il Garante nazionale dei detenuti, costituitosi parte civile, ha chiesto un risarcimento di cinquemila euro ciascuno da destinare al Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) per progetti di formazione del personale di polizia penitenziaria.

Ma non c’è la prova che i tre stessero guardando la partita - I familiari del detenuto sono invece rappresentati dall’avvocato Riccardo Magarelli, che ha chiesto un risarcimento. Del Gaudio, considerato “a rischio suicidario”, era sottoposto a cure psichiatriche ed era soggetto a regime di stretta sorveglianza. La cella era costantemente monitorata da una telecamera: le cui immagini - è l’ipotesi dell’accusa - i tre non guardarono. In una memoria depositata dall’avvocato Magarelli, c’è la precisa ricostruzione di quella sera, da cui emerge che gli agenti corsero dall’uomo alle 22.41, sette minuti dopo la fine di Juventus-Milan: ma che, durante quegli istanti drammatici, stessero guardando proprio la sfida di calcio, invece del monitor di servizio, non vi è la prova.

L’inchiesta sul reparto “Sestante” - La seconda inchiesta sul “Sestante” è stata aperta dopo la pubblicazione di un report dell’associazione Antigone. Si procede per il reato di maltrattamenti. Il fascicolo è a carico di ignoti. I carabinieri del Nas, su incarico della Procura, hanno acquisito una serie di documenti. Il reparto è stato chiuso nel novembre del 2021 per lavori di adeguamento.