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di Giuseppe Legato

La Stampa, 20 novembre 2023

Le assunzioni part-time del Pnrr non bastano: fuga verso incarichi più remunerati. E nella finanziaria non è previsto nessun fondo per la digitalizzazione. L’allarme lo ha lanciato Area Democratica per la giustizia, gruppo di magistratura associata, nei giorni scorsi. Sostiene Roberto Arata, presidente della Quarta sezione penale e membro del coordinamento nazionale: “Il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl per la legge di bilancio per l’anno 2024 che non contiene misure di investimento per i prossimi anni per l’amministrazione della giustizia. Nulla è previsto per la crescita del personale amministrativo in servizio da cui si pretende una profonda innovazione organizzativa”.

I problemi atavici del Tribunale di Ivrea su questo fronte li abbiamo raccontati nei giorni scorsi e i segnali dal Csm sono arrivati a stretto giro: due magistrati in più (ancora solo in pianta organica) per affrontare i maxi processi in corso e - soprattutto - in vista (Brandizzo su tutti), ma Torino come sta? Male, verrebbe da dire guardando ai numeri aggiornati a giugno 2023. La forbice tra pianta organica e coperture effettive dei posti è stampata nero su bianco nelle analisi che il presidente del Tribunale Modestino Villani analizza ogni giorno per portare avanti una macchina che comunque svolge il suo ruolo con sabauda razionalizzazione e lusinghieri risultati perlomeno rispetto agli organici a disposizione.

Vediamoli: pronti, via e salta all’occhio che da due anni manca un dirigente amministrativo. Fino a ottobre 2021, data in cui Villani divenne presidente reggente del Tribunale (poi confermato dal Csm), una figura direttiva ha lavorato a scavalco anche con la Corte d’Appello. Di lì in poi nulla: “I diversi interpelli - racconta Villani - sono andati deserti per Torino”. Problema di risorse o di appeal dell’ufficio? “L’appeal c’è pure dopodiché va detto che quei concorsi non si indicono (né si fanno ergo) da 15 anni”. La graduatoria è dunque poco fluida da tempo. “Chi doveva scegliere una sede comoda alle proprie esigenze lo ha già fatto. E non ha scelto la nostra giurisdizione”. Se manca un capo degli amministrativi le incombenze ricadono - pro tempore - sul presidente che accoglie anche questo con buona pace e senza vittimismi. Ma se non c’è sufficiente personale chi porta avanti processi e incombenze? Al netto dei numeri dei giudici (19 gip su 30 e sezioni penali con 7 giudici sui nove previsti) a Torino il deficit è soprattutto sulle voci “cancellieri” e “assistenti giudiziari”. Dei primi ne mancano 36, i secondi ne contano 47 in meno. Gli ausiliari sono15 in meno sui 42 previsti. Si dirà che con i fondi del Pnrr destinati a potenziare il reparto giustizia, si sono aggiustate le cose. “E certo il lavoro degli addetti all’ufficio del processo arrivati due anni fa è prezioso” spiegano Arata e Villani. Ma da allora c’è da registrare che dei 149 giunti a Torino, 35 hanno lasciato l’incarico. Una fuga preoccupante.

Motivo? “Si tratta di un incarico a tempo determinato e nel frattempo sono stati banditi dei concorsi in altre amministrazioni evidentemente più competitive della nostra sul piano quantomeno economico”. E chissà come sarebbe andata se non ci fossero questi problemi di organico visto e considerato che a guardare i numeri che raccontano la mole di lavoro del Tribunale, non si può negare un’abnegazione di tutti.

Dal 30 giugno 2022 all’1 luglio 2023 tra settore civile, penale e l’articolatissima area delle “tutele”, la tendenza è questa: “C’è un aumento delle sopravvenienze totali superate, però, dalle definizioni, con conseguente riduzione del carico”. I numeri confermano che con organici diversi si sarebbe potuto fare molto di più soprattutto sull’arretrato. A volte non c’entrano nemmeno i fondi e basterebbe una semplice correzione di merito: al netto dei meriti innegabili del provvedimento, il cosiddetto “Codice rosso”, innalzando le pene edittali per gli autori dei reati ha comportato la migrazione dei processi dal monocratico al collegiale. Risultato: “Tre giudici affrontano un processo per volta, quando avrebbero potuto affrontare un processo ciascuno”.